martedì 28 agosto 2018

Regolamentazione legale e fiscale dei Bitcoin

In varie parti del mondo le Autorità di vigilanza si chiedono cosa sia il bitcoin e come regolarlo. Non è un buon sostituto per la moneta non avendo corso legale (nasce da una rete decentralizzata), né una sufficiente stabilità per essere utile come sistema di pagamento. Ricondurlo a un prodotto finanziario sembra ancora prematuro, dato che i suoi utilizzi non sono solamente finalizzati a un uso speculativo.

Eppure negli ultimi anni sono sorti molti attori nel mondo delle criptovalute, e hanno guadagnato soldi veri: si pensi agli exchange, che convertono monete fiat per criptovalute, ai miners che verificano le transazioni, agli inventori di nuove criptovalute emesse tramite Initial Coin Offering – siamo oltre 1500 - soprattutto cloni. Non avendo un sottostante, siamo solo di fronte a uno schema di Ponzi?

Tutto ciò pone i regolatori, soprattutto europei, di fronte a sfide enormi. Che tipo di regolamentazione adottare? Secondo quali linee guida? Ad oggi, ancora nessuna certezza.

C’è chi, infatti, ha adottato un approccio flexible e businessoriented (Gibilterra) finalizzato a svilupparne le potenzialità, mentre altri (Cina, Sud Corea, Pakistan) hanno imposto un divieto di utilizzo della criptovaluta, seguendo un orientamento di totale chiusura.
Le Autorità europee (EBA, ESMA, EIOPA) si muovono in maniera cauta, focalizzandosi sulla necessità di ulteriori approfondimenti tecnici ed evidenziandone i rischi connessi, senza tuttavia proporre un quadro regolamentare certo della materia.

Anche a livello italiano, la Banca d’Italia si pone in linea di continuità con le indicazioni di dette Autorità, diversamente dai colleghi francesi che, in ambito di regolamentazione delle Initial Coin Offering, hanno pianificato un intervento ad hoc sulla base dei resoconti di un discussion paper indirizzato al mercato.

La presenza di divergenze a livello europeo ostacola l’esigenza di una conduzione unitaria nell’approccio alle criptovalute. Da quanto emerge nell’analisi svolta nel libro, un’adeguata strategia per una regolamentazione del fenomeno non può prescindere da un necessario coordinamento, quanto meno a livello europeo, che possa indicare una strategia comune agli stati membri.

Abbiamo quindi proposto un’innovativa regulatory strategy che affronti il tema di come regolare le critpovalute secondo le seguenti linee di indirizzo: (i) unitarietà dell’azione dei regulators; (ii) apertura di una sandbox regolamentare a livello europeo, che garantisca un supporto diretto del Regolatore a tutela dell’innovazione e della legalità del sistema finanziario; (iii) semplificazione delle regole e maggior confronto con gli attori in gioco, nell’ambito della digitalizzazione del processo di ispezione: il regolatore dovrà essere in grado di tradurre e semplificare il precetto normativo a favore di quei soggetti (programmatori, informatici e operatori nel regtech) che non hanno un background prettamente legale; (iv) ridefinizione della formazione dei futuri supervisor, che andrà adattata immaginando percorsi più transdisciplinari e modalità di apprendimento più pratiche e sperimentali.

Tutte queste divergenze si sommano alle problematiche fiscali dove l'Agenzia delle Entrate ha chiarito (in modo controverso ma ufficiale) tutti i dettagli sulla tassazione dei Bitcoin.

sabato 25 agosto 2018

Previsioni prezzo oro per fine 2018

Non c’è pace per l’oro. Negli ultimi giorni le quotazioni del metallo giallo sono precipitate sotto quota 1.200 dollari per oncia, ai minimi da inizio 2017. Un colpo di coda ribassista dopo mesi di quotazioni in discesa: dal massimo relativo di aprile, infatti, l’oro ha perso oltre il 12%, senza mai dare cenni di rimbalzi significativi. Anche la recente tensione sui mercati, scatenata dalla crisi della lira turca (si veda anche articolo sopra), non ha portato sollievo alle quotazioni del metallo giallo. L’oro non ha svolto la tradizionale funzione di bene rifugio. Anzi, i valori hanno ulteriormente ceduto terreno e c’è una motivazione ben precisa.

«La Banca centrale turca - spiega Nitesh Shah, director of research di WisdomTree - è stata il maggiore accumulatore d’oro nel 2017. Quando difende la lira turca, come in questa crisi, può vendere oro e gli investitori possono percepire questa offerta come negativa per il prezzo. Nel 2017 la Banca centrale turca ha acquistato 85,9 tonnellate d’oro, in maniera maggiore di qualsiasi altra banca centrale oltre a quella russa».

Da mesi comunque il sentiment degli investitori verso l’oro è molto prudente. L’ultimo dato diffuso da BlackRock sull’andamento globale del mercato degli Etp (ovvero gli Etf e gli Etc legati alle materie prime) nel mese di luglio 2018, evidenzia che le commodity hanno registrato afflussi positivi per 3 miliardi di dollari. L’oro, invece, ha registrato il secondo mese consecutivo di deflussi pari a 1,4 miliardi di dollari. Una sorta di circolo vizioso: minori acquisti di “strumenti-cloni” legati all’oro deprimono il prezzo.


Il metallo giallo è storicamente correlato negativamente con il dollaro: più sale il biglietto verde, maggiormente si deprime il prezzo dell’oro. Da aprile il dollaro ha avviato un forte recupero grazie al rialzo dei tassi Usa (oggi quelli di riferimento sono tra l’1,75% e il 2%), il rendimento del Treasury decennale è intorno al 3%. L’oro non paga cedole e quando i bond offrono rendimenti attrattivi per l’oro c’è poco interesse sul mercato.

Nonostante questo, gli analisti (sondaggio Reuters di qualche settimana fa) prevedono valori in crescita nel terzo e quarto trimestre. Rispettivamente con un prezzo medio di 1.284 e 1.300 dollari l’oncia: quotazioni ben distanti dai prezzi attuali.



giovedì 23 agosto 2018

Il Forex guida i mercati - il caso lira turca e yuan cinese

Non è un caso che le tempeste più violente delle Borse degli ultimi anni siano partite tutte dal mercato dei cambi. Il dominio delle valute, infatti, non è solo una delle conseguenze dell’automazione dei parterre finanziari, ma è pure un’arma sventagliata nelle ostilità politiche internazionali.

 Il Forex (Foreign Exchange Market) è una manna per gli algoritmi delle gestioni dei patrimoni, perché è molto liquido, frequentato da operatori internazionali e aperto quasi ventiquattro ore su ventiquattro. Il collasso della lira turca è un ennesimo esempio (dopo il crollo dello yuan cinese nell’agosto 2015 e del franco svizzero nel gennaio 2016) di come l’avversione al rischio degli investitori si espanda rapidamente e origini proprio dal mercato valutario; la lira turca è deflagrata in poche ore, sebbene da almeno un mese fosse sotto pressione per via dello stato caotico dell’economia e della politica del Paese.

 Ed è sempre dal mercato dei cambi che arrivano ingerenze sulle materie prime che, a dispetto della loro limitata disponibilità fisica, finiscono per essere molto vulnerabili alle battaglie «intermonetarie». Alla faccia della de-correlazione delle attività «reali» con azioni e obbligazioni, il settore delle commodity appare soggetto più che mai a oscillazioni veloci (anche per l’utilizzo dei contratti derivati) e succube di alcune divise-guida.

Nel caso dell’oro, spicca il ruolo dello yuan cinese, visto che le riserve della banca centrale del Popolo muovono impressionanti volumi . Si dà il caso - come illustra in un suo blog Kevin Muir, strategist per East West Investment Management - che la svalutazione dello yuan sia sovrapponibile all’andamento dell’oro, fin quasi nelle singole operazioni di scambio.

La spiegazione sta sempre nei rapporti di forza dei cambi: il dollaro è la valuta di denominazione del metallo giallo (e di molte risorse naturali) e il suo apprezzamento sulle divise emergenti accentua il calo fisiologico della quotazione che serve a ristabilire il loro valore relativo. Il rialzo del biglietto verde per Pechino è un antidoto potente al veleno dei dazi (neutralizza l’impatto sull’export) e non vi si oppone di certo; anzi, svaluta la sua moneta e misura i suoi acquisti di oro in yuan anziché in dollari.

domenica 19 agosto 2018

Lira turca e dollaro. Su quale valuta puntare ora

In uno scenario dominato dall’angoscia politica delle sanzioni statunitensi e dagli eventi su Russia e Turchia a causa delle crescenti tensioni in Medio Oriente e in Europa, prosegue e si rafforza l’apprezzamento del Dollar Index che nelle ultime due settimane ha mostrato una performance positiva dello 0.7% confermando il trend rialzista con una media mobile superiore a un anno. La corsa dell’indice è stata messa in discussione dai timori della guerra commerciale con nuove tensioni tra Usa e Cina e i media statali di Pechino che accusano Washington di ulteriori imposizioni su prodotti cinesi, avvertendo di avere i mezzi necessari per rispondere adeguatamente.

L’euro nelle due settimane di riferimento ha perso terreno nei confronti delle principali valute, deprezzandosi anche verso il dollaro. A penalizzare la moneta europea sono stati i dati relativi ai Pmi del mese di luglio relativi alla Zona euro che hanno segnalato un rallentamento dell’attività nell’ultimo mese e un complessivo affievolimento dell’ottimismo per le prospettive economiche della regione. Inoltre, il dollaro ha accentuato il rialzo nei confronti dell’euro grazie all’attrattiva di asset rifugio in un mercato che guarda con timore al nuovo accentuarsi delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino.

In calo lo Yen nonostante le pressioni al rafforzamento che hanno riflesso le preoccupazioni degli investitori riguardo a un aumento delle tensioni geopolitiche dalla guerra commerciale USA-Cina e Brexit. La spinta al rialzo, in particolare sul dollaro, proviene dall’attesa dei colloqui commerciali tra i due Paesi e sulle speculazioni sulle tempistiche con cui BoJ inizierà ad abbandonare la politica espansiva. Il mercato si concentra sui colloqui a Washington di giovedì, in cui il Giappone cercherà di evitare le tariffe sulle esportazioni di automobili e respingerà le richieste degli Usa per un accordo bilaterale di libero scambio.

La sterlina inglese ha subito un consistente ribasso nei confronti delle principali valute internazionali per via dell’aumento del rischio di una no-deal Brexit. Il governatore della Bank of England ha, infatti, recentemente dichiarato che la probabilità di un’uscita del Regno Unito dal blocco europeo senza alcun accordo è ormai “uncomfortably high”. Inoltre, affermazioni simili da parte di diversi esponenti politici inglesi, tra cui il Ministro del commercio, hanno contribuito ad esercitare un’ulteriore pressione negativa sulla valuta.

Il dollaro canadese si è decisamente apprezzato rispetto all’euro e ha registrato un leggero rialzo anche nei confronti del dollaro Usa. Le quotazioni hanno beneficiato della ripresa dei negoziati sul NAFTA dopo la fase di stallo iniziata a giugno, quando gli Stati Uniti avevano introdotto unilateralmente dazi sulle importazioni canadesi e messicane di acciaio e alluminio. Dagli ultimi dati macro emerge una crescita più forte del previsto con un aumento delle esportazioni del 4.1%. Ciò ha alimentato le possibilità che la Bank of Canada possa aumentare i tassi ufficiali, contribuendo a ridurre lo spread di rendimento con il dollaro Usa aumentando l’appetibilità degli investimenti in dollaro canadese.

Il franco svizzero ha registrato un apprezzamento nei confronti della moneta unica. Tale andamento è principalmente dovuto ai solidi fondamentali economici della Svizzera e alla recente decisione della BCE di non rivedere il livello dei tassi prima dell’estate del 2019. Ciò riduce la divergenza con la Swiss National Bank che, dato il livello piuttosto contenuto dell’inflazione, è reticente ad operare prossimamente una stretta monetaria.

mercoledì 15 agosto 2018

Recensione broker forex IcMarkets

Opinioni e descrizione sul broker australiano IcMarkets, una delle più valide opzioni per operare sul Forex ancora con leva superiore a 30 aggirando i limiti imposti dall'Esma agli intermediari europei.


brokers IcMarkets
 Sono tanti i traders del Forex alla ricerca di un nuovo broker che non sia sottoposto ai nuovi vincoli europei imposti da Esma, in particolare i limiti su leva e margini. Il rischio però è di passare ad intermediari inaffidabili, come quelli con sede in paradisi fiscali o stati con pochi controlli sulle società finanziarie. Si rischia insomma di tornare agli albori del Forex, quando molti si sono trovati perdite a fronte di spread fortemente variabili, stop loss attivati o non attivati etc. e infine pure la beffa di non riuscire a prelevare i restanti soldi sul conto.

Per tale ragione abbiamo, alla luce di nostre esperienze e di quelle di altri, selezionato alcuni brokers esteri con sede in paesi affidabili e quindi autorità di controllo serie. Visto poi che anche le autorità Usa stanno diventando molto ristrette, anche nell'aprire conti a stranieri, abbiamo infine selezionato un operatore australiano: ICMarkets.

Caratteristiche di IcMarkets

spread e commissioni icmarkets
ICMarkets è un broker forex australiano (ECN broker), regolato dall'autorità di vigilanza del paese ASIC.

Permette di operare in leva, fino a 1:500, su praticamente tutte le coppie di valute, oltre a CFD e metalli (oro, argento etc.). Mette a disposizione le piattaforme di trading standard (cTrade e MetaTrader 4 e 5) con possibilità di operare via smartphone sia su iOS che Android.
Il deposito minimo è pari a 200 dollari, si può operare tranquillamente in euro. Size minima: 0,01. Altro aspetto positivo è che offre un sito in italiano (del resto, come detto, sono molti i connazionali che si sono rivolti a questo intermediario dopo il blocco dell'Esma).


Opinioni

Non ci affidiamo solo alla nostra esperienza ma anche a quella di molti altri traders. ICMarkets ottiene ottime valutazioni sia sul forum di forexPeaceArmy, sia sul sito di recensioni TopBrokers.
Ottimo per affidabilità e premiato anche per il servizio clienti, un dettaglio a cui prestare attenzione quando si opera con intermediari.

Sono molti in particolare gli investitori europei che lo stanno sempre più utilizzando dopo l'entrata in vigore della normativa Esma. Alcuni esempi di recensione significative in quanto ricche di informazoni:

"Ho diversi conti live con un discreto numero di broker. ICmarkets è tra questi e sta diventando sempre più importante ora, dopo che le restrizioni dell'ESMA mi hanno costretto ad adattarmi come cliente europeo.
Non aspettarti miracoli, ma un vero mediatore. Avere un buon broker da solo non ti rende ancora un trader di successo, naturalmente.

Il loro servizio è sempre gentile e orientato al cliente, il deposito e il prelievo sono rapidi e senza problemi. Le opzioni di pagamento offerte superano quelle che troverai altrove. Soprattutto perché non ci sono quasi tasse per la maggior parte di loro.

Le condizioni di trading non sono nulla di cui lamentarsi. Non sono economici, ma avere uno slittamento regolare finirebbe con un aumento dei costi. Non concentrarti solo sulle commissioni.
La velocità di esecuzione può competere con quelle migliori che ho sperimentato finora. Inoltre offrono un servizio VPS basato sul volume, ad esempio. Tutto sommato una vera raccomandazione.

Quindi fino ad ora sono abbastanza felice - spero che mantengano il loro livello di servizio ed esecuzione, visto che sto cercando una collaborazione a lungo termine".


"Uso IC Brokers da 3 settimane e sono completamente soddisfatto del loro supporto e servizio. La mia verifica è stata approvata in pochi minuti e la chat dal vivo ha risposto a tutte le mie domande 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Le richieste di prelievo hanno funzionato perfettamente. L'esecuzione dell'ordine è stata immediata. Grande sicurezza per i prelievi. Grazie per essere il mio broker".

"Mi chiamo Jacob. Tutto è iniziato circa 10 anni fa quando sono stato introdotto al Forex. Ho iniziato a negoziare con FXCM con la piattaforma Marketscope 2, che era ideale secondo me.
Tuttavia dal recente scandalo (di 3 anni fa) sono stato costretto a lasciare FXCM.

Che mi ha portato a scegliere IC. Tieni presente che vivo nei Paesi Bassi che si trova letteralmente dall'altra parte del mondo, dove si trova IC Markets. Comunque questo non mi ha infastidito e sono contento di aver fatto il passaggio.

Prima di tutto, depositi e prelievi funzionano come un incantesimo. Ci sono molte possibilità per finanziare il tuo conto (es: carta di credito, paypal, bonifico bancario ecc.)
Il processo di ritiro non è nient'altro che sorprendente. In genere entro 3-5 giorni lavorativi ho i soldi sul mio account paypal.

La gamma di piattaforme su cui è possibile fare trading è davvero grande. Personalmente uso Ctrader, ma esiste anche MT4 e MT5 per i trader più automatizzati.
Personalmente mi piace il layout pulito di Ctrader ed è per questo che faccio trading attraverso quella piattaforma.

C'è una chat live 24 ore disponibile che non ho mai visto prima. I problemi sono davvero risolti invece di inviarti da una persona all'altra. 20 minuti di chat e il tuo problema è risolto, non è fantastico?

Poi ci sono gli spread e le commissioni. Gli spread sono fantastici (quello che ci si può aspettare da un vero broker ECN) variano in ogni momento e li ho visti molto tra 0.0 e 0.3 pip, a volte lo vedo addirittura positivo a -0.1 pip. Le commissioni ci sono ma sono in linea con gli altri broker. A volte positivo, a volte negativo.

Tutto sommato, sono davvero contento di aver fatto il passaggio a IC. Ho scambiato con loro per circa 3 anni e mi sento davvero bene".

Visita il loro sito in italiano per tutti i dettagli.

mercoledì 8 agosto 2018

E' il momento di acquistare Bitcoin?

Si risveglia il mondo delle criptovalute. Nelle ultime settimane i prezzi sono tornati a crescere dopo una prolungata fase discendente. In particolare, è tornato sotto i riflettori il Bitcoin, ancora oggi la divisa di riferimento visto che da sola rappresenta quasi la metà dei 300 miliardi di capitalizzazione delle criptovalute.

 Nei confronti del dollaro, il Bitcoin era sceso a fine giugno ai minimi da otto mesi sfiorando l’area intorno ai 5.700 dollari. Una discesa che era partita da area 10mila dollari toccati a inizio maggio. Oscillazioni molto violente che confermano la natura estremamente volatile e rischiosa di questa asset class. Non è un caso che la Sec ha rinviato, ancora una volta, la decisione per autorizzare il lancio di un Etf legato alla divisa digitale più famosa. Il recupero messo a segno dal Bitcoin fino a questo momento è inquadrabile come semplice rimbalzo.

I valori si sono riportati intorno agli 8mila dollari, mettendo a segno un progresso di oltre il 30% in poche sedute. Ma tecnicamente le resistenze più importanti sono ancora lontane a partire dal superamento di quell’area, intorno ai 9mila dollari, dove si formò il gap del novembre scorso che ha dato il via all’euforia di fine anno sulla criptovaluta. È probabile che le quotazioni tornino a ritestare area 6.500 dollari prima di tentare nuovi allunghi con l’obiettivo di superare le resistenze chiave. Anche la seconda criptovaluta più importante per capitalizzazione, Ethereum, è in recupero dai minimi seppure in maniera meno vistosa rispetto al Bitcoin.

In particolare Ethereum sta attraversando una fase di accumulazione in area 450 dollari: il superamento di quota 500, che ha una valenza anche psicologica, potrebbe rappresentare un impulso significativo per nuovi allunghi. A maggio il recupero di Ethereum aveva superato l’area di 800 dollari. La dinamica recente sulle criptovalute non è attribuibile a notizie particolari. Si è trattato sostanzialmente di un movimento di ricoperture, legato all’ipervenduto, alimentato anche da acquisti speculativi nell’attesa che le grandi case di investimento prendano seriamente in considerazione le criptovalute come asset class. Il futuro di questo mondo passa anche dallo sviluppo nel campo degli investimenti e del risparmio, ma la strada non appare semplice come dimostrano le cautele della Sec.

ps. ricorda che se investi in Bitcoin tocca a te dichiarare fiscalmente i capitali e i redditi conseguiti. Vedi tutti i dettagli sulla tassazione dei Bitcoin.

lunedì 6 agosto 2018

Previsioni Forex per agosto

Nelle ultime due settimane è continuato il ritracciamento del Dollar Index che ha mostrato una performance di poco al di sotto della parità (-0.4%). I prezzi hanno anche modificato la loro condizione rispetto alla media mobile quindicinale, collocandosi al di sotto della stessa. La corsa dell’indice, che ha finora caratterizzato nel complesso il 2018 sulle attese di un progressivo rialzo dei tassi d’interesse da parte della Fed, è stata frenata dalle recenti esternazioni di Trump che hanno rivelato insofferenza verso i tassi in crescita e la forza del dollaro.

A sostenere l’euro nel periodo di analisi sono state principalmente le dichiarazioni dell’Amministrazione Usa a cui si è appena accennato: il presidente Trump non solo ha affermato che nuove strette monetarie “danneggerebbero quanto abbiamo fatto” ma ha anche espressamente fatto riferimento al mercato valutario sottolineando che, in seguito ai rialzi dei tassi, “il dollaro si rafforza e ci toglie vantaggi competitivi”.  Ti ricordo che per operare sul dollaro (ma in generale su tutte le principali coppie di valute) ti consigliamo il broker Etx Capital (autorizzato dalla FCA inglese e quotato alla borsa di Londra) che offre le migliori condizioni di spread.

Lo yen ha guadagnato posizioni durante il periodo considerato grazie ad indiscrezioni che vogliono si stia svolgendo, all’interno della BoJ, un’inaspettata discussione in vista del meeting di luglio (che avrà luogo la prossima settimana): il dibattito avrebbe per ora ad oggetto l’individuazione del miglior modo per rendere più sostenibile il massiccio programma di stimolo.

La sterlina inglese ha registrato un discreto ribasso nei confronti dell’euro a causa della diffusione di dati macroeconomici deboli e dell’incertezza politica attorno alla posizione del governo sulla Brexit. Le vendite al dettaglio sono risultate al di sotto delle aspettative e ciò ha aumentato i dubbi circa la possibilità che la Bank of England proceda ad un rialzo dei tassi ufficiali il prossimo mese. Pesano anche i recenti sondaggi sul gradimento del governo May che sembra aver perso l’appoggio dell’opinione pubblica. Buona parte degli elettori britannici vorrebbe un nuovo esecutivo guidato da Boris Johnson per seguire una linea più dura nei negoziati con l’Unione Europea.

Il dollaro canadese ha registrato un deciso apprezzamento nei confronti del dollaro statunitense e un rialzo più contenuto rispetto alla moneta unica. L’andamento positivo è dovuto alle crescenti aspettative circa un ulteriore rialzo dei tassi il prossimo mese per via della forte inflazione e della diffusione di dati positivi sull’economia canadese.

Lo yuan ha registrato un forte deprezzamento sia nei confronti dell’euro che del biglietto verde. Il trend decrescente iniziato a gennaio per via delle guerra commerciale con gli Stati Uniti si è rafforzato a causa delle azioni espansive della People’s Bank of China che ha emesso un prestito di 502 mld di yuan alle istituzioni finanziarie attraverso il canale dei finanziamenti di medio termine. Le autorità di Pechino si stanno adoperando per contrastare il rallentamento dell’economia dopo che il PIL cinese si è rivelato al di sotto delle aspettative nel secondo trimestre 2018.

sabato 16 giugno 2018

Euro - dollaro. Previsioni per l'estate 2018

La moneta unica resta sotto pressione. Un calo vistoso nei confronti del dollaro che ha preso il via nella seconda metà di aprile e che si è acuito nelle ultime sedute per effetto della crisi finanziaria italiana. In poche settimane la divisa del Vecchio Continente è precipitata da 1,25 contro dollaro a 1,15: un calo verticale senza rimbalzi particolarmente significativi. Il cross euro-dollaro è il principale cambio a livello mondiale e da solo rappresenta oltre il 20% degli scambi. Essendo il mercato più liquido al mondo registra solitamente movimenti abbastanza contenuti. Quanto avvenuto in un lasso di tempo ristretto, è un vero cambio di paradigma sul mercato valutario. Per oltre un anno l’euro è stato protagonista grazie a un rally partito nell’aprile del 2017 sull’onda della vittoria di Macron alle presidenziali francesi.

 Da aprile 2018 qualcosa si è rotto: i segnali congiunturali del Vecchio Continente hanno cominciato a indebolirsi, il mercato è tornato a prezzare il differenziale dei tassi nettamente a favore degli Usa (che continuano a crescere in termini di Pil in maniera vistosa) e, infine, la crisi politica italiana ha spinto le quotazioni in un’area di forte ipervenduto. Graficamente la discesa è arrivata a testare un’area chiave, quella di 1,15 dove un rimbalzo è da mettere in conto. In quest’area transita una importante trend line proiettata che unisce minimi realizzati nei primi mesi del 2017 e, soprattutto, siamo al test dei livelli della correzione dello scorso novembre.

Una rottura di 1,15 rischierebbe di far precipitare la moneta unica verso la parità contro dollaro. Difficile ipotizzare dove possa arrivare questo rimbalzo. Tecnicamente un target molto importante è dato dall’area tra 1,19 e 1,20 anche per la valenza psicologica. Intorno a questi livelli transita anche la media a 200 nelle ultime settimane. Già il raggiungimento di questo obiettivo sarebbe significativo, difficile ipotizzare oltre per un mercato che sembra essere tornato in mano al dollaro (il dollar index è balzato oltre 94).

mercoledì 13 giugno 2018

Oro in calo. Quanto durerà?

Il metallo giallo è sceso del 5% da quando i mercati ballano È considerato il bene rifugio per eccellenza. Eppure, durante le ultime burrasche sui mercati, a partire da quelle scatenate dalla guerra dei dazi, il metallo giallo ha abdicato alla sua funzione. La quotazione, a dispetto dell’avversione la rischio degli investitori, ha perso il 5% nell’ultimo mese e ha lasciato i massimi dell’anno sopra 1.350 dollari per oncia proprio quando i mercati azionari hanno incominciato a ballare forte. Molto dipende pure dalla forza del biglietto verde, che in parte compensa il prezzo delle materie prime denominate nella divisa Usa, tra cui l’oro appunto.

Ma la causa principe della relativa stabilità del prezzo dell’oro sono i tassi di interesse reali (cioè depurati dall’inflazione). «Con un range dei tassi di interesse reali ristretto come nella fase attuale - spiega Ned Naylor-Leyland, gestore del fondo Old Mutual Gold & Silver - il prezzo dell’oro non dovrebbe andare incontro ad alcun movimento repentino». Invece, come suggerisce il gestore, se la Fed fosse meno aggressiva del previsto e i tassi reali si comprimessero, l’oro salirebbe. In quel caso, infatti, potrebbe servire da scudo al potere d’acquisto.

lunedì 11 giugno 2018

Bitcoin e criptovalute. Attento al paese del marketplace (Coinbase etc.)

A settembre 2015, dopo lo scoppio del caso Silk Road (il supermarket clandestino del deep web), il capo del dipartimento dei crimini sulle valute digitali del Dipartimento di Giustizia di Washington, Kathryn Haun, dichiarò alla stampa che il ministero della Giustizia Usa non aveva in agenda interventi sul bitcoin. Il 24 maggio scorso la posizione dell’Amministrazione federale e si è ribaltata: Bloomberg ha rivelato che il dipartimento di Giustizia, insieme alla Cftc, la Commissione federale sui derivati, ha aperto una inchiesta sulla manipolazione dei prezzi della principale criptovaluta mondiale.

Perché si sono mosse le autorità federali Usa? Quali sono le regole e le tutele per gli investitori? La svolta della posizione della giustizia Usa nei confronti della possibile manipolazione dei corsi del bitcoin non è arrivata per caso . Nel corso degli anni, l’amministrazione di Washington ha accumulato posizioni sempre più chiare sulla necessità di regolare il settore. Il 19 maggio 2014 una lettera firmata dai membri del Comitato sulle banche del Senato di Washington, e controfirmata dall’allora presidentessa della Fed Janet Yellen, chiese alle agenzie governative Usa di verificare se e come le criptovalute rispettavano la legislazione americana. La Sec, equivalente Usa della Consob italiana, si era già mossa: la prima causa contro schemi Ponzi applicati al bitcoin risale al luglio 2013. Da allora le iniziative legali (la Sec, a differenza della Consob, ha poteri giudiziari) sono fioccate.

Il 24 settembre 2015 la Cftc ha emesso le prime sanzioni. Il 17 ottobre 2017 la stessa Commodity Futures Trading Commission (Cftc) ha emanato le linee guida per aiutare i partecipanti al mercato e gli innovatori a “navigare nel panorama fintech”. Il 19 gennaio di quest’anno Cftc e dipartimento legale della Sec hanno emesso una dichiarazione congiunta nella quale hanno riaffermato che “continueranno a colpire le violazioni e a lavorare per fermare e prevenire le frodi nell’offerta e nella vendita di strumenti digitali”.

Nel mirino del dipartimento della Giustizia Usa potrebbero finire ora le “borse” dove le circa 1.500 criptovalute esistenti, a partire dal bitcoin, vengono scambiate tra loro e con le valute a corso legale. Non tutte le “borse” offrono infatti strumenti di tutela degli investitori e poche sono quelle che rispondono alle richieste regolamentari di verifica e garanzia sulla formazione degli ordini di acquisto e di vendita.

Tra queste poche, quella che sino a oggi è apparsa da sempre compliant con le regole Usa è l’americana Coinbase. La società che gestisce l’exchange ha sede a San Francisco. Dopo aver iniziato a operare dagli Stati Uniti, ha via via allargato la propria offerta in 18 Paesi, in particolare in Europa. A fare la differenza è spesso proprio la nazione nella quale sono basate le società che offrono servizi di exchange delle criptovalute. Bitstamp ha sede in Croazia, Bitfinex in Svizzera, Cryptsy e Kraken negli Usa. Altri exchange hanno sede in Paesi dove le regole appaiono più lasche: Btc-e si suppone abbia sede in Bulgaria, BtcChina in Cina, Bitcoin Source in Belize.

Ma la lista comprende CampBx, Bter, itBit, OkCoin, HitBtc, AskCoin e oltre altre sessanta piattaforme, spesso senza una sede legale conosciuta o collocate in Paesi dalle legislazioni quasi assenti quanto a tutela dell’investitore. Come spiegato da Plus24 sul numero scorso, proprio queste “borse” (che Borse non sono) di criptovalute sono considerate da molti esperti i veri “buchi neri” delle transazioni sulle cripto, per le quali non si è ancora riusciti a capire se le tecniche di formazione e collocamento degli ordini siano legali o possono essere manipolate per influenzare i prezzi. In attesa che arrivino risposte, la prima regola per chi vuole comprare o vendere criptovalute appare dunque quella di verificare quale sia lo status giuridico dell’exchange al quale si rivolge, se abbia una società alle spalle e se risponda o meno a leggi nazionali di tutela degli investitori.

Per tutti i dettagli, vedi il libro dedicato alla tassazione dei Bitcoin.

domenica 27 maggio 2018

Dichiarazione fiscale delle criptovalute: Bitcoin, Ethereum, Ripple etc.

Il Quadro RW 2018 è destinato ad accogliere bitcoin e le criptovalute: in tal senso si è espressa l’agenzia delle Entrate in una risposta ad un interpello 956-39/2018 (non pubblicata), sebbene – valga precisarlo - non si registrino nuove specifiche indicazioni nelle istruzioni alla compilazione del modello.

La conclusione raggiunta dall’Agenzia è frutto dell’assimilazione delle valute virtuali alle valute estere, espressa nella risoluzione 72/E/2016. L’equiparazione a valute estere implica la rilevanza dell’investimento in criptovalute ai fini RW, in quanto attività finanziaria estera. In tal caso, secondo l’Agenzia, il codice da utilizzare nella colonna 3 è il 14 «altre attività estere di natura finanziaria». Questa indicazione va conciliata con l’altra posizione - espressa sull’Irpef -secondo cui la norma che tassa le plusvalenze realizzate sulla cessione a pronti delle valute tradizionali, detenute presso depositi e conti correnti, è applicabile a tutte le criptovalute, indipendentemente dalla tipologia del “wallet” (il portafoglio elettronico) presso cui sono depositate, se del contribuente o dell’intermediario (exchanger o gestore di portafogli).

Se dunque tutti i wallet sono assimilabili ai depositi, allora forse si sarebbe potuto utilizzare il codice 5 «valute estere da depositi e conto correnti». Al di là dell’aspetto formale, la scelta del codice 14, e soprattutto l’assenza di ogni rassicurazione al riguardo nel documento, espone al dubbio che ai depositi virtuali non si applichi la soglia di 15 mila euro prevista per conti correnti e depositi tradizionali.

Scegliendo un approccio prudente, dunque, dovrebbero essere indicate nel quadro RW tutte le criptovalute detenute nel wallet, indipendentemente dall’importo, con ovvie complicazioni in caso di investimenti irrisori o soprattutto di ripetuti movimentazioni tra diverse criptovalute. Al riguardo, si dovrebbe ritenere quanto meno applicabile il criterio di compilazione semplificato previsto per i dossier titoli esteri, descritto nella circolare 12/E/2016, dando separata evidenza solo di eventuali immissioni o prelievi di denaro e limitandosi a segnalare il valore complessivo del portafoglio alla fine dell’anno.

Al riguardo, l’Agenzia ritiene che il valore da indicare nelle colonna 8 sia pari al controvalore in euro rilevato sul sito presso cui le controvalute sono state acquistate. In sua assenza - si pensi a criptovalute donate o comunque ricevute da altri wallet privati - si dovrebbe poter utilizzare il costo d’acquisto o, in via cautelativa, il maggior valore risultante dalle quotazioni riportate sui siti degli exchanger più diffusi. Coerentemente, a seconda dei casi, occorrerà indicare – in colonna 6 – codice 1 (valore di mercato) o il codice 4 (costo d’acquisto).

La notizia positiva è che le valute virtuali non sono soggette a Ivafe, in quanto il wallet non è un prodotto finanziario alla stregua di un normale deposito “bancario”: il contribuente potrà dunque barrare la casella 20, per precisare che la compilazione del quadro RW è solo ai fini del monitoraggio. Infine, l’Agenzia omette di specificare come individuare lo Stato estero, da indicare in colonna 4, presso il quale si considera localizzato l’investimento. In attesa che il modello venga adeguato al mutato contesto operativo, una soluzione potrebbe essere quella di indicare il Paese presso cui si trova il conto corrente dell’exchanger sul quale è stato trasferito il denaro poi convertito in valuta virtuale, ovvero – in caso di trasferimenti gratuiti da wallet “privati” – quello del soggetto dante causa.

Per tutti i dettagli, vedi il libro dedicato alla tassazione dei Bitcoin.

giovedì 24 maggio 2018

Dollaro ai massimi del 2018. Dove può arrivare?

Dopo settimane di congestione e di fase laterale, il dollaro si è decisamente svegliato con un forte impulso rialzista. Il dollar index, che sintetizza il valore del biglietto verde contro tutte le altre divise, è balzato dagli 89 punti di metà aprile a quota 93 negli ultimi giorni, il massimo del 2018: il progresso è stato di circa il 5% nell’arco di poche settimane.

Dal punto di vista dei fondamentali molti analisti si attendevano questo movimento, anche se l’intensità ha probabilmente stupito. La stretta monetaria della Fed è ad uno stadio avanzato rispetto alla Bce che mantiene ancora i saggi a zero. Soprattutto negli ultimi mesi si è allargato lo spread di rendimento tra il TNote Usa, intorno al 3%, e il Bund tedesco, in area 0,5%. In particolare il rialzo dei tassi negli States ha spinto il rendimento del biennale Usa al 2,5%. Una cedola ghiotta, per uno strumento risk-free, che ha contribuito ad alimentare gli acquisti di dollari.

Tecnicamente il dollar index ha bucato al rialzo la media a 200 periodi dopo un anno esatto: un segnale importante che potrebbe preludere a un’inversione rialzista stabile. Nel breve sono possibili correzioni, ma è importante che lo stesso indice mantenga quota 92 punti. Da un punto di vista grafico il punto di svolta nel cross euro-dollaro, il cambio più importante, è avvenuto con l’abbandono del supporto di 1,22: un livello che da inizio anno aveva arrestato tutti i tentativi di discesa della moneta unica.

Nelle ultime sedute il pressing di vendite è diventato molto forte e sono quindi possibili rimbalzi da parte dell’euro, ma solo il ritorno sopra 1,22 potrà riportare l’ago della bilancia a favore della divisa unica. Significativo anche il recupero messo a segno da dollaro-yen, il secondo cross più importante e termometro della propensione al rischio dei mercati globali, che ha riconquistato l’area di 109. Si tratta di un livello strategico che deve essere mantenuto per la buona impostazione del biglietto verde.

mercoledì 23 maggio 2018

La tassazione dei bitcoin dal 2018

A fronte delle ultime novità dell'Agenzia delle Entrate, è ormai chiaro che i bitcoin siano soggetti sia a tassazione delle plusvalenze che al monitoraggio fiscale nel quadro RW del modello Redditi PF. Puoi vedere tutti i dettagli nel libro tassazione dei Bitcoin.

Si è più volte cercato di rappresentare su queste pagine che la vagheggiata certezza del diritto è argomento buono “per le masse”; in realtà, il diritto è strutturalmente incerto per “natura”. Il diritto, peraltro, ha sempre rincorso la tecnica. È un po’ come la questione del doping e dell’antidoping: il primo è senz’altro più evoluto del secondo.

Così è il rapporto tra diritto e tecnica: il diritto è, da sempre, destinato a rincorrere la tecnica. Si pensi alla questione delle criptovalute, alla quale si vorrebbero dare delle soluzioni utilizzando strumenti desueti, che non possono affatto cogliere l’essenza del fenomeno stesso. In alcune occasioni, le Entrate hanno assimilato le operazioni legate alle criptovalute a quelle relative alle valute estere.

Tuttavia, come si è già riportato, una valuta estera ha sempre un collegamento con uno Stato o con un gruppo di Stati, che non necessariamente la emettono, ma la riconoscono legalmente come mezzo di scambio. Occorre poi considerare che l’unica norma di legge nazionale che ha regolato il fenomeno delle criptovalute è quella antiriciclaggio (Dlgs 231/2007), con la quale è stato stabilito che le valute virtuali consistono in una «rappresentazione digitale di valore non emessa da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente».

Peraltro, nella recente V direttiva antiriciclaggio, ancora più chiaramente, viene affermato che le valute virtuali non possiedono «lo status giuridico di valuta o moneta». In sostanza, dalla normativa antiriciclaggio emerge la chiara incompatibilità tra il concetto di criptovaluta e quello di valuta estera.
Eppure, sotto il profilo reddituale si vorrebbero applicare alle criptovalute le regole di tassazione – per persone fisiche “private” – previste per le valute estere (lettera c-ter dell’articolo 67 del Tuir). In base a tale previsione, realizzano redditi diversi le plusvalenze relative a valute estere oggetto di cessione a termine o rivenienti da depositi o conti correnti. La norma fissa come presunzione assoluta di legge – che non ammette prova contraria – il (semplice) prelievo delle valute estere da depositi e conti correnti, ritenuto espressivo di capacità contributiva.

A tal fine, andrebbe però considerato che, come più volte la Consulta ha stabilito, le presunzioni assolute in relazione ai tributi erariali risultano vietate (quindi sono incostituzionali), in quanto il contribuente deve avere la possibilità di fornire la prova contraria circa la propria “attitudine contributiva”. Ulteriormente andrebbe considerato che il concetto di “conto o deposito” non può essere esteso al wallet, il quale non memorizza né contiene criptovalute (non c’è alcun saldo); si tratta semplicemente di un software (o hardware) che crea e memorizza le chiavi private associate a quelle pubbliche. Ancora, va rilevato che la norma (comma 1-ter dell’articolo 67) stabilisce che le plusvalenze derivanti dalla cessione a titolo oneroso di valute estere derivanti da depositi e conti correnti concorrono a formare il reddito a condizione che, nel periodo d’imposta in cui esse sono realizzate, la giacenza dei depositi e conti correnti complessivamente intrattenuti dal contribuente presso gli intermediari, calcolata secondo il cambio vigente all’inizio del periodo di riferimento, sia superiore a 51.645,69 euro per almeno sette giorni lavorativi continui.

Se applicata alla criptovalute, si tratta di una disposizione che dimostra tutti i suoi limiti. Basta fare un esempio. Si consideri il caso di Tizio che a inizio 2017 deteneva 6.200 ether (cambio di inizio periodo circa 7 euro cad.) e che li ha venduti a fine 2017 a 700 euro per ogni ether, incassando oltre 4 milioni di euro. Ebbene, considerando ether «valuta estera», si avrebbe che, utilizzando il “cambio” al 1° gennaio 2017, Tizio, pur realizzando una ingentissima plusvalenza, ne eviterebbe la tassazione. Inoltre, in un contesto davvero “vivace”, va considerata la quasi impossibile applicazione del cambio vigente all’inizio del periodo d’imposta (articolo 67, comma 1-ter), per tutte quelle Ico sorte nel corso dell’anno: si pensi alle molte “nate” nel corso del 2017. Questo conferma ulteriormente la inadeguatezza dell’interpretazione che vorrebbe assimilare il trattamento tributario delle criptovalute alle valute estere (contenuta tra l’altro nell’interpello 956-39/2018). Se fosse realmente così, la rincorsa del diritto alla tecnica sarebbe davvero tutta in salita.

Per tutti i dettagli, vedi il libro dedicato alla tassazione dei Bitcoin.

martedì 22 maggio 2018

Dollaro vs Euro, dove può arrivare la moneta americana?

Con l’ulteriore apprezzamento dell’1.0% a due settimane si conferma l’orientamento rialzista che ha caratterizzato il Dollar Index nell’ultimo trimestre. I valori dell’indice mostrano una tendenza crescente rispetto alla moving average a tre mesi. Il sostegno continua a giungere dalle attese di un progressivo abbandono della politica monetaria dovish della Fed a fronte di un’economia che, nonostante alcuni recenti segnali in parte deludenti ma considerati transitori, continua a confermare il proprio buono stato di salute.

Non mancano però elementi d’incertezza sul piano geopolitico che favoriscono la ricerca di protezione e quindi dello USD. A tal proposito ci si riferisce sia al protezionismo commerciale che vede coinvolti da protagonisti gli Stati Uniti e la Cina sia alla questione delle sanzioni imposte dagli USA all’Iran in relazione agli armamenti nucleari.

L’euro sull’orizzonte temporale quindicinale ha perso terreno nei confronti delle principali currency, penalizzato dai rinnovati segnali di rallentamento dell’economia europea, forniti anche dal dato sul PIL tedesco al Q1 2018 - inferiore al Q4 2017 - che ha deluso le attese. In un tale contesto c’è da aspettarsi un supporto monetario accomodante della BCE. A tal riguardo, in occasione dell’ultimo meeting, il board non ha discusso di tapering anzi ha confermato i tassi di riferimento ai minimi storici e ha ribadito che resteranno a tali livelli anche dopo il QE.

Lo yen continua a rimarcare il ritracciamento negativo nei confronti del biglietto verde, mentre, rispetto all’euro si è mosso in recupero confermando quanto avvenuto a livello trimestrale e dall’inizio dell’anno. La valuta nipponica continua ad esser favorita, seppur meno rispetto allo USD, dalla condizione risk low e dal cauto ottimismo degli investitori.

Relativamente alla sterlina inglese si segnala un calo nei confronti del dollaro che prosegue dall’inizio dell’anno mentre la valuta inglese si è mossa in controtendenza rispetto allo scorso mese nei confronti dell’euro. Secondo indiscrezioni stampa la Gran Bretagna vorrebbe proporre a Bruxelles di rimanere nell’unione doganale oltre il 2021 dal momento che non è ancora stato raggiunto un accordo interno in merito a tale tema.

Il dollaro canadese ha proseguito il trend di rafforzamento. Tra i principali driver si segnalano sia la ritrovata forza del prezzo del petrolio sia le recenti dichiarazioni di Trump che si è impegnato a trovare presto un accordo con il Canada per la ridefinizione del NAFTA. Tali negoziati restano, perciò, fondamentali per un’economia che vende circa il 75% del proprio export negli USA.

La corona svedese ha risentito positivamente delle parole del vice governatore della Riksbank che ha ipotizzato un rialzo dei tassi entro la fine dell’anno motivato dai recenti dati macro che confermano una forte ripresa economica. Resta comunque prematuro un cambio di direzione della politica monetaria.

Continua nel trend di discesa rispetto all’euro e allo USD il dollaro neozelandese. Il mercato rimane focalizzato sul primo budget annuale del nuovo governo di centro-sinistra.

martedì 15 maggio 2018

In quali criptovalute investire oltre al Bitcoin?

Il Bitcoin con i suoi 164 miliardi di dollari di capitalizzazione è la principale criptovaluta mondiale, ma ha importanti concorrenti come Ethereum (78 miliardi), Ripple (35 miliardi), Bitcoin cash (26 miliardi) e Eos (14 miliardi).

Vediamo di scoprire qualcosa in più sulle quattro che abbiamo citato.

Ethereum (782,57 dollari Usa): te ne abbiamo già parlato in passato, la sua fama è legata agli smart contract (contratti intelligenti, forme di contratto informatico con clausole che si autorealizzano, vedi Altroconsumo Finanza 1247) di cui Ethereum è piattaforma informatica. In realtà la criptovaluta legata a questo progetto si chiamerebbe Ether, ma on line trovi abbastanza indistintamente i due nomi.

Ripple (0,896 dollari Usa): è la criptovaluta legata a un sistema di pagamenti in tempo reale offerto dalla società Ripple. Diversamente da Bitcoin e Ethereum la sua quantità non cresce nel tempo, cioè non è soggetta a “mining” ma è predefinita (100 miliardi di pezzi) anche se solo una parte (circa 40 miliardi) è stata immessa in circolazione.

Bitcoin cash (1.500,98 dollari Usa): è una criptovaluta figlia dei Bitcoin (è stata generata a partire dai Bitcoin), nata nell’estate del 2017 in seguito a una discussione all’interno della comunità degli sviluppatori di Bitcoin. Al di là dei pro e dei contro di questo sviluppo (materia per appassionati), il Bitcoin cash renderebbe più rapide le transazioni rispetto a quelle (lente) dei Bitcoin. Ad aprile ha visto una forte crescita delle quotazioni in vista della nuova evoluzione prevista il 15 maggio che darà luogo al Bitcoin ABC (Adjustable Blocksize Cap), che dovrebbe contribuire a rendere ancora più veloci le transazioni.

Eos (16,79 dollari Usa): è una criptovaluta nata l’anno scorso che è rapidamente salita nelle classifiche. Da un lato supporta gli smart contract come Ethereum, da un altro lato è stata pensata per agire come mezzo di pagamento, ma rendendo assai rapide le transazioni. Anche qui, come nel caso di Ripple c’è un tetto massimo di criptomonete (100 miliardi). Anche Eos ha visto i prezzi volare ad aprile, a spingerli verso l’alto è il fatto che a inizio giugno dovrebbe partire la sua piattaforma EOS.IO.

Ti ricordo che tutte le criptovalute ora sono tassate. Se le hai tenute nel 2017, anche solo per un giorno, devi dichiararle in RW e devi pagare le tasse su eventuali guadagni. Trovi tutti i dettagli in questo libro.

sabato 12 maggio 2018

Nuove regole per le tasse su Bitcoin e criptovalute

tasse bitcoin
I Bitcoin in circolazione avrebbero superato i 17 milioni di pezzi. Come già sai la tecnologia dei Bitcoin è programmata per avvicinarsi al tetto massimo di 21 milioni di Bitcoin senza tuttavia mai arrivare a toccarlo. 17 milioni sono oltre l’80% dei 21 milioni totali. Il processo di “estrazione” dei Bitcoin andrà comunque avanti, ma rallentando sempre di più.

Questo ci ricorda che i Bitcoin sono più simili all'oro (in quantità finita, salvo quello che esce dalle miniere) che a una normale valuta come l’euro o il dollaro (quantità potenzialmente infinita che dipende dai banchieri centrali). In sostanza non sono soggetti a fenomeni inflattivi e alla lunga dovrebbero rivalutarsi. Questo spiega in parte il loro fascino (per certi versi in barba a Buffett), ma ci fornisce anche un aggancio anche alla recente decisione dell’agenzia delle entrate che andiamo a esaminare al prossimo paragrafo.

Come sono tassati i bitcoin e le altre criptovalute?

Eppure l'Agenzia delle Entrate italiane la pensa diversamente e non accomuna i bitcoin all'oro.

Un contribuente che aveva dei Bitcoin ha chiesto all’agenzia delle entrate tramite interpello (un istituto giuridico con cui si chiede all’agenzia delle entrate come affrontare un problema fiscale) se i suoi Bitcoin sono tassati o no. L’agenzia delle entrate ha risposto indicando una soluzione piuttosto lineare. La risposta a un interpello di per sé non è legge applicabile a tutti, ma quella in questione è sufficientemente chiara e coerente da essere indicativa dei futuri orientamenti del fisco.

I Bitcoin sono da considerarsi alla stregua di dollari, yen o sterline, quindi sono tassati come valute estere. Per cui se la giacenza di Bitcoin nel corso del periodo d’imposta (per noi comuni mortali l’anno solare) ha superato il valore medio di 51.645,69 euro (i vecchi 100 milioni di lire) per almeno sette giorni lavorativi di fila, le plusvalenze ricavate vendendo Bitcoin sono tassabili al 26%. In più i Bitcoin detenuti all’estero vanno dichiarati nel quadro RW alle stesse condizioni di normali valute estere. Non sono soggetti, però, a Ivafe (il bollo sui conti esteri) perché sono come il contante e non come un conto corrente.

Puoi trovare tutti i dettagli sulla tassazione dei bitcoin in questo libro.

giovedì 10 maggio 2018

Forex, investire su renminbi (yuan)

Nelle ultime settimane Banca Imi e Ubs hanno lanciato rispettivamente un bond e un fondo con un comune denominatore: sono espressi in renminbi (o yuan). La divisa domestica cinese sta diventando sempre più importante a livello internazionale. Si tratta di una valuta non facilmente accessibile al pubblico retail e soggetta a una fluttuazione “controllata” sotto l’occhio vigile dalla Pboc (banca centrale di Pechino).

Negli ultimi due anni si è apprezzata contro dollaro e secondo gli esperti in futuro sarà sostenuta dal dinamismo economico cinese. L’ultimo piano quinquennale della Cina punta a rafforzare il gigante asiatico su scala mondiale e questo sta avvenendo anche acquisendo aziende fuori dai confini nazionali. «La Cina - spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim - si sta proponendo come sostituto degli Usa in Asia e non solo e per fare questa politica ha bisogno di uno yuan forte. La divisa cinese si sta apprezzando da inizio 2017 verso dollaro anche se non è una valuta perfettamente libera di fluttuare. La dinamica invece di euro-yuan risente maggiormente dei movimenti di euro-dollaro».

 Negli ultimi mesi si è innestato anche il tema della guerra dei dazi e la Cina ha minacciato di svalutare la divisa. Pechino si sta muovendo su un doppio binario: da un lato apre la propria economia e si espande all’estero sostenendo uno yuan forte, dall’altro minaccia di svalutare se gli Usa insisteranno sul tema dei dazi. «A breve - conclude Cesarano - il rapporto dollaro-yuan potrebbe consolidare o correggere. Mentre in un orizzonte di tre o quattro anni la valuta di Pechino è destinata a rafforzarsi».

Dal 12 aprile è quotata su Mot ed Eurotlx un’obbligazione di Banca Imi denominata in renminbi: scadenza 2 anni, tasso fisso 4,15%, taglio minimo circa 1.300 euro. «Ampliando la nostra gamma di investimenti in valuta anche con il renminbi - spiega Alessandra Annoni, responsabile listed products di Banca Imi - stiamo consentendo agli investitori retail di poter accedere a questa asset class molto importante». Sempre in renminbi su Euromot dal luglio 2016 è quotato un bond della Banca mondiale. Relativamente ai fondi, Ubs Asset management ha lanciato il primo fondo Ucits domiciliato in Lussemburgo che utilizza il renminbi (Cny) come valuta di base. Il fondo investe in obbligazioni domestiche cinesi sia governative, sia corporate.

«Si tratta - spiega Giovanni Papini, ad di Ubs Asset management Italia - del terzo mercato obbligazionario globale e a partire dal 2019 entrerà a far farte degli indici Bloomberg di settore con un peso del 5%. Tutti i portafogli (fondi o gestioni)a benchmark dovranno quindi adeguarsi e il sostegno al mercato sarà significativo. I rendimenti lordi dei bond cinesi oggi mediamente viaggiano intorno al 4,65%. Negli ultimi due anni la valuta si è apprezzata verso il dollaro e ha una volatilità contenuta».

Il modo migliore per operare sulla valuta cinese rimane il forex. Ma attenzione alla scelta del broker. Noi operiamo con Etx Capital, intermediario autorizzato dalla FCA di Londra (non i classici broker inaffidabili di Cipro.) e con ottimi spread.

martedì 8 maggio 2018

Forex, puntare sulle valute asiatiche

Le divise e il debito di Paesi come Cina, Malaysia, Indonesia e Singapore offrono valore e rendimento La guerra dei dazi e il conflitto siriano stanno lasciando profonde tracce nel mercato dei cambi. Se, infatti, sui parterre azionari gli investitori mostrano di avere un certo autocontrollo, il listino dei cambi riflette senza filtri le incertezze che nascono dalle tensioni internazionali.

Il Foreign Exchange è il mercato più liquido al mondo, attivo per quasi 24 ore su 24; ma, a dispetto della elevata frequenza delle transazioni - o forse proprio per questo motivo - è lì che gli operatori stanno scaricando le maggiori inquietudini, scommettendo sugli avvenimenti politici ed economici per speculare oppure per proteggersi. Tutto ha origine dalla volatilità del dollaro Usa, che non a caso è l’epicentro della guerra dei dazi e del conflitto mediorientale.

Il biglietto verde è anche la valuta di riferimento per molte divise dei Paesi emergenti, a cui sono legate tramite una banda di oscillazione, che permette loro un certo agio senza la necessità di ribilanciare troppo spesso il controvalore. Uno dei casi più noti di valuta collegata al dollaro è quello dello Yuan cinese: proprio le conseguenze sulle Borse della sua svalutazione improvvisa nell’agosto del 2015 costituiscono un precedente che ha lasciato tracce profonde tra i trader e sono un monito a tenere d’occhio la potenza di un mare grande come quello del ForEx. Nei giorni scorsi, a patire di più sono state le monete coinvolte nell’escalation della battaglia commerciale e in quella militare in Siria: il rublo russo e la lira turca.

Un risparmiatore dell’Eurozona non coperto dalle oscillazioni del cambio, nei primi dieci giorni di aprile avrebbe perso oltre il 10% se esposto ad attività finanziarie in rubli (per esempio le azioni legate al settore del gas e delle risorse di base) e sopra il 5% con investimenti in lire turche, già in corso di indebolimento (da inizio anno sono scese dell’11%). Per molti analisti, le valute ad alto beta, cioè quelle che hanno una reattività notevole agli eventi, saranno giocoforza piegate dall’incertezza geopolitica, che è destinata a continuare nel prossimo futuro.

«Ci sono stati deflussi consistenti dagli investimenti in lire turche e in rubli a causa della prossimità alla Siria e alle nuove sanzioni contro la Russia; la tendenza di queste valute a deprezzarsi, infatti, non compensa il potenziale guadagno sul differenziale dei tassi di interesse». Negli ultimi anni, e nel 2017 in particolare, la diversificazione dei portafogli nelle valute emergenti è stata vincente, ma è venuto il momento di fare delle scelte oculate: «Il nostro messaggio - aggiunge Hall - è andare verso Est, dato che preferiamo di gran lunga l’esposizione al debito e alle valute asiatiche; c’è del valore nel credito a breve termine, soprattutto quello societario.

Per un investitore in euro, Paesi come la Cina, l’Indonesia, la Malaysia, Singapore e le Filippine, che hanno conti in attivo e ingenti riserve monetarie differenziate, hanno un valore e un rendimento relativo appetibile». Ancora più difficile, comunque, è identificare delle monete «sicure», perché con queste bufere da una parte all’altra del globo, anche la scelta di un porto riparato non è semplice. Il franco svizzero è troppo svantaggioso con i tassi negativi e lo yen è anch’esso ondivago; la divisa nipponica si è rafforzata in marzo e poi ha iniziato di nuovo a cedere.

domenica 6 maggio 2018

Oro e dollaro. Perché uno scende e uno sale

L'oro torna a vedere quota 1.315 dollari l’oncia. La distensione tra le due Coree e il rimbalzo del dollaro hanno zavorrato le quotazioni dell’oro, sceso ai minimi delle ultime sei settimane. I valori si sono attestati intorno ai 1.315 dollari l’oncia, con una flessione di poco inferiore all’1 per cento. Dal massimo relativo dell’11 aprile (1.370 dollari) la flessione è intorno al 4 per cento. Graficamente l’oro si sta avvicinando al supporto in area di 1.300 dollari: si tratta di un livello strategico che negli ultimi due anni ha rappresentato un valido spartiacque per la tendenza del metallo giallo.

L’abbandono di questa soglia potrebbe alimentare nuove vendite. Sono venuti meno gli acquisti legati al’oro come bene rifugio alla luce degli sviluppi geo-politici in Asia. L’incontro tra i leader della Corea del Nord e del Sud con la promessa di pacificazione, dopo l’armistizio firmato 65 anni fa, e soprattutto l’annuncio della chiusura del sito per i test nucleari da parte di Kim Jong-Un hanno portato un clima di maggiore distensione internazionale. L’azionario internazionale ne ha tratto benefici e i flussi di investimento continuano a privilegiare in questa fase gli asset più sensibili al rischio.

A tenere sotto pressione i valori dell’oro ha inciso pesantemente anche la dinamica del dollaro, che ha messo a segno un vistoso rimbalzo: il dollar index è salito ai massimi da inizio anno. In questo contesto acquistare oro, fuori dall’area dollaro, diventa più costoso e la domanda ne risente. Per quanto riguarda le evoluzioni del biglietto verde i riflettori sono puntati sull’esito del Fomc della Fed in programma mercoledì: gli ultimi dati macro, a partire dal Pil, confermano il gran momento dell’economia Usa suffragata da trimestrali aziendali superiori alle attese. Il mercato vuol capire se ci saranno altri due o tre rialzi dei tassi.

I rendimenti obbligazionari nel frattempo continuano a salire e se il rendimento del governativo decennale è balzato al 3%, ai massimi da oltre 4 anni, quello che sorprende maggiormente è l’appiattimento della curva con il balzo del biennale al 2,5%. Lo spread tra biennale e decennale è sceso ai minimi di 50 punti base: gli asset in dollari sono particolarmente remunerativi se confrontati a quanto accade in Europa e in Asia e tutto questo va a sfavore dell’oro che non paga dividendi. 

Neanche lo spettro della ripresa dell’inflazione al momento sembra dare un sostegno significativo al metallo giallo. Il rendimento reale del governativo decennale, depurato dall'inflazione, è salito allo 0,76% nelle ultime settimane, al massimo da oltre 4 anni. Il rialzo del rendimento reale è un indicatore molto sensibile per il prezzo dell’oro e fasi di rialzo di questo rendimento si accompagnano a fasi non troppo positive per l’oro.

sabato 21 aprile 2018

Perché l'euro sale. E quale sarà il trend con il dollaro per fine 2018

La fine del piano espansivo della Bce si avvicina (attualmente fissata al 30 settembre) e così inizia il pressing all’interno del consiglio direttivo sulle modalità con cui dovrà essere schedulato il percorso di “normalizzazione” dei tassi. Edward Nowotny, presidente della Banca centrale d’Austria e membro del board della Bce con diritto di voto, ha alzato la posta ieri, spiegando in un’intervista alla Reuters, che ben vedrebbe la prima stretta nell’ordine di 20 punti base, il doppio rispetto ai 10 che oggi i mercati scontano per la prima parte del 2019. «Non avrei problemi a portare come primo passo dal -0,4% a -0,2%, il tasso sui depositi prima di rialzare il tasso principale (attualmente pari a zero, ndr)».
Che Nowotny sia un falco e quindi generalmente più proiettato verso politiche più restrittive rispetto ad alcuni colleghi del consiglio era noto. In ogni caso le sue parole hanno suscitato un effetto immediato sul mercato valutario. L’euro ha avuto uno scatto al rialzo di oltre mezza figura portandosi da 1,232 a 1,2380. Dopodiché nel corso della giornata l’accelerazione si è un po’ attenuata ma alla fine il bilancio delle parole di Nowotny è stato quello di imprimere una nuova forza relativa alla moneta unica che negli ultimi 12 mesi può esibire una rivalutazione sul dollaro del 17%. Si può dire che c’è stato un “effetto-Nowotny” sul mercato dei cambi anche perché lo stesso si è sbilanciato sul percorso che la Bce potrebbe seguire nei prossimi mesi.

La Bce dovrebbe comunque tenere un approccio graduale, smantellando prima il programma di acquisto bond da 2.550 miliardi di euro, cosa che spianerebbe in seguito la strada al primo rialzo del costo del denaro dal 2011. I tassi di interesse, ha ribadito, resteranno ai livelli attuali «ben oltre» la fine del piano di stimoli (la Bce non ha fissato scadenze, ma secondo gli esperti il primo giro di vite potrà arrivare ad aprile o maggio 2019). «Questa è la struttura».

Idee più chiare quindi anche per gli investitori. A questo punto l’ipotesi che la Bce prolunghi gli acquisti di titoli anche nel 2019 si è ridotta al lumicino. Dalle parole di Nowotny la sequenza appare piuttosto chiara. I tassi resteranno piuttosto bassi a lungo ma saliranno comunque rispetto agli attuali minimi storici, con il tasso sui depositi (che riguarda le riserve di liquidità che le banche parcheggiano nel conto che hanno presso la Bce) che sarà il primo a muoversi dalle attuale sabbie mobili (-0,4%).

Opera sul cambio sfruttando i migliori broker sul Forex, come Etx Capital (società seria quotata a Londra, evita i tanto pubblicizzati intermediari su Internet che hanno sedi a Cipro o in posti esotici senza controlli)

mercoledì 18 aprile 2018

Previsioni Bitcoin per il 2018. Ecco a che prezzo investire

Le performance strabilianti del 2017 appaiono un lontano ricordo. Per il Bitcoin e le altre criptovalute questo primo scorcio del 2018 è stato assolutamente da dimenticare: nei confronti del dollaro il Bitcoin è precipitato di oltre il 50% nel trimestre. Dicembre è stato il mese di maggiore euforia con le quotazioni arrivate a ridosso dei 20mila punti, in concomitanza anche con il lancio dei “future” sui mercati regolamentati Usa.

Da allora è iniziata una fase discendente che ha spinto i valori nelle ultime sedute poco sotto i 7mila dollari. Nei confronti dell’euro le quotazioni sono scese intorno a quota 5.500, realizzando anche in questo caso una sorta di doppio minimo in linea con la discesa di inizio febbraio. La fase è delicata: se venisse abbandonato questo livello ci sarebbero spazi per ulteriori cali. Al contrario solo oltre 9mila dollari il Bitcoin uscirebbe da questa fase di incertezza dando un primo segnale di forza. Gli sviluppi del primo trimestre hanno evidenziato che le criptovalute non sono asset decorrelati rispetto all’azionario: alcuni ipotizzavano che l’incertezza sull’equity avrebbe determinato una sorta di rivalutazione del Bitcoin come asset alternativo.

Così non è stato. I fattori del crollo sono molteplici. Intanto l’euforia che si era sviluppata nel corso del 2017 e che aveva portato a un’impennata eccezionale dei valori del Bitcoin con un incremento addirittura del 1.500%. Negli ultimi mesi si sono diffusi sempre di più i timori di regolamentazione e di interventi sulle piattaforme a livello internazionale dopo che l’Asia ha fatto da apripista. Il fenomeno delle criptovalute è diventato di grande rilevanza ed è finito nel mirino delle istituzioni governative e delle banche centrali. Ci sono stati poi dei segnali che hanno ridotto la fiducia intorno al Bitcoin. Segnali apparentemente marginali, ma indicativi del clima attuale, come quelli di alcuni social di rifiutare la pubblicità delle stesse criptovalute. Tutto questo ha drasticamente ridotto la capitalizzazione di tutte le divise digitali precipitate a 250 miliardi di dollari, con oltre 200 miliardi lasciati sul terreno in tre mesi.

Attenzione: dal 2018 devi dichiarare gli investimenti e i guadagni conseguiti con il bitcoin e le altre criptovalute nel 2017. Puoi trovare tutti i dettagli sulla tassazione dei bitcoin in questo libro.

martedì 17 aprile 2018

Previsioni 2018 euro sterlina

Nella parte centrale del 2015 il rapporto EUR/GBP è arrivato in area 0.70 continuando a tenere una dinamica volatile per tutto l’anno. L’ampio trading range – tra 0.70 e 0.74 è terminato solo a dicembre quando, diversamente dalla Fed, la Bank of England non ha alzato i saggi chiarendo come le condizioni fossero cambiate per prevedere un rincaro del costo del denaro. L’ulteriore aggiunta di dati macro deludenti per la crescita interna, ha alimentato la debolezza del pound.

Tecnicamente, l’impennata del cambio partita a fine 2015 è proseguita nella prima parte del 2016, violando di slancio tutte le moving average e riportando i corsi sopra gli 0.81 circa; successivamente, intorno a giugno, si è avuto un pull-back sulla MA100 per l’attesa della possibile vittoria del “NO” nel referendum sull’uscita del Regno Unito dalla UE.

L’esito, viceversa, favorevole alla Brexit, ha provocato una nuova ondata di vendite sul pound, che ha condotto l’EUR/GBP a un altro strappo al rialzo, oltre quota 0.85; la decisione poi presa a fine estate 2016 dalla BoE di tagliare il tasso target (-25 bps) e incrementare il QE ha prodotto una nuova accelerazione del cross che in poco tempo ha raggiunto area 0.875, per poi segnare il top a 0.94.

Il successivo andamento del rapporto è stato influenzato soprattutto dai negoziati con l’UE per la determinazione delle condizioni di abbandono: in un quadro di elevata volatilità, dopo la tenuta del supporto in area 0.84 (38.2% Fibonacci), le difficoltà interne ed esterne al proprio partito che la premier May ha dovuto affrontare nella conduzione delle trattative hanno rispedito i prezzi vicino al suddetto massimo che però ha agito come resistenza; ne è derivata una fase di lateralità in cui la sterlina ha anche beneficiato del rialzo del tasso target (+25 bps) operato dalla BOE ad inizio novembre 2017.

Lo stretto trading range che si è sviluppato attorno a 0.88 (23.6% Fibonacci) sembra non avere riscontrato ancora una decisa rottura, anche se il recente via libera condizionato al periodo transitorio e la pubblicazione delle linee guida dell’UE sul quadro normativo per i futuri rapporti con il Regno Unito stanno concentrando gli scambi sul lato inferiore del canale.

Opera sul cambio sfruttando i migliori broker sul Forex, come Etx Capital (società seria quotata a Londra, evita i tanto pubblicizzati intermediari su Internet che hanno sedi a Cipro o in posti esotici senza controlli).

domenica 15 aprile 2018

Previsioni Forex - dollaro neozelandese in spolvero, corona norvegese no

Il Dollar Index nell’ultimo mese, infatti, su due settimane sono stati registrati sia un rialzo dello 0.4% sul prezzo spot sia una tendenza crescente rispetto alla moving average. Seppur in presenza di variazioni pressoché poco significative a causa dei movimenti erratici, il biglietto verde sta tentando di allontanarsi dai livelli di minimo dell’ultimo triennio raggiunti agli inizi dello scorso febbraio. Gli elementi che stanno influenzando le performance dello USD sono molteplici e agiscono in modo contrastato. Da un lato la politica monetaria della Fed è chiaramente indirizzata verso un abbandono dell’orientamento dovish, dall’altro la Casa Bianca è intenta nell’attuare interventi di tipo protezionistico che alimentano timori di una possibile guerra commerciale, in primis nei confronti della Cina.

Si è interrotta da circa un mese la corsa dell’euro nei confronti del dollaro statunitense. Gli investitori restano in attesa di nuovi driver. Al momento permangono variabili di rischio al ribasso per la congiuntura europea, pertanto, se fosse necessario, la BCE ha fatto presente di poter ancora prolungare il quantitative easing oltre la naturale scadenza di settembre, eliminando però il riferimento ad un eventuale aumento degli acquisti di bond.

Il recupero dello USD, in qualità di currency rifugio, ha ridotto l’appeal del franco svizzero e dello Yen, quest’ultimo influenzato anche dall’incertezza sui tempi e sui modi di riduzione dello stimolo monetario della BoJ.

La sterlina si è indebolita sul dollaro USA e si è apprezzata sull’euro. Influente nelle scelte degli operatori è il susseguirsi di trattative tra Bruxelles e Londra in merito alla Brexit dall’UE.

L’Euro prosegue la propria tendenza crescente rispetto alla media mobile ad un anno nei confronti della corona svedese. Il Paese scandinavo, pur chiudendo il 2017 con in PIL in crescita, presenta ancora alcuni segnali poco incoraggianti. Il mercato immobiliare, infatti, resta in una fase negativa con un continuo calo dei prezzi. Dalle ultime minute della Riksbank, inoltre, si segnala che quattro dei sei membri del Board hanno espresso preoccupazioni per la debole dinamica salariale che potrebbe portare ad un ulteriore rinvio del rialzo dei tassi.

La corona norvegese ha perso terreno nei confronti sia del dollaro sia dell’euro, penalizzata dal calo delle vendite al dettaglio di febbraio (-0.6%). Tuttavia, il dato non dovrebbe portare la Norges Bank a rivedere le scelte riguardo al prossimo rialzo dei tassi che dovrebbe arrivare a settembre.

Il dollaro neozelandese si è apprezzato nei confronti delle principali valute di riferimento. Il principale driver è stato il miglioramento del clima di tensione tra USA e Cina in merito alla guerra commerciale che potrebbe avere un forte impatto sul commercio globale. Un altro sostegno alla moneta è giunto dalle ultime aste GDT (Global Dairy Trade) che hanno registrato un calo inferiore alle attese del prezzo de latte. Il settore dei latticini pesa per più del 7% sul GDP della Nuova Zelanda che è il maggior esportatore mondiale.

domenica 8 aprile 2018

I veri rischi per l'Italia nel dopo elezioni

Il risultato elettorale è stato giudicato dagli analisti finanziari peggiore rispetto alle attese. I mercati si aspettavano certamente che nessuna delle tre fazioni politiche avrebbe raggiunto un numero sufficiente di voti per governare, ma allo stesso tempo ci si attendeva che grazie ad un numero limitato di parlamentari pescati dalle minoranze, si sarebbe potuto creare un governo almeno di transizione. Oggi questo è molto più difficile, ma se si guarda l’andamento dei titoli di Stato, all’apparenza, sembra che il mercato non sia preoccupato.

Dal 2011 anche i meno esperti hanno imparato il termine “spread”. Persino i ragazzi che nel 2011 erano bambini associano la parola spread al lupo cattivo. Questo mostro da incubi notturni sembra però si sia addormentato. Lo spread famoso, che non è altro che la differenza di rendimento dei titoli di Stato decennali tedeschi rispetto a quelli italiani, si è mosso poco. La Bce sembrerebbe tenere il lupo sedato.

Spread Italia Spagna

Ciò però non significa che sia morto. La nuova realtà è che non si deve più guardare lo spread fra Italia e Germania, ma è il caso di andare a guardare l’andamento del differenziale di rendimento fra i titoli di Stato spagnoli e quelli italiani. Se verso la Germania noi abbiamo mantenuto uno spread fra i 130 ed i 140 punti base, è verso la Spagna che si può notare un andamento molto preoccupante. Dal dopo elezioni lo spread Italia-Spagna è salito di oltre mezzo punto percentuale, che di questi tempi è un’enormità e non è che la Spagna se la passi meglio coi suoi problemi baschi.

Rischio banche italiane

Un altro parametro per avere il termometro del giudizio del mercato è l’andamento di alcune banche italiane.

E non perché esposte al rischio derivante dai titoli di Stato da loro detenuti; ma perché l’incertezza politica e lo spostamento verso nuove ricorsi di consensi fra gli elettori si trasformerà ancora di più nella protezione dei debitori a scapito dei creditori. I più importanti creditori rimangono le banche. Che continuano ad avere grosse masse di crediti deteriorati, ma anche di crediti attualmente in bonis che potrebbero diventare presto deteriorati se un nuovo governo di transizione approvasse nuove norme a protezione dei debitori a scapito dei creditori.

Il primo indicatore diventa così l’andamento di Mps, solo per citarne una su tutte. Le banche che hanno nel proprio bilancio questa eredità di crediti dal passato sono l’altro nuovo termometro del rischio Paese insieme allo spread verso la Spagna e non più verso la Germania. Ricordando Rovelli: la realtà si trasforma.

E' per tale ragione che consigliamo da tempo di avere una via d'uscita. Per esempio aprire un conto in Svizzera, dove spostare immediatamente i soldi alle prime avvisaglie di problemi. Prevenire è sempre meglio di curare, vale per il tuo corpo ma anche per il tuo portafoglio.

sabato 7 aprile 2018

Previsioni sul dollaro dopo i rialzi della Fed

Il primo meeting del Fomc della Fed sotto la presidenza Powell non ha fino a questo momento risollevato le sorti del dollaro. La banca centrale ha portato i tassi di riferimento all’1,75% lasciando intendere che ci saranno altre due strette nel 2018 con i tassi attesi al 2,15%. Sono state riviste anche al rialzo le stime di crescita, ma tutto questo non è bastato a dare tono al dollaro. Evidentemente le aspettative del mercato relative alle strette e soprattutto in tema di inflazione sono rimaste deluse. Il dollar index, che sintetizza il valore del biglietto verde nei confronti delle principali divise, resta molto debole. Si muove in area 89 punti, ancora distante dalla resistenza in area 91 il cui superamento potrebbe rappresentare un primo segnale di forza della valuta di riferimento a livello internazionale.

Questo si traduce in un ’impostazione di fondo che resta ancora favorevole alla moneta unica. Il principale cross internazionale, euro-dollaro, resta ancora impostato al rialzo sebbene fino a questo momento ogni tentativo di andare oltre 1,25 sia fallito. Il livello strategico di medio termine è rappresentato dall’area di 1,2030: fino a quando le contrattazioni si manterranno sopra questo supporto l’euro resta ben impostato. Parallelamente il dollaro resta debole anche verso la seconda divisa globale, lo yen.

Il cross in questione fatica a riconquistare area 107. Il rapporto tra dollaro e divisa nipponica è un ottimo termometro per il rischio a livello globale: un suo indebolimento solitamente va a braccetto con un deterioramento del quadro per l’azionario. E sul mercato i primi segnali si stanno concretizzando. È necessario quindi che il cross si riporti sopra 107 per dare un contesto di maggiore serenità ai listini azionari globali.

 Tutto questo parallelamente si traduce anche in una buona tenuta dell’oro, che si mantiene stabile sopra area 1.300 dollari e che soprattutto ha interrotto la striscia negativa dell’ultimo anno che lo vedeva perdere costantemente forza relativa nei confronti di Wall Street.

Per operare sul Forex, utilizza un broker affidabile oltre che autorizzato. Noi operiamo con Etx Capital, intermediario inglese storico regolato dalla FCA di Londra.

mercoledì 4 aprile 2018

Illecito investire in bitcoin?

Ha fatto rumore, nei giorni scorsi, la decisione dei magistrati di Roma che hanno sequestrato il sito cryp.trade. C’è chi si è spinto a titolare «Illecito offrire bitcoin sul web». Non è così: l’intervento dei giudici è arrivato dopo due delibere della Consob, la 20110 del 13 settembre e la 20207 del 6 dicembre 2017, con le quali la Commissione ha prima sospeso e poi vietato l’offerta al pubblico in Italia di “investimenti di natura finanziaria” promossi sul sito dalla società Cryp Trade Capital.

Alla base non c’è stata l’idea di vietare l’offerta di cripto, ma il fatto che il sito le pubblicizzasse come “portafogli di investimento” e garantisse “rendimenti mensili dal 17 al 29%”: due fattispecie che hanno fatto scattare il reato di abusivismo finanziario (articolo 166 del Testo unico della finanza) sanzionato dai magistrati. In assenza di fattispecie di investimento e di promesse di rendimento, infatti, la Consob non può intervenire sulle cripto.

Il tema dei rischi delle cripto per i consumatori è stato ribadito lunedì 19 marzo da Banca d’Italia, che ha fatto sue le posizioni concordate il 12 febbraio dalle autorità di controllo europee ed è poi approdato alla riunione dei ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche centrali del G20 a Buenos Aires. Secondo il Financial Stability Board le cripto presentano rischi minimi per la stabilità finanziaria, perché anche ai massimi di mercato valevano “solo” l’1% del Pil globale, ma «sollevano molte questioni sulla protezione dei consumatori e degli investitori, così come per il loro uso per attività illecite, riciclaggio e finanziamento del terrorismo».

Intanto, dopo Google e Facebook, anche Twitter proibirà le pubblicità su bitcoin e cripto. Ma su siti come plus500 (broker che su questo sito abbiamo sempre sconsigliato  a prescindere) si possono compravendere contract for difference (Cfd) sulle criptovalute, mentre su piattaforme come eToro è possibile comprarle direttamente. La decisione dei giudici di Roma inoltre non tocca gli exchange, le “borse” online sulle quali vengono scambiate le criptovalute. Proprio le exchange, salvo quelle regolamentate, sono vere black box, “scatole nere” dalle quali non si riesce a capire se i dati sugli scambi siano reali o, piuttosto, se la domanda e l’offerta che asseritamente vi si incrociano siano invece manipolate. Le exchange non regolamentate sono dunque il vero tallone d’Achille per la trasparenza e la fondatezza delle quotazioni delle criptovalute.

Puoi trovare tutti i dettagli sulla tassazione dei bitcoin in questo libro.

lunedì 2 aprile 2018

Previsioni Forex per aprile: dollaro, sterlina, yen e corona

Il Dollar Index nell’ultimo mese, facendo registrare un rialzo dello 0.8% a due settimane con una tendenza crescente rispetto alla MA a due settimane. Tale andamento risente della cautela del mercato circa i dati relativi all’inflazione USA nonostante lo stesso stia prezzando un quarto rialzo per l’anno in corso sui tassi da parte della Federal Reserve. Sul fronte interno, Trump ha licenziato il segretario di Stato Tillerson e lo ha sostituito con il direttore della CIA Pompeo che ha confermato la linea dura dell’Amministrazione sulle questioni di politica estera incluso il piano nucleare iraniano e della Corea del Nord.

Si è interrotta da circa un mese la corsa dell’euro nei confronti del biglietto verde – con il cambio che si sta muovendo in un trading range in area 1.2150-1.2550 - con gli investitori che si sono concessi qualche presa di profitto in attesa del primo rialzo dei tassi del 2018 da parte della Fed e di conoscere le prospettive sulle prossime strette monetarie.

Il sentiment sostanzialmente risk-low ha favorito la ricerca di protezione e quindi l’acquisto dello Yen. La valuta nipponica - in parte influenzata dalle preoccupazioni per la tenuta del governo di Shinzo Abe - se nei confronti dell’euro ha continuato a rafforzarsi, rispetto allo USD si è indebolita per il recupero di quest’ultimo. Restano alcuni fattori d’incertezza riconducibili ai tempi e ai modi della riduzione dello stimolo monetario da parte della BoJ. Un rialzo del target dei tassi d’interesse costituirebbe un forte supporto per la currency.

La sterlina ha proseguito il proprio trend di apprezzamento. A riguardo, resta forte l’attesa per il meeting della BoE di domani anche se, alla luce dei deboli dati sull’inflazione di febbraio, non ci si attende un imminente annuncio di modifica del bank rate. Si segnala, infine, che i negoziati su Brexit sembrano essere arrivati ad un punto di svolta dopo che l’UE ha recentemente pubblicato una bozza di accordi di recesso. Il governo May non sembra però capace di esprimere un’unica posizione condivisa, aumentando il rischio di arrivare alla soluzione no-deal sostenuta dall’ala oltranzista.

Registra una tendenza decrescente rispetto alla media mobile a tre mesi il cambio EUR/NOK. La corona norvegese ha beneficiato dell’annuncio della Norges Bank di un percorso di rialzo del tasso di riferimento maggiore delle attese, elevando le probabilità di una modifica di 25bp entro l’anno.

Orientamento alla debolezza per le monete Oceaniche che scontano i rischi di una possibile guerra commerciale di natura globale innescabile con il protezionismo della Casa Bianca. A tal proposito, sia l’Australia sia la Nuova Zelanda fanno molto affidamento sull’export di materie prime e la Cina rappresenta un vitale mercato di sbocco. Il dollaro neozelandese e quello australiano continuano ad indebolirsi anche per la politica monetaria accomodante delle rispettive Banche centrali. Non ci si aspetta che la Reserve Bank of New Zeland e la Reserve Bank of Australia possano variare nel breve periodo il livello dei tassi d’interesse di riferimento che restano ai minimi.

domenica 18 marzo 2018

IForex24 e altri broker forex non autorizzati in Italia

Sta diventando un incubo la lettera “X” per gli uomini della Commissione di controllo per le società e la Borsa. Sì perché le società con la “X” di Forex nella ragione sociale si moltiplicano ogni giorno e vanno censite, analizzate, verificate e, se del caso, rese inoffensive.

Il motivo? Spesso offrono servizi di investimento senza essere autorizzate a farlo e altrettanto spesso si possono rivelare delle autentiche frodi ai danni del pubblico risparmio. Quasi sempre questi soggetti agiscono in plateale violazione dell’articolo 18 del Testo unico della finanza e sono soggetti non autorizzati. Il veicolo è invariabilmente lo stesso: un sito web dal quale gli «operatori» esortano sprovveduti investitori, accalappiati grazie ad accattivanti banner pubblicitari che campeggiano sui social network, a investire su commodities, oppure su metalli preziosi oppure ancora su valute e su opzioni binarie.

L’ultimo caso preso in esame dalla Consob riguarda la IForex24 che sul proprio sito (ora oscurato) invitava gli investitori a registrarsi (compilando un apposito modulo) per aprire un conto online sul quale operare su valute e sui Cfd (strumenti derivati il cui acronimo sta per contracts for difference).

A differenza di molti altri siti del genere, la IForex24 non ha la propria sede a Cipro ma alle Marshall Islands, una repubblica posta nell’arcipelago della Micronesia, in Oceania dove ha la propria sede la IForex24 Ltd. Una volta intercettato il cliente veniva ovviamente esortato a investire del denaro e aprire un conto online che, a seconda della capienza, era battezzato: Premium, Standard e Vip. Una volta aperto il conto il cliente, come sempre più spesso accade in questo genere di operazioni, veniva contattato telefonicamente da sedicenti “consulenti” con il compito di guidarlo passo dopo passo nelle scelte di investimento.

Il punto è che al pari di molti altri operatori attivi in questo prolifico settore, i signori della IForex24 non risultano essere autorizzati alla prestazione di servizi di investimento in quanto non iscritta all’Albo tenuto dalla Consob, né quello dedicato alle Società di intermediazione mobiliare né a quello delle imprese di investimento di Paesi terzi. Di qui l’ordine della Commissione, del non ancora insediato presidente Mario Nava, di porre termine alla violazione. Visto che la Consob può nei confronti di chiunque offre o svolge servizi o attività di investimento tramite la rete internet senza esservi abilitato a rendere pubblica anche in via cautelare, la circostanza che il soggetto non è autorizzato allo svolgimento delle attività.

Ribadiamo che oggi non basta scegliere un broker autorizzato. Come indicato nell'articolo, molti lo sono ma grazie al fatto di aver una fittizia sede legale a Cipro, paese che essendo nella UE, consente automaticamente di aver l'autorizzazione in tutti i paesi dell'Unione. Il problema è che i controlli dell'autorità di Cipro sono molto più blandi di quelli della Consob italiana o la FCA inglese. A tal proposito consigliamo e operiamo con ETX Capital, quotata a Londra, sede nella medesima città e ottimi spread sulle principali coppie.


sabato 17 marzo 2018

Previsioni Forex per aprile 2018 - euro, dollaro, yen, sterlina, corona

Il Dollar Index nelle ultime due settimane ha continuato a muoversi lungo un sentiero negativo (-0.3%), avvalorando il lungo trend di debolezza registrato a livello mensile (-0.6%), trimestrale (-4.2%) e annuale (-11.2%). Nonostante ciò, la tendenza mostra prezzi superiori alla moving average mensile. Il biglietto verde, pur mantenendosi su livelli di minimo storico dell’ultimo triennio, sta tentando comunque di recuperare terreno sulle attese di una prosecuzione dell’exit strategy dalla politica monetaria dovish della Fed.

I verbali dell’ultimo FOMC hanno evidenziato, infatti, che i membri del board sono più decisi sulla necessità di procedere con nuovi rialzi dei tassi d’interesse. Dallo stesso documento è emerso altresì un miglioramento rispetto a dicembre delle stime sulle prospettive economiche. Un rialzo del costo del denaro in marzo sembra essere già cosa prezzata, gli investitori stanno valutando nel frattempo anche la possibilità che possano esser attuate entro la fine dell’anno ben quattro strette.

L’Euro nei confronti dello USD continua la sua corsa verso l’alto, sostenuta da una presunta normalizzazione anticipata della politica monetaria accomodante della BCE. Dopo la nomina dello spagnolo de Guindos, alla vice presidenza al posto di Costancio, resterà da capire chi potrà succedere a Draghi per la presidenza. La scelta potrebbe portare a situazioni con modalità e tempi alquanto diversi di abbandono del sostegno monetario alla congiuntura.

La ricerca di protezione espressa dagli investitori - venutasi ad alimentare al permanere di uno scenario poco delineato su quelle che saranno le prossime mosse delle principali Banche centrali - continua a favorire lo Yen.

Il dollaro neozelandese si è rafforzato nei confronti della moneta USA e di quella europea, sostenuto da un incremento nei prezzi delle materi prime e da una prospettiva positiva per la crescita globale. L’Outlook stabile confermato da Fitch a livello “AA” ha compensato la decisione della RBNZ di mantenere i tassi di riferimento ai minimi storici, a causa della dinamica inflazionistica che stenta a risalire.

Prosegue il trend crescente, rispetto alla media mobile ad un anno, dell’euro nei confronti del dollaro canadese. In particolare, si segnala che il cambio ha registrato la maggior variazione positiva dall’inizio dell’anno rispetto a tutte le altre valute considerate. Dallo scorso luglio la Bank of Canada ha deliberato tre rialzi dei tassi d’interesse di riferimento, ma un raffreddamento delle aspettative riguardo il prosieguo di tale restringimento monetario è giunto con la statistica riferita all’occupazione, che è calata a gennaio rispetto a dicembre.

La corona svedese continua a deprezzarsi nei confronti sia dell’euro sia del dollaro americano, registrando in quest’ultimo caso la maggiore volatilità a 21 e 65 giorni dell’intero basket di valute considerate. L’economia scandinava si conferma in salute, ma nel suo ultimo comunicato la Riksbank ha confermato che nel corso dell’anno ci sarà un rialzo del costo del denaro ed avverrà solo nel secondo semestre.

ps. ricorda di operare sul Forex con broker autorizzati, affidabili e convenienti. Noi lavoriamo con Etx Capital, società inglese quotata alla Borsa di Londra e vigilata dalla severa FCA (non le assurde autorità di paesi come Cipro, Russia o Israele dove tanti broker hanno sede).

sabato 24 febbraio 2018

Previsioni Euro, dollaro, yen, sterlina post elezioni italiane

Il Dollar Index ha ritracciato positivamente nelle ultime due settimane (+1.2%), interrompendo per il momento il lungo trend di debolezza registrato a livello mensile (-1.8%), trimestrale (-4.9%) e annuale (-10.0%). La tendenza mostra prezzi superiori alla media mobile quindicinale. Alla base di questa inversione vi è stato il buon dato sui payroll americani che ha rafforzato l’attesa tra gli investitori che a fronte di un’inflazione in progressivo miglioramento e orientata al raggiungimento del target della Federal Reserve, nei prossimi mesi ed entro la fine del 2018 vi possano essere tre rialzi dei tassi d’interesse.

Per contro, l’Euro nei confronti del biglietto verde si è allontanato dal livello di massimo degli ultimi tre anni, raggiunto per lo più sul consenso di una normalizzazione anticipata della politica monetaria accomodante della Banca Centrale Europea. Relativamente alle currency scandinave, sia la Corona norvegese sia quella svedese hanno perso terreno nei confronti di USD ed Euro. La Norges Bank nella riunione di fine gennaio ha deciso di mantenere invariato il policy rate al +0.50% a fronte di un quadro economico invariato rispetto a dicembre.

La Riksbank, in considerazione di recenti statistiche economiche svedesi deludenti - in primis la congiuntura che permane pressoché stagnante - dovrà esser ancor più cauta del previsto nell’uscire dalla politica monetaria accomodante. Le ultime due settimane hanno visto risalire il grado di volatilità sui mercati, con un deciso atteggiamento di risk-off da parte degli operatori. Di conseguenza, gli acquisti si sono concentrati sulle principali valute rifugio. Al riguardo, il Franco svizzero ha proseguito il trend iniziato già a metà gennaio.

 Anche lo Yen si è apprezzato sull’euro, ma si è mosso in controtendenza rispetto al dollaro USA, a causa del ritrovato slancio del biglietto verde sostenuto dai timori di un rialzo del costo del denaro più rapido del previsto. Per quanto riguarda l’economia giapponese, continua la debole dinamica inflazionistica che ha portato la BoJ a mantenere invariata la politica monetaria e ad effettuare un’operazione straordinaria di acquisto titoli a lungo termine.

 Il secondo maggior apprezzamento dell’Euro è avvenuto nei confronti della Sterlina inglese, ancora penalizzata dalle incertezze riguardo Brexit. Secondo il governatore Carney, l’uscita dall’UE sta costando circa 10 miliardi di sterline l’anno, penalizzando la crescita del GDP. Infatti, anche se l’economia da giungo 2016 ha fatto meglio delle previsioni della BoE, nei primi tre trimestri del 2017 il ritmo di espansione è stato il più basso tra quelli del G7.

Il dollaro australiano si è indebolito nei confronti sia della moneta statunitense sia di quella europea. Nella sua prima riunione dell’anno la RBA ha mantenuto invariati i tassi di riferimento, dopo che i dati CPI relativi al Q4 2017 si sono mostrati inferiori alle attese. Inoltre, i prezzi dei metalli sono stati più deboli ed il generale clima di avversione al rischio sui mercati non ha favorito la valuta oceanica.

martedì 20 febbraio 2018

Nuove regole per Cfd e opzioni binarie

Primo banco di prova di product intervention Misure anche per i Cfd Nuovo capitolo nella strategia dell’Esma contro gli strumenti finanziari più speculativi. L’autorità europea ha avviato una sorta di consultazione, che si chiude lunedì prossimo, in vista di possibili misure restrittive nei confronti dei Cfd, rolling spot forex e delle opzioni binarie, utilizzate dal retail.

Potrebbe trattarsi di una delle prime applicazioni della “product intervention” prevista dall’articolo 40 del regolamento Mifir, entrato in vigore a inizio gennaio. Misure temporanee della durata massima di tre mesi il cui obiettivo è quello di proteggere gli investitori retail da strumenti non giudicati idonei.

Le proposte da applicare concretamente per i Cfd sono cinque. Si tratta di una limitazione della leva per i clienti retail con un massimo di 30 volte. Un meccanismo di stop automatico degli ordini, una perdita non superiore al capitale investito, lo stop ai bonus per incentivare il trading e un sistema di warning standardizzato per il rischi dello strumento. Per le opzioni binarie la proposta è lo stop alla clientela retail.

Il mondo dei broker appare diviso. «Siamo molto soddisfatti - sottolinea Gian Paolo Bazzani, Ad Saxo Italia - delle proposte avanzate da Esma per rendere più armonizzata la disciplina Ue. Una leva eccessiva crea dei rischi troppo elevati per i clienti e quindi siamo favorevoli a un “cap”, questo è in linea con il modello di business che abbiamo adottato. Siamo ovviamente attenti al tema dello stop automatico e al fatto che il cliente non possa perdere più del capitale investito, come avviene già in Germania. In Saxo Bank siamo già pronti su tali aspetti».

Solleva obiezioni invece Ig in tema di riduzione della leva e di cancellazione tout court delle opzioni binarie senza distinguere tra scommesse pure e strumenti scambiabili. «L’obbligo di portare la leva sui Cfd tra 5 e 30 - dice Alessandro Capuano, head of italian desk Ig Markets - lo troviamo sproporzionato rispetto agli obbiettivi che si fissa di raggiungere con le nuove regole. Siamo consapevoli che una leva troppo spinta può danneggiare il cliente retail, ma il porre un limite stringente rischia di far proliferare broker offshore che non dovranno attenersi alle regole Ue».

 L’altro punto che viene contestato è lo stop loss automatico per ogni singola operazione in base a un livello predefinito. «In questo modo - continua Capuano - viene vanificato l’utilizzo del Cfd in chiave di hedging, utilizzo molto diffuso oggi. Con lo stop che scatta in automatico il trader non può più coprire l’operazione che ha aperto. Problemi sorgono anche con lo spread trading. Siamo infine d’accordo sul fatto che la perdita non può andare oltre al capitale investito e sullo stop ai bonus per fare trading» .

Personalmente sono favorevole a queste limitazioni visto l'aggressività con cui alcuni operatori guadagnano su sprovveduti risparmiatori. Non operare sulle opzioni binarie che sono alla stregua di una scommessa. I cfd invece sono strumenti finanziari su cui si può operare, basta scegliere un broker affidabile e conveniente. Da tempo ormai opero e consiglio Etx Capital.


domenica 18 febbraio 2018

Truffe e fregature sul Forex. Come scegliere il broker giusto

Riporto questa lettera dal Sole Plus in quanto esemplare di come molti risparmiatori italiani si facciano allettare e fregare da proposte di investimento legate al Forex.

Dopo avere letto il vostro numero del 11 novembre 2017, in cui si dava notizia che è “allo studio delle Authority una stretta su strumenti e piattaforme di trading”, mi sono deciso a inviarvi il resoconto della mia esperienza con una tra le tante piattaforme estere che operano in Italia nella modalità che descrivo. Anche a beneficio di chi dovesse entrare in contatto con la società di trading sul forex racconto in sintesi la mia esperienza. Alla fine del mese di luglio 2017 ricevo una delle solite telefonate di telemarketing (da un numero telefonico italiano di Torino) con la quale mi viene chiesto se fossi interessato a operazioni di trading online.

L’argomento mi incuriosisce, non avendo mai operato in tale ambito, ma declino l’invito per mancanza di tempo. L’interlocutore, tale signor E. B., in maniera pressante, ma gentile, mi propone di risentirci a distanza di un mese, come puntualmente avviene il 29 agosto. Nel corso di questa lunga telefonata il signor E.B., voce giovanile con accento anglo-italiano, mi illustra i servizi di trading forniti dal sito di forex. A quel punto comunico di non essere interessato al trading online, per mancanza del tempo necessario per seguire l’andamento dei vari mercati. Vengo invitato comunque a fare una prova, in quanto il gruppo avrebbe messo a mia disposizione un consulente personale, con il quale fissare appuntamenti telefonici programmati che quindi avrebbero assorbito pochissimo tempo. Il versamento iniziale richiesto è di soli euro 300,00 euro (il mio capitale iniziale) che avrei potuto ritirare in qualsiasi momento.

Preso atto di quanto sopra, considerata la modestia dell’importo e l’insistenza, seppur gentile, dell’interlocutore che comunque mi ispirava fiducia, ho agito d’impulso ed ho accettato di aderire all’offerta dei servizi di trading online illustratami, inviando con una mail tutti i dati necessari per aprire il conto (carta d’identità, codice iban, dati carta di credito, bolletta utenza comprovante la mia residenza in Italia) ed autorizzando il prelievo di 300,00 euro dalla mia carta di credito. Dopo due giorni, come d’accordo sono stato contattato dal consulente assegnatomi, tale D.W., (con un ritardo di due ore) il quale inizia a illustrarmi come usare la piattaforma. Dopo mezz’ora abbiamo sospeso la telefonata per la pausa pranzo, con l’accordo che ci saremmo sentiti nel primo pomeriggio. Qui iniziano i problemi, perché nel primo pomeriggio non sono stato più contattato e nemmeno il giorno successivo. Ho provato invano a telefonare al numero di Ammanford, Galles (Regno unito) ma il numero da cui ero stato contattato non è abilitato a ricevere chiamate. Dopo due giorni sono stato ricontattato dal consulente affidatomi a cui ho comunicato la mia intenzione di recedere dal contratto, perché non dispongo del tempo necessario e l’organizzazione degli appuntamenti telefonici non si è dimostrata conforme a quanto assicuratomi al momento dell’offerta.

Provvedo quindi a inviare la mia richiesta di rimborso in data:1° settembre 2017; il 17 ottobre 2017 sollecito; il 18 ottobre 2017 faccio una seconda richiesta; il 10 novembre 2017 una terza richiesta. Ad ogni mia istanza di rimborso seguiva una mail di conferma dell’operazione a cui però non faceva seguito il materiale pagamento. Finalmente in data 27 novembre 2017, a seguito di mia richiesta formulata tramite la chat online presente sul sito, sono stato contattato, dal numero estero di cui sopra, da un operatore di da cui ho appreso che la somma versata (300 euro) non era da intendersi quale capitale, ma un versamento a fondo perduto che andava a compensare il costo della formazione che avrei ricevuto e che quindi non mi sarebbe stato rimborsato. Le mie rimostranze sono state inutili e dopo essere stato accusato di essere un “pezzente” (con un accento anglo –italiano è stato anche comico) la telefonata si è chiusa. È indiscutibile come io, forse in considerazione della modesta cifra iniziale richiesta, abbia agito in maniera sprovveduta, affidando a terzi dati sensibili oltretutto, ma vincendo la naturale vergogna, ho ritenuto utile raccontare i fatti a beneficio di qualche altra persona che dovesse essere raggiunta telefonicamente da questi soggetti.

Risponde Plus24 La lettera di reclamo del signor Ghiro è stata regolarmente inviata da «Plus24» all’unico indirizzo reperito sul web il 19 dicembre 2017. Non abbiamo però ottenuto alcuna risposta e abbiamo riscritto a fine gennaio ma abbiamo ricevuto una risposta che ci comunicava che il primo reclamo non era stato correttamente ricevuto e non ci poteva essere fornita alcuna informazione sui clienti. Il sito ci diffidava da pubblicare il nome (in attesa di poter fornire spiegazioni sul caso). Abbiamo più volte contattato il numero di telefono italiano a cui fa riferimento il lettore (dapprima ha risposto più volte una donna ma la linea improvvisamente cadeva non appena ci presentavamo). Durante l’ultimo tentativo realizzato il 29 gennaio 2018 invece il numero di telefono indicato dal lettore suonava libero ma nessuno ci ha risposto. Abbiamo deciso di pubblicare comunque l’esperienza e seguiremo la vicenda in maniera approfondita con la pubblicazione del nome del sito una volta ottenuta la risposta o decorsi i termini per riceverla.

Opera con intermediari autorizzati (sul sito Consob puoi vedere quelli non autorizzati, non fidarti delle diciture sul sito del broker) e soprattutto affidabili oltre che convenienti. Molti brokers infatti guadagnano quando tu perdi. Da ormai oltre due anni opero e consiglio Etx Capital, broker inglese, autorizzato dalla FCA di Londra, quotato alla borsa londinese da oltre 10 anni.