mercoledì 2 giugno 2021

Tassazione bitcoin e criptovalute 2021

Da un lato, nonostante i recenti crolli, le loro performance di medio periodo restano impressionanti. Dall’altro, la natura fortemente innovativa e tecnologica ne ha di fatto impedito (fors’anche per “pigrizia” ed ignoranza del legislatore) un preciso inquadramento giuridico. Si tratta di due caratteristiche che contraddistinguono le criptovalute. Un mix che, inevitabilmente, attira gli investitori. I quali, proprio per l’incertezza normativa, possono pensare di non essere tenuti ad alcun adempimento, in particolare sul fronte fiscale. Il che è un grave errore. 

«In generale - spiega Francesco Avella, fiscalista ed esperto di cryptocurrency - manca un’apposita disciplina legislativa della materia. Ciò detto, però, va ricordato che l’Agenzia delle entrate, nel tentare un inquadramento delle criptovalute ai fini fiscali, ha ritenuto di assimilarle alle valute estere». Si tratta, evidentemente, di una mera interpretazione. «La quale, peraltro - precisa sempre Avella - , ha ricevuto non poche critiche e in ogni caso non vincola né i contribuenti né i giudici». Al di là delle eventuali controversie sull’inquadramento generale, è tuttavia importante sottolineare che chi possiede cryptocurrency ha l’obbligo di informare il fisco. 

«Il detentore degli asset in oggetto, nell’ambito del cosiddetto monitoraggio fiscale, deve comunicarlo tramite il quadro RW della dichiarazione dei redditi, anche se non è stata realizzata alcuna plusvalenza». Pure in questo caso per gli esperti restano dubbi e critiche, ma bisogna considerare che «la mera compilazione del quadro RW ha finalità informativa e non comporta in sé alcuna tassazione per il contribuente». Già, il contribuente. Qual è, allora, per quest’ultimo il valore cui le cryptocurrency devono essere indicate nella dichiarazione dei redditi? 

«In un interpello del 2018 la Direzione regionale della Lombardia - risponde Avella - ha affermato che le criprovalute dovrebbero essere iscritte a valore di mercato». L’indicazione «non è condivisibile. Le cryptocurrency, in quanto scambiate su piattaforme virtuali ad oggi non assimilabili ai mercati regolamentati, devono, a mio parere, essere valorizzate nel quadro RW al loro costo d’acquisto ». Fin qui alcune considerazioni rispetto agli obblighi informativi sulle cryptocurrency. L’attenzione di chi possiede criptovalute, tuttavia, deve indirizzarsi anche sulla possibile imposizione fiscale. 

«Nell’ipotesi di realizzo di una plusvalenza è prevista l’applicazione dell’aliquota d’imposta sulle rendite finanziarie che è pari al 26%». Si tratta di una pagamento, il quale da un lato, deve essere effettuato nella dichiarazione dei redditi; e che, dall’altro, prevede una franchigia per i piccoli risparmiatori. «Questa - conclude Avella - è costituita dall’importo delle criptovalute complessivamente possedute. Più precisamente: il controvalore oltre la soglia di 51.645,69 euro detenuto per almeno sette giorni lavorativi continui, utilizzando il cambio di riferimento all’inizio del periodo d’imposta. Cioè: al 1° gennaio dell’anno in cui è stata realizzata la plusvalenza».

Per tutte le informazioni, leggi la guida Tassazione bitcoin e criptovalute