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Il Dollar Index nell’ultimo mese, facendo registrare un rialzo dello 0.8% a due settimane con una tendenza crescente rispetto alla MA a due settimane. Tale andamento risente della cautela del mercato circa i dati relativi all’inflazione USA nonostante lo stesso stia prezzando un quarto rialzo per l’anno in corso sui tassi da parte della Federal Reserve. Sul fronte interno, Trump ha licenziato il segretario di Stato Tillerson e lo ha sostituito con il direttore della CIA Pompeo che ha confermato la linea dura dell’Amministrazione sulle questioni di politica estera incluso il piano nucleare iraniano e della Corea del Nord.Si è interrotta da circa un mese la corsa dell’euro nei confronti del biglietto verde – con il cambio che si sta muovendo in un trading range in area 1.2150-1.2550 - con gli investitori che si sono concessi qualche presa di profitto in attesa del primo rialzo dei tassi del 2018 da parte della Fed e di conoscere le prospettive sulle prossime strette monetarie.
Il sentiment sostanzialmente risk-low ha favorito la ricerca di protezione e quindi l’acquisto dello Yen. La valuta nipponica - in parte influenzata dalle preoccupazioni per la tenuta del governo di Shinzo Abe - se nei confronti dell’euro ha continuato a rafforzarsi, rispetto allo USD si è indebolita per il recupero di quest’ultimo. Restano alcuni fattori d’incertezza riconducibili ai tempi e ai modi della riduzione dello stimolo monetario da parte della BoJ. Un rialzo del target dei tassi d’interesse costituirebbe un forte supporto per la currency.
La sterlina ha proseguito il proprio trend di apprezzamento. A riguardo, resta forte l’attesa per il meeting della BoE di domani anche se, alla luce dei deboli dati sull’inflazione di febbraio, non ci si attende un imminente annuncio di modifica del bank rate. Si segnala, infine, che i negoziati su Brexit sembrano essere arrivati ad un punto di svolta dopo che l’UE ha recentemente pubblicato una bozza di accordi di recesso. Il governo May non sembra però capace di esprimere un’unica posizione condivisa, aumentando il rischio di arrivare alla soluzione no-deal sostenuta dall’ala oltranzista.
Registra una tendenza decrescente rispetto alla media mobile a tre mesi il cambio EUR/NOK. La corona norvegese ha beneficiato dell’annuncio della Norges Bank di un percorso di rialzo del tasso di riferimento maggiore delle attese, elevando le probabilità di una modifica di 25bp entro l’anno.
Orientamento alla debolezza per le monete Oceaniche che scontano i rischi di una possibile guerra commerciale di natura globale innescabile con il protezionismo della Casa Bianca. A tal proposito, sia l’Australia sia la Nuova Zelanda fanno molto affidamento sull’export di materie prime e la Cina rappresenta un vitale mercato di sbocco. Il dollaro neozelandese e quello australiano continuano ad indebolirsi anche per la politica monetaria accomodante delle rispettive Banche centrali. Non ci si aspetta che la Reserve Bank of New Zeland e la Reserve Bank of Australia possano variare nel breve periodo il livello dei tassi d’interesse di riferimento che restano ai minimi.
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