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Il Dollar Index nell’ultimo mese, infatti, su due settimane sono stati registrati sia un rialzo dello 0.4% sul prezzo spot sia una tendenza crescente rispetto alla moving average. Seppur in presenza di variazioni pressoché poco significative a causa dei movimenti erratici, il biglietto verde sta tentando di allontanarsi dai livelli di minimo dell’ultimo triennio raggiunti agli inizi dello scorso febbraio. Gli elementi che stanno influenzando le performance dello USD sono molteplici e agiscono in modo contrastato. Da un lato la politica monetaria della Fed è chiaramente indirizzata verso un abbandono dell’orientamento dovish, dall’altro la Casa Bianca è intenta nell’attuare interventi di tipo protezionistico che alimentano timori di una possibile guerra commerciale, in primis nei confronti della Cina.Si è interrotta da circa un mese la corsa dell’euro nei confronti del dollaro statunitense. Gli investitori restano in attesa di nuovi driver. Al momento permangono variabili di rischio al ribasso per la congiuntura europea, pertanto, se fosse necessario, la BCE ha fatto presente di poter ancora prolungare il quantitative easing oltre la naturale scadenza di settembre, eliminando però il riferimento ad un eventuale aumento degli acquisti di bond.
Il recupero dello USD, in qualità di currency rifugio, ha ridotto l’appeal del franco svizzero e dello Yen, quest’ultimo influenzato anche dall’incertezza sui tempi e sui modi di riduzione dello stimolo monetario della BoJ.
La sterlina si è indebolita sul dollaro USA e si è apprezzata sull’euro. Influente nelle scelte degli operatori è il susseguirsi di trattative tra Bruxelles e Londra in merito alla Brexit dall’UE.
L’Euro prosegue la propria tendenza crescente rispetto alla media mobile ad un anno nei confronti della corona svedese. Il Paese scandinavo, pur chiudendo il 2017 con in PIL in crescita, presenta ancora alcuni segnali poco incoraggianti. Il mercato immobiliare, infatti, resta in una fase negativa con un continuo calo dei prezzi. Dalle ultime minute della Riksbank, inoltre, si segnala che quattro dei sei membri del Board hanno espresso preoccupazioni per la debole dinamica salariale che potrebbe portare ad un ulteriore rinvio del rialzo dei tassi.
La corona norvegese ha perso terreno nei confronti sia del dollaro sia dell’euro, penalizzata dal calo delle vendite al dettaglio di febbraio (-0.6%). Tuttavia, il dato non dovrebbe portare la Norges Bank a rivedere le scelte riguardo al prossimo rialzo dei tassi che dovrebbe arrivare a settembre.
Il dollaro neozelandese si è apprezzato nei confronti delle principali valute di riferimento. Il principale driver è stato il miglioramento del clima di tensione tra USA e Cina in merito alla guerra commerciale che potrebbe avere un forte impatto sul commercio globale. Un altro sostegno alla moneta è giunto dalle ultime aste GDT (Global Dairy Trade) che hanno registrato un calo inferiore alle attese del prezzo de latte. Il settore dei latticini pesa per più del 7% sul GDP della Nuova Zelanda che è il maggior esportatore mondiale.
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