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La fine del piano espansivo della Bce si avvicina (attualmente fissata al 30 settembre) e così inizia il pressing all’interno del consiglio direttivo sulle modalità con cui dovrà essere schedulato il percorso di “normalizzazione” dei tassi. Edward Nowotny, presidente della Banca centrale d’Austria e membro del board della Bce con diritto di voto, ha alzato la posta ieri, spiegando in un’intervista alla Reuters, che ben vedrebbe la prima stretta nell’ordine di 20 punti base, il doppio rispetto ai 10 che oggi i mercati scontano per la prima parte del 2019. «Non avrei problemi a portare come primo passo dal -0,4% a -0,2%, il tasso sui depositi prima di rialzare il tasso principale (attualmente pari a zero, ndr)».Che Nowotny sia un falco e quindi generalmente più proiettato verso politiche più restrittive rispetto ad alcuni colleghi del consiglio era noto. In ogni caso le sue parole hanno suscitato un effetto immediato sul mercato valutario. L’euro ha avuto uno scatto al rialzo di oltre mezza figura portandosi da 1,232 a 1,2380. Dopodiché nel corso della giornata l’accelerazione si è un po’ attenuata ma alla fine il bilancio delle parole di Nowotny è stato quello di imprimere una nuova forza relativa alla moneta unica che negli ultimi 12 mesi può esibire una rivalutazione sul dollaro del 17%. Si può dire che c’è stato un “effetto-Nowotny” sul mercato dei cambi anche perché lo stesso si è sbilanciato sul percorso che la Bce potrebbe seguire nei prossimi mesi.
La Bce dovrebbe comunque tenere un approccio graduale, smantellando prima il programma di acquisto bond da 2.550 miliardi di euro, cosa che spianerebbe in seguito la strada al primo rialzo del costo del denaro dal 2011. I tassi di interesse, ha ribadito, resteranno ai livelli attuali «ben oltre» la fine del piano di stimoli (la Bce non ha fissato scadenze, ma secondo gli esperti il primo giro di vite potrà arrivare ad aprile o maggio 2019). «Questa è la struttura».
Idee più chiare quindi anche per gli investitori. A questo punto l’ipotesi che la Bce prolunghi gli acquisti di titoli anche nel 2019 si è ridotta al lumicino. Dalle parole di Nowotny la sequenza appare piuttosto chiara. I tassi resteranno piuttosto bassi a lungo ma saliranno comunque rispetto agli attuali minimi storici, con il tasso sui depositi (che riguarda le riserve di liquidità che le banche parcheggiano nel conto che hanno presso la Bce) che sarà il primo a muoversi dalle attuale sabbie mobili (-0,4%).
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