Se il 2017 è ricco di insidie per l’area Euro e la
valuta comunitaria, una possibile forma di copertura
per l’investitore è rappresentata dall’acquisto
di valuta estera forte, ad esempio tramite obbligazioni
denominate nella divisa desiderata. Nel caso
di shock che possono colpire l’euro la divisa principe
che dovrebbe beneficiarne è il franco svizzero, da
sempre considerato bene rifugio alla stregua dell’oro.
L’investimento in obbligazioni denominate in franchi
svizzeri comporta però oggi un costo vero e proprio
per chi decide di posizionarsi su questo sottostante,
poiché la curva dei tassi di interesse in franchi è
negativa sino a dieci anni circa di scadenza. Da un
lato la politica monetaria della Snb, dall’altro lato
il costante pressing verso strumenti di hedging da
eventi estremi che possono colpire la divisa europea
in particolar modo nella attuale fase, detenere
bond in franchi evidenzia rendimenti negativi. In sostanza,
chi investe in obbligazioni in franchi deve
sperare che il cambio si rafforzi in modo
non marginale, in caso opposto avrà
alla scadenza del bond meno capitale
rispetto a quello impiegato.
Trattasi quindi di una sorta di
premio assicurativo, dove l’interesse
negativo rappresenta
il costo per l’investitore di
avere in mano un sottostante
che in caso di shock sull’euro
tenderà a dare grosse soddisfazioni,
in linea di principio.
Su
EuroMot e EuroTlx è listato un bond denominato
in franchi emesso da Banca Intesa, con scadenza
aprile 2018. L’obiettivo di questa analisi è capire
quanto costa tale protezione valutando il rendimento
a scadenza in valuta locale e il punto da cui
l’operazione può diventare profittevole, in termini
di oscillazione del cambio euro-franco svizzero.
Il bond in oggetto abbiamo
detto offrire un rendimento a scadenza negativo
in valuta locale, appunto i franchi svizzeri, e l’elemento
di upside è costituito esclusivamente dalla
dinamica del tasso di cambio. La redditività è quindi
negativa solo nel caso in cui l’euro riuscisse a
consolidare o a rafforzarsi rispetto agli attuali livelli
rispetto al franco, mentre in caso di dissesto
dell’area Euro il franco si rafforzerebbe in modo consistente
rispetto alla valuta comunitaria, portando
l’operazione nettamente in positivo. Attualmente, in
valuta locale, il bond rende in termini lordi -0,56%,
che in termini netti scende a -1,15% annuo, con un
prezzo di acquisto pari a 103,32.
Supponendo un
investimento di 10 mila franchi odierni, al cambio
di 1,064 contro euro, l’incasso della prossima cedola
e di quella staccata sulla scadenza di aprile
2018 non riescono a bilanciare il costo di acquisto
ben sopra la pari e il rateo maturato dalla cedola in
corso. Questo ovviamente a parità di tasso di cambio,
cioè supponendo che anche a scadenza il cross
sia sul livello di 1,064. Se invece il cambio si attestasse
a scadenza a 1,05 le cose iniziano a cambiare,
poiché da quel punto in avanti il rendimento (per
l’investitore che ragiona in euro) inizierà a diventare
positivo. Nel caso che il cambio si apprezzasse
particolarmente, ad esempio portandosi sulla parità,
il rendimento salirebbe a +4,21% netti su base
annua.
Chi acquista oggi il bond parte quindi
con una penalizzazione, rappresentata
dal rendimento negativo, ma in caso
di particolari tensioni sui mercati
contro l’euro l’operazione si potrebbe
tramutare in un buon
affare, grazie alla dinamica
attesa del cambio, andando a
compensare la perdita probabile
su altri asset in portafoglio.
Analisi del rischio. Se il
rischio di credito è sotto controllo
per via dell’affidabilità dell’emittente, anche
il rischio di liquidità è basso, considerato il doppio
listing su EuroTlx e Mot. Lo spread denaro-lettera
è prossimo allo 0,5%. Del tutto assente il rischio
duration per via della scadenza corta, mentre tutto
si gioca appunto sul fattore tasso di cambio. In caso
l’opzionalità della disfatta dell’euro non si concretizzasse,
supponendo che il cambio si riporti anche solo
attorno a 1,10, il rendimento netto dell’operazione
scenderebbe a -3,92% annuo (-4,5% sull’intero periodo
di investimento). Bisogna insomma sperare che
tutto vada male, per far si che la strategia divenga
redditizia, ed infatti è da interpretare esclusivamente
come hedging, a cui eventualmente attribuire
un giusto peso in portafoglio.
Ma piuttosto che acquistare un bond (con relativi costi di negoziazione, bollo titoli, rischio quotazione etc.) è preferibile acquistare direttamente valuta. Lo puoi fare operando sul Forex (scegliendo intermediari con basse commissioni come
ETX Capital), oppure aprendo direttamente un
conto in Svizzera in franchi svizzeri.