Riflettori puntati sulle
valute legate alle materie
prime, petrolio in
primo luogo. E per almeno
due buone ragioni. Da
un lato consentono infatti di
mettere il turbo agli investimenti
sull°oro nero, dall”altro
sono un valido strumento di
copertura. Nell'ultimo periodo
a generare maggiore volatilità
sono stati proprio i sottostanti
legati alle materie prime, specie
quelli correlati al petrolio.
La forte tendenza ribassista
del future sul petrolio Wti, registrata
dal 25 maggio a oggi
e che ha portato le quotazioni
dell°oro nero dal massimo di
52 dollari fino al minimo di
42,05 dollari (segnato il 21
giugno scorso), ha provocato
contraccolpi importanti
soprattutto sulle cosiddette
«commodíty currency», ovvero
le valute legate a petrolio e
materie prime. Dollaro canadese,
rublo e corona norvegese
rientrano in questo gruppo e
vengono spesso utilizzate dai
trader per coprirsi o per implementare
una posizione aperta
sul petrolio.
Di solito quando
il prezzo della commodíty sale,
anche la divisa dello Stato
che ne è grande esportatore
si rivaluta rispetto alle altre
monete. Naturalmente non è
solo l”andamento petrolio a
influenzare queste valute, ma
sicuramente gioca un ruolo
fondamentale, soprattutto sul
rublo.
«La debolezza del petrolio
ha pesato sulle quotazioni del
cambio euro-rublo che hanno
violentemente invertito direzione
», ha spiegato Stefano
Gianti, senior business development
manager di Swissquote:
«Dai minimi di aprile
il rialzo ha infatti superato il
10%, andando a reagire significativamente
solo in prossimità
della prima resistenza
statica in area 67 rubli, toccata
il 22 giugno scorso››.
Questo
movimento tuttavia è soltanto
dovuto al rimbalzo registrato
dal greggio rispetto ai minimi
di 42,26 dollari, segnati proprio
il 22 giugno scorso. Dal
punto di vista tecnico però il
rimbalzo sul greggio potrebbe
essersi già esaurito con il recente
massimo a 43,64 dollari,
corrispondente alla resistenza
statica costituita dal minimo
del 5 maggio scorso.
«I prezzi
del cambio euro-rublo si sono
inoltre riportati per la prima
volta dal novembre 2016 al
di sopra della media mobile
a 100 periodi», ha aggiunto
Gianti, «lanciando un segnale
di ulteriore indebolimento di
medio termine». La tendenza
è favorita anche dalla possibilità
che, in questa situazione,
la banca centrale russa nella
prossima riunione del 28 luglio
si veda costretta a fermare
il taglio dei tassi d”interesse,
mantenendoli invariati al 9%.
Inoltre, l°incertezza collegata
al prezzo del petrolio contribuirà
a un aumento del deflusso
dei capitali dalla Russia, «rendendo
probabile il test della
seconda resistenza statica che
si trova in area 69,30 rubli›>,
ha concluso Gianti.
Anche la corona norvegese
(Nok) rientra tra le valute che
dipendono molto dal petrolio.
La Norvegia è uno dei maggiori
Paesi produttori al mondo
di petrolio, e il principale
in Europa. E inoltre il terzo
esportatore mondiale dopo
Arabia Saudita e Russia con
una produzione giornaliera
che si aggira intorno a 1,8
milioni di barili, di cui 1,2-
1,3 milioni di barili destinati
all”eXport. Nell”economia
norvegese il petrolio rappresenta
circa il 50% delle
esportazioni e il 22% del pil.
La corona norvegese ha patito
pesantemente il crollo delle
quotazioni del greggio registrato
verso la fine del 2014 e
successivamente con l°affondo
di inizio 2016.
«Tuttavia
la situazione di emergenza è
stata arginata grazie all°intervento
della Riskbank Norge,
la banca centrale norvegese»,
ha spiegato Emanuele Rigo
di Ava Trade, «che ha subito
provveduto alla messa in
sicurezza dell”economia con
interventi estremamente aggressivi
sul tasso di interesse
già dal 2014, portando il tasso
di riferimento fino allo 0,50%
attuale». Nell°ultimo mese il
Nok contro il dollaro americano
ha replicato fedelmente
il movimento che si è verificato
sul greggio (o meglio
sul Brent del Mare del Nord).
Prendendo a riferimento il 25
maggio scorso come base
comune, la corona si è deprezzata
portandosi contro il
dollaro statunitense da 0,12
dollari al minimo del 21 giugno
di 0,1167 dollari. Da qui,
come per il Wti, è cominciato
il rimbalzo che ha riportato le
quotazioni sull°attua1e livello
di 0,1180 dollari. E probabile
che l”eventuale discesa
del greggio porti un°ulteriore
deprezzamento della corona
norvegese, con target ribassista
individuato a 0,1170
dollari.
Il trend delle commodíty
currency non va però preso
alla leggera, perché l°andamento
di queste valute può
anche essere slegato dalla
materia prima di riferimento.
Ci possono essere infatti variabili
che in un determinato
momento fanno meglio rispetto
a una correlazione, specie
se di mezzo ci sono le banche
centrali. «Se prendiamo per
esempio il dollaro canadese»,
ha spiegato Carlo Alberto de
Casa, capo del desk italiano
di Activtrades, «vediamo che
questa valuta ultimamente ha
beneficiato dei rumors legati
a un possibile rialzo dei tassi
da parte della Bank of Canada
». Il dollaro canadese ha
infatti registrato molta volatilità
dopo la pubblicazione
del dato sull°inflazione, scesa
all” 1,3%. L”obiettivo della
banca centrale canadese è
di avere un”inflazione nella
fascia 1-3%. Poiché al momento
il tasso si trova nella
parte bassa della forchetta, è
inevitabile che si rafforzino le
speculazioni su un possibile
rialzo dei tassi nella prossima
riunione di luglio.
«In questo
scenario e nonostante il calo
del greggio», ha aggiunto de
Casa, «il cambio dollaro usa
contro dollaro canadese è sceso
dal massimo a 1,37 dollari
toccato a inizio maggio, portandosi
nelle ultime sedute
verso quota 1,32 dollari».
A livello tecnico il cambio
del biglietto verde contro il
dollaro canadese si è portato
sotto la media mobile a 100
giorni, lasciando quindi presagire
un°ulteriore possibile
discesa delle quotazioni fino
al target ribassista di breve
termine individuato nell°area
di 1,31 dollari. Molto più
marcato il calo del dollaro
canadese contro l°euro, con
le quotazioni risalite del 5%
negli ultimi due mesi in virtù
del possibile aumento del
divario fra il differenziali dei
tassi di interesse. Il supporto
in area 1,47 dollari si mantiene
estremamente forte, ma
attenzione alla possibilità di
ulteriori allunghi verso l”alto
e all°eventuale rottura di area
1,49 dollari, che potrebbe
rilanciare le quotazioni con
estremo vigore.