domenica 30 giugno 2013

Previsioni yen contro dollaro e euro

cambio yen dollaro euroCiò che negli altri Paesi genera paura e terrore, viene invece ardentemente desiderato in Giappone: l’inflazione. Da secoli il Paese dell’Estremo Oriente si trova nella spirale della deflazione: un aumento dei prezzi regressivo, associato ad una crescita economica estremamente debole o addirittura ad una stagnazione.

Tutti i tentativi di uscire da questa spirale sono finora falliti. È rimasto solo un gigantesco indebitamento statale, che oggi è a circa il 230% del Prodotto Interno Lordo (PIL), rivelandosi molto più alto rispetto a quello della Grecia (175% del PIL) o dell’Italia (125% del PIL).

Il deficit di bilancio annuale di circa il 10% del PIL è più alto di quel lo di qualsiasi altro Paese dell’Eurozona. I debiti aumentano. Ora è necessaria un’inversione di tendenza. Il Primo Ministro eletto alcuni mesi fa a capo del Governo, Shinzo Abe, ha avviato nuovi progetti per dare impulso al motore dell’economia. Da una parte Abe intende proseguire la strategia finora adottata della moneta conveniente, dall’altra si propone di aumentare in modo consistente le spese statali, indipendentemente dalla montagna di debiti già accumulata.

Solo nei prossimi 15 mesi dovrebbero essere investiti 80 miliardi di Euro in progetti infrastrutturali. E questo dovrebbe essere solo l’inizio. Durante la sua campagna elettorale verso la fine dell’anno, Abe ha parlato di importi molto superiori, che dovrebbero entrare nell’economia giapponese in un periodo di dieci anni e in modo più sistematico. Un programma che viene aspramente criticato da molti esperti.

“È estremamente problematico investire così grandi cifre. Il Giappone è un Paese fortemente indebitato“, afferma Michael Bräuninger, direttore della ricerca presso l’Istituto di Economia Mondiale (HWWI) di Amburgo. In base ad una previsione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) il tasso di indebitamento in quattro anni potrebbe salire oltre il 250% del PIL. Yen sotto pressione. Nel mercato dei cambi il programma di Abe ha già lasciato segni evidenti. Rispetto all’Euro e al Dollaro USA la moneta del Giappone ha subito una forte svalutazione nei mesi passati.

Anche se Abe continua a sostenere che la svalutazione dello Yen non sia il suo unico obiettivo, lo auspicherebbe però come effetto secondario. Infatti più scende lo Yen, più convenienti diventano i prodotti giapponesi all’estero. Attualmente alcuni grandi importanti gruppi giapponesi hanno già rivalutato verso l’alto le stime di vendita per l’anno in corso in Europa e negli Stati Uniti. “Riteniamo che i profitti delle attività produttive per l’anno finanziario 2013 aumenteranno di circa il 40%, a condizione che il Dollaro USA valga in media 95 Yen”, sostiene Kiichi Murashima di Citigroup.

La svalutazione dello Yen potrebbe continuare. Su questo sfondo, un’ulteriore svalutazione dello Yen rispetto a Euro e Dollaro USA sembra essere cosa fatta. “L’attuale debolezza dello Yen corrisponde prima di tutto alla diminuzione della forza dello Yen descritta precedentemente in tempi di crisi. Ritengo che siamo solo all’inizio di una svalutazione della moneta giapponese che durerà per anni. Se nel mondo esiste un Paese con una moneta debole, è sicuramente il Giappone“.

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giovedì 27 giugno 2013

Franco svizzero- previsioni cambio

previsioni franco svizzeroProsegue il graduale deprezzamento L’allentamento delle tensioni nell’area euro sta progressivamente contribuendo ad allentare le pressioni rialziste sul Franco Svizzero che a maggio ha toccato i minimi a 2 anni rispetto alla divisa unica europea. Il cross euro/franco si è spinto fi no a 1,265 per poi assestarsi a fi ne mese in area 1,24.

La discesa ai minimi a 2 anni è coincisa inoltre con le dichiarazioni del presidente della Swiss National Bank (SNB), Thomas Jordan, che ha aperto alla possibilità di uno spostamento del cap con il mercato che lo ha subito interpretato come un possibile passaggio da 1,20 a 1,25. Da inizio anno la divisa rossocrociata è arretrata di quasi il 3% rispetto all’euro e ancora di più rispetto al dollaro Usa (-4,5%).

Il Franco Svizzero è ormai ben distante dal cap (livello minimo tollerato) per il cambio euro/chf fissato dalla banca centrale elvetica nel 2011 a quota 1,20. L’economia elvetica resiste a debolezza eurozona Il percorso di normalizzazione della valuta elvetica, che si è accentuato lo scorso mese, ha visto anche il focus degli investitori tornare ai fondamentali economici. Il confermarsi della debole congiuntura europea, con la Bce costretta a tagliare i tassi ai nuovi minimi storici, ha visto euro e Franco Svizzero scendere a braccetto alla luce della stretta dipendenza della valuta elvetica alla domanda proveniente dai partner europei.

Contesto avverso che sta comunque vedendo la Svizzera uscirne relativamente indenne anche grazie all’effetto benefico del cap sulla competitività delle sue imprese. Confortanti conferme sono arrivate nel primo trimestre con Pil in salita dello 0,6% su base trimestrale, decisamente meglio delle attese, con un +1,1% su base annua. Anche gli ultimi riscontri relativi agli interscambi commerciali hanno visto l’export attestarsi ad aprile a 17 miliardi di franchi svizzeri dai 16,66 mld precedenti.

La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha sottolineato come a inizio anno impulsi positivi sono giunti soprattutto dai consumi privati, dagli investimenti nell’edilizia nonché dal commercio estero. Per l’intero anno le previsioni della Seco sono di un +1,3% del Pil con l’economia svizzera che nei mesi primaverili dovrebbe aver beneficiato dell’andamento positivo dei mercati finanziari internazionali e dei primi segnali di ripresa dell’economia mondiale. La ripresa vera dovrebbe però esserci nel 2014 con un +2,1%.

Attesa per prossima riunione della SNB Una nuova valutazione sulle prospettive di crescita e inflazione arriverà dalla prossima riunione di politica monetaria della Swiss National Bank, in agenda il 20 giugno. Nell’ultimo meeting, a marzo, la SNB prevedeva una crescita 2013 tra l’1% e l’1,5% con inflazione ancora in negativo ( -0,2%).

Sarà interessante vedere se la SNB continuerà a ritenere il livello della valuta eccessivo chiudendo ancora a ogni ipotesi di avvio di exit strategy. Lo scemare delle tensioni sui mercati rende al momento meno probabile una nuova ondata di acquisti sugli asset in divisa rossocrociata. Anche il consensus Bloomberg non vede il Franco sotto pressione nei priossimi mesi con euro/chf visto a 1,26 a inizio 2014, mentre il cross dollaro/chf potrebbe riportarsi sulla parità a cavallo tra 2013 e 2014.

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mercoledì 26 giugno 2013

Cambio corona danese–euro. Previsioni e analisi

Movimenti minimi all’intero della banda di oscillazione Si mantiene sostanzialmente piatto l’andamento delle quotazioni della Corona Danese nei confronti dell’euro anche in questa prima parte di 2013. Dai massimi toccati a metà gennaio (7,4634) , il cross euro/Corona Danese è ridisceso in area 7,45. La valuta nordica, in base all’Aec II, ha un rapporto di cambio prestabilito pari a 7,46038 corone per ogni euro. Per consentire una certa libertà in termini di politica monetaria, le due monete possono contare su una banda di oscillazione in più o in meno del 2,25% rispetto al rapporto prestabilito di cambio. La divisa nordica segna invece un calo di quasi il 2% da inizio anno rispetto al dollaro Usa con un marcato -4% dai massimi annui toccati a inizio febbraio.

Conti pubblici in regola ed economia pronta a ripartire

All’interno dell’Unione europea la Danimarca è uno dei pochi Paesi a tenersi ben stretta la tripla A, il rating di massima affi dabilità creditizia, da parte delle tre principali agenzie di rating. Stando alle stime snocciolate da Bruxelles a inizio maggio il rapporto debito/Pil dovrebbe attestarsi quest’anno a circa 45 punti percentuali.

Il Paese nordico, dopo avere sperimentato una contrazione del Pil dello 0,5% nel 2012 in scia alla crisi dei debiti sovrani nella zona euro, quest’anno dovrebbe tornare a crescere. Secondo le previsioni della Commissione Europea, la Danimarca registrerà una crescita dello 0,7% nel 2013 e dell’1,7% l’anno successivo. Stime leggermente migliori rispetto a quelle diffuse dal ministero dell’Economia danese che indicano un Pil in progresso di solo lo 0,5% per il 2013 (dato rivisto al ribasso contro il range +0,5/+1% indicato nel mese di marzo) e a +1,6% per il 2014.
Un miglioramento della congiuntura dovrebbe gradualmente rifl ettersi, secondo il governo, sul mercato del lavoro già a partire dalla seconda metà dell’anno. Sebbene la situazione economica sia in miglioramento, Copenaghen ha una spina nel fi anco. Si tratta del comparto immobiliare, un problema comune a molti Paesi dell’Unione, con il valore delle case sceso del 20% e che sta indebolendo il sistema bancario del Paese.

Banca centrale DANESE segue Bce e taglia i tassi

Dopo il taglio di inizio maggio deciso dalla Banca centrale europea (Bce) anche in Danimarca l’istituto centrale ha dato una sforbiciata ai tassi di riferimento, portandoli allo 0,20% dallo 0,30%. Si tratta dei nuovi minimi storici. Un movimento che non ha colto di sorpresa i mercati visto che la Nationalbank è solita seguire le mosse dell’Eurotower per mantenere la moneta danese stabile nei confronti dell’euro. Solo a gennaio la banca centrale danese si era mossa controcorrente e nonostante l’immobilità della Bce aveva rivisto al rialzo il costo del denaro allo 0,3%. Intanto I danesi continuano a mostrarsi scettici nei confronti dell’euro. Che la Danimarca sia lontana da un possibile ingresso nell’eurozona è confermato dalle recenti dichiarazioni del primo ministro, Helle Thorning-Schmidt, che ha defi nito come “irrealistico” un referendum sull’euro nel breve termine. Una chiusura all’euro che trova riscontro nei sondaggi, secondo i quali se ci fosse un referendum il 42% dei danesi direbbe ‘no’ all’euro, e solo un danese su sette sarebbe certo di votare a favore dell’ingresso nella zona euro.

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lunedì 24 giugno 2013

Investire in oro, petrolio e commodity

Nell’arco dell’ultima settimana l’indice CRB si è mosso in territorio positivo (+0.6% in $) trovando sostegno nella relativa debolezza del dollaro statunitense rispetto alle altre valute. Nel dettaglio, gli scambi sono stati caratterizzanti da andamenti particolarmente altalenanti sulla scia delle speculazioni circa il proseguimento degli acquisti di titoli da parte della Fed nelle operazioni di quantitative easing in essere. Restano, pertanto, vive le preoccupazioni circa la tenuta della congiuntura mondiale, con indicazioni dallo scenario macroeconomico statunitense che si sono mostrati contrastanti.

domenica 23 giugno 2013

Previsioni Forex–dollaro, euro, yen

Il dollaro statunitense ha proseguito sulla via dei ribassi perdendo terreno sulla quasi totalità delle valute di riferimento con l’eccezione di dollaro neozelandese ed australiano. Nel dettaglio, il biglietto verde ha perso terreno sui timori di una moderazione della fase espansiva dell’economia americana. Il Beige Book pubblicato dalla Fed ha, infatti, alimentato tale percezione unitamente al rallentamento delle assunzioni evidenziato dalle statistiche ADP del settore privato. Parziale sostegno è giunto dalla lettura sostanzialmente in linea con le attese del dato sugli occupati non agricoli che ha spinto a chiudere le posizioni ribassiste di coloro che si attendevano numeri peggiori. Inoltre, il calo è stato limitato dalla decisione di Standard & Poor’s di portare l’outlook sugli Stati Uniti da “negativo” a “stabile”. Al riguardo, la società di rating ha giustificato l’azione citando la solidità evidenziata da sistema economico e monetario statunitense, unitamente allo status del dollaro come prima riserva valutaria al mondo. Il Dollar Index ha, pertanto, ceduto in settimana il 2% riducendo i guadagni da inizio anno all’1.7% e avvicinandosi a quota 80.

domenica 9 giugno 2013

Cambio dollaro euro analisi e previsioni estate 2013

Nonostante si torni a parlare sempre con maggiore insistenza di un nuovo programma di QE, il ritrovato ottimismo sul fronte dell’economia interna spinge al rialzo il dollaro americano. Il sentiment degli operatori è ben sintetizzato dal Dollar Index, il paniere che misura l´andamento del “greenback” nei confronti di un basket di 6 valute (euro, yen, sterlina, franco svizzero, dollaro canadese e corona svedese), salito di circa il 5% negli ultimi cento giorni.

La crescita del biglietto verde, per certi aspetti fisiologica, è stata peraltro accelerata dall’annuncio di un tasso di disoccupazione in aprile pari al 7,5%, ovvero i minimi dal 2008.

A controbilanciare tali effetti positivi è stata però ancora una volta la Fed. Al termine della riunione del primo maggio, il Comitato ha fatto sapere che potrebbe “aumentare o ridurre il ritmo dei suoi acquisti per adeguare le politiche accomodanti in base ai cambiamenti del mercato del lavoro o dell’infl azione” aprendo, per la prima volta, a un possibile incremento del piano di acquisto asset (attualmente fi ssato a 85 miliardi di dollari mensili).

La Fed non ha però perso occasione per rimproverare i membri del Congresso, incapaci di trovare un accordo per evitare i tagli automatici alla spesa e quindi colpevoli di neutralizzare parte dell’effetto espansivo innescato dal “Quantitave Easing”.

Sul fronte valutario pertanto, nonostante il recupero messo in atto, le quotazioni del tasso di cambio tra euro e dollaro rimangono ancorate intorno ad area 1,30, tenendo fede alle attese del mercato forward, che battono le previsioni degli analisti che si attendono al contrario un indebolimento della divisa unica fi no in area 1,26 per fine 2014.

Nonostante il sentiment possa rapidamente mutare in scia alle scelte della Federal Reserve, visti i livelli raggiunti dal cambio torna d’attualità il tema della diversifi cazione valutaria anche su divise core come il dollaro statunitense. In particolare, tra il vasto panorama di obbligazioni in valuta emesse da RBS Plc, si segnala la Royal Four% che grazie ad un discreto facciale, una durata di breve termine e una cedola distribuita su base trimestrale, si candida ad essere un valido strumento nell’ambito della diversificazione valutaria del portafoglio a fronte di un rischio contenuto, rispetto alla volatilità che storicamente caratterizza le valute high yield.

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giovedì 6 giugno 2013

Come investire sull’oro in questo 2013 tormentato

crollo-oro-investireÈ andata esattamente come avevamo previsto: l’oro ha alternato momenti positivi ad altri negativi. Infatti, dopo aver recuperato terreno alla fine di aprile, è tornato a scendere nella prima parte di maggio e a risalire proprio negli ultimi giorni: oggi viaggia sui 1.390 dollari l’oncia, un valore sostanzialmente allineato a quello di un mesetto fa.

lunedì 3 giugno 2013

Etoro Forex Trading social–si guadagna?

forex social trading etoroSocial network e finanza. Sembra una contraddizione in termini: come tutti sanno, per guadagnare in Borsa bisogna andare controcorrente, non seguire la massa.
Invece due scienziati del Mit Media Lab—Sandy Pentland e Yaniv Altshuler — hanno scoperto che gli investitori più «social» fanno le scommesse migliori.