lunedì 7 agosto 2017

Il dollaro continuerà a perdere sull'euro? Ecco le previsioni

Chi si aspettava che nel meeting di mercoledì scorso della Fed uscissero indicazioni per far rimbalzare il dollaro, è rimasto decisamente deluso. L’euro continua la sua marcia in area 1,17 e questa notizia non è particolarmente gradita a quei risparmiatori (e non sono pochi) che hanno puntato sulla diversificazione valutaria (soprattutto in dollari) per cercare di cogliere delle opportunità sul mercato.

 La Fed ha lasciato i tassi invariati all’1,25%, ha fornito un’indicazione che metterà presto mano al bilancio, pieno di bond, da 4.500 miliardi di dollari. Non ha dato indicazioni interessanti sull’annoso tema dell’inflazione e l’ipotesi di nuovi rialzi dei tassi resta in bilico: una spinta per l’euro, così ha reagito il mercato, che sembra voler puntare a un primo obiettivo di 1,18, il livello a cui fu introdotto nel lontano 1999. Tra gli addetti ai lavori circolano anche target tra 1,20 e 1,25.

I prossimi appuntamenti significativi delle due banche centrali sono fissati a settembre (il 7 e il 20): cosa potrà accadere fino ad allora? Ci sono quasi due mesi di tempo e il rialzo della moneta unica potrebbe non trovare ostacoli significativi senza poter escludere rimbalzi dello stesso biglietto verde.

Da inizio anno l’euro guadagna oltre il 10% sul dollaro: all’inizio di gennaio stava in area 1,05 e l’ipotesi della parità appariva fattibile. Sette mesi dopo la situazione è capovolta. Una perdita del 10% sulla valuta ha vanificato i guadagni dell’S&P 500 per l’investitore italiano che non si è coperto e ha colpito duramente (se non azzerato) i guadagni in bond espressi in dollari, ipotizzando anche cedole particolarmente generose.

 Nella guerra valutaria tra le due sponde dell’Oceano al momento sembra averla vinta Donald Trump, che nei mesi scorsi parlava di dollaro troppo forte. Non è un caso che nelle ultime settimane Wall Street abbia continuato a macinare nuovi record mentre l’indice azionario Dax, il più importante dell’area euro, sia decisamente sceso dai massimi. A breve non dovrebbero esserci particolari novità.

Il destino del dollaro è in mano alla Fed e alle decisioni che prenderà probabilmente a fine settembre. Un intervento deciso sul bilancio potrebbe ridare slancio al biglietto verde. «Il dollaro è la moneta di riserva a livello internazionale - spiega Ida Pagnottella, consulente associato di Alfa - ha una struttura intrinseca diversa da altre monete a partire dal fatto che per acquistare materie prime servono dollari. Abbiamo una situazione strutturale e demografica che vuole un dollaro forte in quanto valuta di riserva e questo soprattutto dopo il 2011 quando, per effetto dello shale oil, gli Usa importano meno petrolio e quindi fornisce meno dollari al resto del mondo».

Secondo l’esperta, l’attuale debolezza del biglietto verde sarà solo una pausa se la Fed interverrà sulla riduzione del bilancio. Sarà quello il vero banco di prova. «Se l’istituto di emissione - conclude Pagnottella - drenerà dollari, il biglietto verde potrà riprendersi. Se invece non interverrà su questo fronte la debolezza è destinata a persistere. C’è da dire che in questa fase è l’euro a essere particolarmente tonico, ma le sorti del dollaro saranno inevitabilmente decise dalla Fed».

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martedì 1 agosto 2017

Attenzione ai forex broker con sede a Cipro

Molti piccoli investitori si avvicinano al Forex ammaliati da false promesse di facili guadagni. Attenzione alle sirene dei banner pubblicitari che ti spingono a investire. Banner pubblicitari di Forex Broker poco seri e affidabili, e a volte pure vere truffe.

Tra le più insidiose pratiche finanziarie degli ultimi anni c’è il «do it yourself», il fai da te. Sono molti gli operatori che, sui banner dei social network, lo propongono. Si identificano di solito grazie alla lettera X di Forex che campeggia nei loghi di quasi tutte le società che esortano a investire. Di per sé il Forex non ha nulla di losco. Si tratta di un luogo virtuale dove, liberamente, compratori e venditori si scambiano valute, materie prime o titoli che li rappresentano, decidendo di farlo sulla base di indicatori e grafici che, analizzati tecnicamente, suggeriscono di scommettere al rialzo o al ribasso.

E dov’è l’insidia? Si chiama leva. Un moltiplicatore che, se non imbrigliato con opportuni accorgimenti, può amplificare le perdite a volte a dismisura. E quando si investe al pc di casa a fare la differenza tra una vita agiata e l’indigenza è il nanosecondo di un click di mouse. I banner pubblicitari sui social, ovviamente, glissano su questo “particolare” e incitano a integrare lo stipendio, a diventare ricchi in modo semplice, guidati da tutor specialisti che «passo dopo passo vi condurranno nel rutilante mondo dell’alta finanza».

Basta aderire e si viene contattati telefonicamente. Inizialmente il chip di ingresso è rassicurante. In fondo che cosa si perde versando cento euro? Infatti si perde. Quasi sempre. E si integra la perdita. Perché così suggerisce di fare la «voce» del telefonista-consulente. Nella illusoria speranza di riguadagnare il denaro perduto. Vicende di questo genere stanno intasando i centralini delle associazioni di difesa dei consumatori: c’è chi ha iniziato con cento euro e ora lamenta perdite per 100 mila.

Perché gli intermediari sono a Cipro

Il target dei vulnerabili è rappresentato dagli inavvertiti, da coloro che di finanza non si sono mai occupati e decidono per semplice curiosità o, peggio, per bisogno, di rispondere a un annuncio pubblicitario.

Ma c’è modo di intervenire per bloccare queste pratiche pubblicitarie poco ortodosse e in qualche caso ingannevoli? L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha le mani legate. La stragrande maggioranza di queste società ha sede a Cipro, isola che per la metà greca (l’altra è turca) vanta un’appartenenza alla Ue, ma in materia ha una normativa piuttosto lasca. E la nostra Authority nulla può contro chi scelga di radicarsi a Nicosia.  E potrebbe andare peggio. E come? Potrebbe piovere: potrebbe essere una vera e propria truffa. È accaduto davvero che la società con la X nella ragione sociale dotasse il cliente di un conto online attivo a tutti gli effetti, con una normale Id e una password. Da qui il cliente investiva e otteneva risultati ragguardevoli. Peccato che il conto on line fosse fasullo e che il denaro che figurava in estratto conto non solo non c’era ma era già stato trasferito in una banca di Dubai.

Per tale ragione occorre:

  1. approcciare il Forex con lo spirito giusto, investendo inizialmente qualche centinaio di euro per imparare;
  2. aprire un conto presso un broker affidabile, meglio se con sede in un paese comunitario serio. Non basta ormai più che sia autorizzato (purtroppo quasi tutti quelli di Cipro lo sono). Noi operiamo con ETX Capital, uno dei principali brokers del settore. E' una società quotata sulla Borsa di Londra da anni (quindi non è un parvenu del forex) ed è vigilata dalla più seria autorità di controllo europea, la FCA inglese.  Vedi i dettagli sul loro sito.