martedì 28 novembre 2017

Perché evitare le opzioni binarie

Il miraggio è sempre quello dei facili guadagni in poco tempo, a volte addirittura in una manciata di minuti. E così il mercato finanziario da luogo deputato agli investimenti, rischia di trasformarsi in una sala giochi dove pochissimi vincono. «La differenza - spiega Raffaele Zenti, co-fondatore e partner di AdviseOnly - tra azzardo e investimento è che quest’ultimo è incerto, ma ha una ragionevole probabilità di successo puntando ad esempio su un titolo azionario che ha una storia aziendale dietro.

L’azzardo è invece una scommessa, spesso di breve periodo, dove si rischia il tutto per tutto». Sul banco degli imputati sono finite da tempo le cosiddette opzioni binarie. Si moltiplicano le piattaforme che forniscono questo servizio. Si tratta di vere e proprie scommesse per azzeccare se, tra 5 minuti ad esempio, il valore di un sottostante (valute, indici, etc) sarà sopra o sotto un certo livello. Ci sono poi anche scadenze più lunghe. «L’aspettativa matematica - spiega Gabriele Bellelli, consulente finanziario - è contraria allo scommettitore di opzioni binarie perché, quando vince, incassa 70-80 mentre quando perde, perde tutto. Anche la Consob  ha più volte sottolineato i rischi. Ho ricevuto molte lettere di giovani, che hanno perso i loro risparmi abbagliati dai facili guadagni. Quello che trae in inganno è la semplicità dello strumento e il fatto che in pochi minuti conoscono il risultato. Ci sono poi pubblicità che fanno leva sul diventare ricchi in poco tempo».

Il tema della pubblicità di questi strumenti sta molto a cuore a Gian Paolo Bazzani, ad Saxo Bank Italia e presidente AssoforexCfd (associazione dei broker). «Non è tanto lo strumento che è il male - sottolinea Bazzani - ma l’utilizzo che ne viene fatto, come viene promosso e il tipo di pubblicità utilizzata. Se dico che puoi diventare ricco in 10 minuti, questa è pubblicità ingannevole. In altri paesi i regolatori sono molto più stringenti su questo tema. Chi utilizza queste tecniche di comunicazione lo fa spingendo soprattutto le opzioni binarie. Abbiamo fatto battaglie come associazione e negli ultimi tre o quattro anni il quadro si è un po’ ripulito. Oggi infatti i siti principali non accettano più pubblicità di operatori non autorizzati in Italia e questo anche grazie all’intervento diretto della Consob. Ma c’è ancora molto da fare».

 L’ultima frontiera che lega il trading alle scommesse è quella del betting exchange, cioè del trading sportivo: funziona nello stesso modo dei mercati finanziari derivati, soltanto che il sottostante è la quota di una scommessa su una partita di calcio o di un match tennistico. Il fenomeno si sta diffondendo anche in Italia. Nelle scommesse tradizionali il bookmaker fa da banco e fissa le quote, mentre nel caso del betting exchange chi vuol acquistare o vendere questa scommessa va su una piattaforma, apre un conto e inizia a fare trading. C’è un book, ma la liquidità non è garantita da terzi.
«Ad esempio - spiega Gianluca Landi, sport trader - la partita Chievo Napoli dei giorni scorsi pagava 1,60 volte in caso di vittoria del Napoli, alla fine del primo tempo è arrivato sopra quota 2 perché il Napoli era sul risultato di 0-0. Chi avesse venduto la quota del Napoli all’inizio della partita e fatto cash out (bloccare i profitti, ndr) alla fine del primo tempo avrebbe fatto un guadagno certo», nonostante il pari finale. I rischi sono elevati soprattutto per operazioni di brevissimo respiro. Ovviamente non sono mercati regolamentati dalle autorità finanziarie, la logica si avvicina ai mercati Otc. «Non sono solo scommesse come potrebbe apparire - continua Landi - ma operazioni dove la statistica ha un ruolo chiave. Come in tutti i mercati c’è il rischio di perdere i soldi investiti»

Non sono una scommessa, ma non nascondono insidie infine i Cfd. I contract for difference (Cfd) sono derivati a leva, completamente diversi rispetto alle opzioni binarie per funzionamento e soprattutto per finalità. «Si tratta sempre di trading e di investimento - conclude Bazzani - non è un gioco d’azzardo. Occorre sempre ricordare che l’utilizzo della leva amplifica sia i guadagni, sia le perdite potenziali e può capitare che in scenari di mercato estremi si perda più del capitale investito». Gestire ad esempio una leva che amplifica di 20 volte il mercato è molto pericoloso e soprattutto, in casi estremi, non è escluso di perdere più del capitale investito.

giovedì 23 novembre 2017

Attenzione a opzioni binarie e Cfd

Le autorità di controllo sono sempre più vigili sugli strumenti speculativi a partire da opzioni binarie, Cfd e rolling spot forex (strumenti che replicano l’andamento delle valute). In ordine di tempo l’ultima mossa è stata messa in campo dall’Esma, che già aveva lanciato un avvertimento più di un anno fa. In particolare nel giugno scorso l’autorità europea ha comunicato che sta lavorando ad un’apposita comunicazione relativa all’utilizzo dell’articolo 40 Mifir per interventi a tutela degli investitori.

La misura in discussione riguarda la possibilità di introdurre in tutti i paesi alcuni vincoli (presenti già in alcuni Stati) come i limiti all’uso della leva, limiti alle perdite dei clienti e infine restrizioni sulla pubblicità e sulla distribuzione di Cfd, rolling spot forex e opzioni binarie: qualsiasi misura dovesse essere approvata non entrerebbe in vigore prima del 3 gennaio 2018.

Anche la Consob nell’ultima relazione ha sottolineato che nel corso del 2017, anche alla luce dei lavori svolti in ambito Esma, «continuerà il monitoraggio nei confronti degli intermediari comunitari attivi sul territorio nazionale in Cfd e prodotti similari». Nei mesi scorsi l’autorità italiana aveva anche lanciato un vero e proprio allarme giudicando questi strumenti non adatti a tutti gli investitori. Nel dettaglio la Consob sottolinea che la particolarità dei Cfd e dei rolling spot forex è che, nel corso dell’investimento, a seconda dell’andamento del sottostante, «agli investitori può essere richiesto il versamento di ulteriori somme a integrazione del capitale inizialmente investito. Il risultato dell’operazione (perdita o guadagno) può essere ben superiore all’importo versato».

Questo è uno punti molto importanti su cui sta lavorando anche l’Esma. Il fenomeno delle perdite oltre il capitale investito salì alla ribalta nel gennaio del 2015 dopo il violentissimo movimento del franco svizzero. Quando si verificano repentine oscillazioni sul mercato, con l’uso della leve, in presenza poi di scarsa liquidità, rischiano di non funzionare gli stop e quindi le perdite dilagano oltre il capitale investito anche se molti broker hanno adottato strategie ad hoc per evitare questi fenomeni.
Le opzioni binarie sono invece giudicate, dalla stessa Consob, «delle vere e proprie scommesse. Viene promesso il pagamento di un importo predeterminato se l’evento su cui si “scommette” si verifica entro la scadenza prevista, talvolta anche dopo pochi minuti. È impossibile fare previsioni fondate in un così breve periodo di tempo». Per tutti e tre i prodotti in questione, alla componente rischiosa si aggiunge l’opacità informativa legata ai canali di distribuzione e alle pratiche commerciali che ne promuovono la diffusione: comunicazioni pubblicitarie diffuse e fuorvianti, chiamate telefoniche ripetute e insistenti, invio massivo e non richiesto di e-mail, offerta di bonus iniziali o ricorrenti. Infine c’è il rischio di broker abusivi e quindi è fondamentale che il soggetto offerente sia autorizzato a operare in Italia e questo si verifica consultando gli appositi elenchi tenuti dalla Consob e dalla Banca d’Italia

lunedì 20 novembre 2017

Truffe forex - i casi Pegase e IronFX

Ci sono luci e ombre tra le mille storie legate agli operatori finanziari con sede a Cipro. Ma soprattutto c’è un organo di vigilanza che esercita le sue funzioni usando due pesi e due misure, per usare un eufemismo. Vediamo un paio di casi concreti.

Una vicenda finita tutto sommato bene è quella di Pegase Capital, società a dir poco equivoca che otteneva la licenza Cysec il 5 febbraio 2014 come broker di opzioni binarie. La compagnia veniva autorizzata a operare con cinque domini internet: interactiveoption.com, interactive-option.com, hellobrokers.com, mtxplus.com e pegasecapital.com.

I guai venivano a galla subito, con la società (che ha i conti a Hong Kong) che rifiuta di restituire il denaro depositato dai clienti. Cysec interviene già nel 2015 con una sanzione di 300mila euro complessivi, per vari motivi: la società non proteggeva gli interessi dei clienti, le informazioni fornite dal call center erano fuorvianti, le procedure per rispondere ai reclami non adeguate.
Peggio: Pegase non risultava in regola con gli obblighi antiriciclaggio.
Nel marzo 2016 Cysec sospendeva licenza della società, che nel maggio rinunciava definitivamente all’autorizzazione a operare.

L’ultimo atto è di qualche settimana fa, quando Cysec imponeva una nuova multa da 150mila euro al ceo Michel Pierre Salomon Teman, al quale veniva proibito di esercitare attività finanziarie a Cipro per cinque anni. Altre due multe, da 25mila euro ciascuna, venivano comminate ai due ex direttori. I siti internet erano scomparsi da tempo.

IronFx

Decisamente meno esemplare è invece la storia di IronFX, il colosso con centinaia di migliaia di clienti in oltre 180 Paesi e centinaia di dipendenti a Cipro, già sponsor del Barcellona. Operativo nell’isola dal 2010 con lo slogan “solid trading”, IronFX già nel 2014 si segnalava per le prime irregolarità, proprio quando alcune indiscrezioni del Wall Street Journal parlano addirittura di quotazione della società sulla Borsa statunitense. Ma i veri problemi esplodevano dal febbraio 2015.

Probabilmente la società cipriota, gestita malissimo, veniva colpita come altri broker dalla mossa a sorpresa della Banca centrale svizzera, che nel gennaio 2015 abbandonava la soglia di difesa del franco contro l’euro. Il risultato? Migliaia di clienti di IronFX (anche italiani) non riuscivano più a prelevare dal conto. All’inizio dell’estate i reclami ufficiali approdati sul tavolo di Cysec erano già un migliaio: a metà luglio scattavano le indagini della Commissione cipriota, che scopriva miriadi di irregolarità di vario tipo, soprattutto sui controlli, oltre a un “buco” nei conti di circa 176 milioni di euro.

Gli estremi per una sospensione della licenza ci sarebbero stati tutti, come suggerito dagli stessi ispettori della commissione, ma Cysec si limitava a comminare una sanzione patteggiata in novembre per 355mila euro. Briciole. Morale: oggi non solo IronFX è ancora lì, con la sua licenza per operare nella Ue e al di fuori di essa, ma pare abbia anche raccolto nuovi finanziamenti per 100 milioni di dollari provenienti dal Medio Oriente. L’unica differenza, rispetto ai vecchi tempi, è lo slogan: addio “solid trading”, ora è il “leader globale del trading online”.

Evitate questi intermediari, specie con sede a Cipro, che fanno molta pubblicità aggressiva facendo credere che con il Forex (o le opzioni binarie) si guadagna facilmente. Sul nostro sito troverete consigli anche su brokers affidabili.

mercoledì 15 novembre 2017

Previsioni forex euro - dollaro per fine 2017

Tolto il bitcoin, che fa partita a sé, non si è mosso nulla sul mercato valutario principale questa settimana. I movimenti a rialzo più significativi sono stati quelli sul dollaro/rupia indiana e dollaro/ dollaro sudafricano; e si sta parlando rispettivamente di +1,21% e 1,08%. Tutto il resto, delle 40 maggiori coppie valutarie del mondo, ha registrato una performance settimanale, a rialzo o a ribasso, inferiore del punto percentuale. Praticamente un'ottava in stallo. Non che ci sia nulla di male, una settimana di bassa volatilità, per tirare il fiato dopo i movimenti della settimana scorsa. La scarsa propensione ad intervenire sui mercati Valutari, da parte degli operatori, è dovuta al fatto che vi siano numerosi partite aperte che prima o poi dovranno essere affrontate.

Di mezzo, gira che ti rigira, a fare da grimaldello a possibili movimenti c'è sempre il dollaro. A breve, ci sarà infatti da valutare la riforma fiscale di Trump e la politica monetaria della Federal Reserve, e del nuovo governatore in pectore Powell. Vista l”incertezza generale della situazione, gli operatori non hanno nessuna intenzione di anticipare le proprie mosse. Prima si vuol vedere che succede e poi s'investirà di conseguenza. Così l°euro/dollaro ad esempio si muove all'interno di un trading range compreso tra il supporto di 1,1570 dollari e la resistenza di 1,1690 dollari. Rotto il livello inferiore si va dritti a 1,15 dollari per poi eventualmente estendere la discesa fino a 1,14 dollari dove si andrebbe a ri-tedistare un'interessante trend line discendente, partita con i minimi di novembre 2008 a 1,25 dollari.

Questa linea di tendenza, formata con l”unione dell'altro minimo relativo segnato nel luglio del 2012 a 1,21 dollari, ha funzionato come supporto dinamico fino a metà gennaio 2015, quando venne rotta (a ridosso di 1,18 dollari) e divenne di conseguenza una resistenza dinamica. A testimoniarlo ci sono i due picchi rialzisti che l”euro/dollaro registro il 24 agosto 2015 e il 3 maggio 2016, che vennero fermati rispettivamente a 1,1708 dollari a 1,1615 dollari, proprio con l'incrocio quasi al tick con questa resistenza.
Il 14 luglio 2017 tuttavia, liex supporto, diventato resistenza, è tornato ad essere un supporto dopo la rottura rialzista di 1,1440 dollari. Un continuo avvicendamento che rende interessante l'ipotesi di un ritorno dell'euro/dollaro a ritestare questa linea, con punto d'incrocio appunto a 13,90/1,14 dollari.

Nel caso invece di rottura rialzista del limite superiore del trading range, oltre 1,1690 dollari, il cambio potrebbe spingersi fino alla media mobile a 21 giorni che gravita poco sotto 1,1720 dollari dove si trova una resistenza dinamica di brevissimo, rotta la quale si va sui massimi di ottobre a 1,1880 dollari. Il vero target rialzista tuttavia, si trova 1,1950 dollari, dove si andrebbe a testare una resistenza dinamica, questa volta di medio termine, partita con il massimo dell'8 maggio 2014.

Tornando alle performance settimanali sui cambi principali da segnalare solo la sterlina che guadagna sul dollaro soltanto per una questione tecnica, dovuta alla rottura rialzista di un triangolo che si stava sviluppando dall'inizio di novembre. La rottura ha prodotto un accelerazione rialzista nell'ultima seduta dell'ottava che ha portato il cable a chiudere poco sopra 1,32 dollari. Probabile ritorno su 1,31 dollari nella prossima settimana, in attesa che succeda qualcosa per smuoversi un po'.

Per operare sul Forex, ti consigliamo Etx Capital, broker inglese affidabile e autorizzato con le migliori condizioni sulle principali coppie, in particolare l'eur-usd.

lunedì 13 novembre 2017

Meglio Bitcoin o Ethereum?

I possessori attuali di bitcoin e i pochi grandi attori che hanno le enormi risorse ormai necessarie per coniarne di nuovi, attraverso calcoli matematici di complessità crescente in modo geometrico, hanno tirato un sospiro di sollievo. Il tanto temuto hard fork, ovvero una modifica degli algoritmi matematici che regolano ogni aspetto del bitcoin, dalla certificazione di ogni transazione nel registro elettronico distribuito all'emissione di nuove monete, alla fine non avverrà il 16 novembre come previsto, evitando così la nascita di un nuovo tipo di bitcoin che avrebbe potuto svalutare il valore di quella esistente o, perlomeno, fermare la corsa apparentemente irrefrenabile che ha messo a segno dall'inizio dell'anno.

Uno scampato pericolo che rischia però di rivelarsi una vittoria di Pirro nel medio periodo. L'hard fork era infatti mirato, e richiesto, per ovviare a quello che sta diventando ormai un problema significativo del bitcoin, ovvero la crescita della complessità di calcolo necessaria a chiudere ogni blocco e quindi acquisire il diritto a coniare un nuovo blockchain. Una problematica che incide tanto sulla velocità di registrazione e certificazione delle transazioni eseguite quanto sullo stesso modello di business e architettura alla base del bitcoin, ovvero l”essere basato su una piattaforma distribuita a livello planetario di pc interconnessi.

Bitcoin è infatti stato il primo esempio di blockchain, ovvero una rete distribuita costituita da un numero indefinito di computer, sempre connessi via internet, non gestiti da un”unica o poche società ma da una moltitudine di privati che mettono a disposizione pc con caratteristiche comuni. Nel modello iniziale del bitcoin questo garantiva un controllo democratico e aumentava in modo esponenziale la sicurezza complessiva della criptovaluta, dal momento che il registro elettronico che costituisce la blockchain, divisa nei vari blocchi, era residente su un numero elevatissimo di pc.

Assieme al concetto stesso di blockchain, ovvero un registro elettronico diviso in blocchi su cui vengono registrate tutte le transazioni, e in cui la validità di ogni blocco è intimamente legata tramite modelli matematici a quella del precedente, questo garantiva liimpossibilità pratica di falsificare una transazione o utilizzare due volte lo stesso bitcoin pur in assenza di un'autorità centrale di controllo.

Le regole codificate nel modello matematico alla base del bitcoin prevedono però una difficoltà crescente per risolvere gli algoritmi necessari a chiudere un blocco nella blockchain e poter così coniare una nuova criptomoneta che, uniti alla crescita irrefrenabile del valore del bitcoin stesso, hanno portato pochi soggetti dotati di grandi disponibilità finanziarie a dotarsi di server dotati di enormi capacità di calcolo che monopolizzano il mining, ovvero la creazione di nuove monete attraverso la validazione matematica dei blocchi. Da qui la richiesta di un hard fork, ovvero una modifica del modello matematico che impedisse l'uso degli application specific integrated cirtuit, ovvero componenti dedicati molto potenti, che avrebbero riportato il modello allo spirito iniziale, anche se con il rischio di una diaspora tra i miners e, quindi, la nascita di due blockchain a partire da quella originaria del bitcoin, a seconda dell”adesione o meno alle nuove regole, e quindi due tipi di monete con la possibile svalutazione di quella attuale.

Nel lungo periodo, però, la rinuncia a supportare in tempi più brevi un numero crescente di transazioni potrebbe trasformare il bitcoin da una criptomoneta a un bene raro, una sorta di Gronchi rosa, lasciando invece il ruolo da protagonista ad antagonisti, come Ethereum, forti già di una piattaforma più evoluta tecnologicamente. E come tutti gli oggetti da collezione, assai sensibile alle mode e agli umori dei collezionisti.



Meglio quindi puntare sull'Ethereum nel medio-lungo termine, puoi farlo anche tramite Markets, sfruttando i CDF che ti permettono di operare velocemente senza i tempi lunghi richiesti dall'utilizzo di exchange e wallet tipici delle criptovalute.

mercoledì 1 novembre 2017

Dove acquistare diamanti senza fregature?

Sono centinaia le segnalazioni dei risparmiatori alle associazioni sulle difficoltà a rivendere diamanti comprati da Idb e Dpi, i due maggiori broker nazionali sotto inchiesta da parte dell’Antitrust. A giugno per le vicende dei diamanti Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, UniCredit, Mps e Popolare di Bari sono state perquisite dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta per truffa della Procura di Milano.

Le risposte delle banche ai cui sportelli venivano presentati i contratti variano da caso a caso. Ci sono Intesa Sanpaolo e UniCredit che in alcuni casi hanno transato per conto del broker (rispettivamente Dpi e Idb), rifondendo l’intero investimento, ma ci sono banche che respingono le richieste dei clienti che chiedono di rientrare delle somme allocate nelle pietre preziose.

È il caso di Banco Bpm. Il 2 agosto scorso l’ufficio gestione reclami dell’istituto ha respinto la richiesta di una srl di Roma che contestava l’acquisto da Idb avvenuto il 28 luglio 2011, nell’agenzia 38 di Viale dei Colli Portuensi dell’allora Popolare di Novara, di pietre del controvalore di 30.244 euro. La Srl romana chiedeva, oltre al valore investito, anche “l’incremento di valore” di 6.124 euro «secondo valorizzazione attuale rilasciata da Idb».
La banca risponde che «il referente corretto per la richiesta è Idb: la banca non effettua attività di intermediazione inerente la vendita di diamanti, ma si limita a svolgere mera segnalazione al cliente interessato all’acquisto» e «a mettere a disposizione i propri locali al personale incaricato dalla Idb solo per appuntamenti preventivamente concordati con specifici clienti per illustrare le caratteristiche dell’acquisto e per la consegna» dei diamanti. «La banca rimane dunque estranea alla vendita e alla relativa gestione del contratto», sostiene Banco Bpm, «rispetto al quale non assume alcuna responsabilità». La banca chiude con il consiglio di presentare ricorso all’Arbitro bancario finanziario o domanda di conciliazione al Conciliatore bancario finanziario.

Purtroppo molti risparmiatori si sono fidati ancora una volta delle banche per affidare i loro soldi. L'investimento in diamanti può essere una valida alternativa per diversificare il portafoglio con un bene rifugio e non tassato. Occorre però conoscere alcune informazioni di base, per questo ti invito a visitare l'unico sito indipendente nel settore (ciò che non vende diamanti e quindi non ha duplici interessi).