lunedì 6 aprile 2015

Trading online e Forex

Il trading online richiede tempo, competenza e software Per motivi di lavoro navigo spesso in rete e su internet sono subissato da un’invasione di inviti a guadagnare con il trading.
È un vero investimento? Come scegliere la società con cui operare? C’è un detto in finanza: a Wall Street nessun pasto gratis. Come per dire, che sui mercati finanziari nessuno regala niente. La moltitudine di pubblicità che sta invadendo i siti e la stampa specializzata è sintomatica di un settore in grande fermento, soprattutto da quando il mercato del Forex (il valutario) è diventato accessibile anche al piccolo risparmiatore.

È il mercato più liquido al mondo, non regolamentato e che resta aperto 24 ore al giorno: questo consente un’operatività praticamente ininterrotta. Si promettono tecniche, strategie vincenti anche con piccole somme di denaro. Sul mercato non bisogna dimenticare che il 90% dei trader perde sistematicamente soldi. Ci si avventura con superficialità in un mondo dove servono competenza, regole e grande disciplina. Questo non esclude che ci siano persone che possano anche vivere con queste attività, ma l’importante è non farsi abbagliare da facili illusioni.

Si tratta spesso di attività di trading intraday, vale a dire con apertura e chiusura di posizioni in giornata. In questo caso occorre avere le dotazioni tecnologiche necessarie (software, e così via) e il tempo per seguire con attenzione gli sviluppi di mercato. Molto importante è anche la scelta del broker a cui affidarsi: in primis deve essere un broker autorizzato dalle autorità italiane oppure da autorità estere riconosciute nel nostro paese.  Consigliati da noi: Etx e Markets

Sul sito Consob periodicamente emergono nominativi, segnalati ad esempio dalle autorità di tutta Europa, di broker che non sono autorizzati a svolgere attività in campo finanziario. Occorre sempre quindi verificare la regolarità del proprio intermediario prima di qualsiasi altra mossa. Solo in questo modo si ha la certezza che vengano rispettati i protocolli e le modalità di gestione fissate dalle autorità. Molte società hanno ad esempio sede in paradisi fiscali, con i quali non esistono rapporti. In questo caso è molto complicato avviare azioni legali qualora dovessero emergere contenziosi o problematiche relative alla gestione del denaro depositato dai risparmiatori.

mercoledì 1 aprile 2015

Cambio euro dollaro. Come guadagnare ora

Affonda lo spread e soprattutto l’euro/dollaro. La cura del presidente della Bce, Mario Draghi, sta effettiva- mente cominciando a dare i suoi frutti con un cambio sempre più vicino alla parità. Ultimo di una lunga serie di strumenti messi in campo dalla banca centra- le, il Qe è stato disegnato con il preciso intento di scongiurare lo spettro di deflazione in alcuni paesi europei. E se era abbastanza prevedibile il crol- lo dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi, molto meno pronosticabile era invece l’ampiezza del movimento ribassista in atto sul cambio. L’euro, dai massimi relativi di maggio 2014 quando quotava ancora 1,40 dol- lari, ha perso il 25%.

Nella sola settimana scorsa, da quando è cominciato effettivamente il Qe, l’euro/dollaro ha registrato praticamente solo sedute negative con una performance settimanale in rosso di circa il 4% e con un minimo toccato sotto quota 1,05 dollari. Tecnicamente l’euro/dollaro si trova all'interno di una fase ribassista, che potrebbe arrestare la sua discesa solo al raggiungimento del supporto di brevissimo a quota 1,04 dollari.

L’area di target è indi- viduata grazie all’intersezione di due trend line abbastanza particolari: la prima, quella di breve/medio periodo, è parti- ta con il massimo relativo di dicembre 2004 a quota 1,3667 dollari e si costruisce con il minimo relativo di dicembre 2008 a 1,2320 dollari e con il mini- mo di giugno 2010 a 1,1925 dollari. La seconda trend line dina- mica, quella di lungo periodo e che conferma la bontà del target, è partita con il minimo storico di ottobre 2000 a 0,8240 dollari e formatasi con l’ulteriore minimo di giugno 2001 a 0,8404 dollari. Il supporto di 1,04 dollari sembra tutta- via solo un target intermedio prima del raggiungimento del vero obbiettivo, consacrato a gran voce e/o in segreto dagli analisti, quota 1,01 dollari. Poche le banche d’affari che hanno messo i loro target sot- to la parità per il 2015. Solo gli analisti di Citigroup hanno dato un target intorno a 0,90 dollari entro la fine dell’anno.

Autorevoli, ma opinabili, le indicazioni di Deutsche Bank che tra tutte le banche d’affari è la più pessimista sulla quotazione dell’euro/dollaro per i prossimi anni, stimando che il cambio a fine 2016 sarà a 0,90 dollari, mentre per fine 2017 a 0,85 dollari. Nell’ambito queste analisi, bisogna poi inserire il dibattito su quello che potrebbe essere il vero evento dell’anno: il rialzo dei tassi d’interesse da par- te della Fed. Su questo tema risultano ancora molto contra- stanti le opinioni sulle possibili ripercussioni, non solo sull’economia americana ma su tutto il panorama globale. Preso per assunto che oramai è solo una questione di tem- po, secondo alcuni operatori un rialzo dei tassi della Fed potrebbe portare ad un ulteriore afflusso di capitali nella zona euro a causa dell’effetto negati- vo sui titoli azionari Usa.  Per operare sul cambio euro-dollaro, ti consigliamo il broker autorizzato Etx , che applica i migliori spread di mercato su questa coppia di valute.

Altri invece sostengono l’opinione contraria, ossia che ci saranno maggiori afflussi di capitali sui titoli di Stato americani «per- chè alla fine il T-bond è sempre il T-bond» e rappresenta il miglior approdo. Dollaro Usa/yen. Il cambio non è riuscito a superare la resistenza di area 121,65 yen, nonostante i numerosi ten- tativi. L’area di resistenza è particolarmente importante perché oltre a costituire un li- vello grafico di breve periodo, lo è anche per il lungo. Tale resistenza è infatti coincidente con il massimo relativo di febbraio 2007. Nell'eventualità (probabile) che il cambio tenti di nuo- vo una rottura rialzista della resistenza, il primo target individuabile risulta essere area 124 yen, massimo relativo toccato a giugno 2007.

Da segnalare L’obiettivo di lungo periodo a 134 yen, massimo toccato a fine 2001. Nel ca- so di uno scenario ribassista, il dollaro/yen sul breve periodo ha come target 118,26 yen, equivalente all'incrocio tra il supporto statico dei minimi toccati a metà febbraio e una trend line ascendente partita con il minimo del 14 dicembre 2014 a quota 115,7 yen e formata con i minimi segnati intorno ad area 116,30 yen di metà gennaio 2015. Nel caso si vada oltre al target ribassista sopracitato, gli ulteriori obbiettivi «short» sono da individuare in area 115,60 yen per poi arrivare a 109 yen, un supporto di medio periodo ri- salente ai massimi del lontano agosto 2008.

Per quanto riguarda infine l’euro/yen, il target ribassista più probabile risulta essere a quota 126,70 yen. Tuttavia l’operati- vità è da sconsigliare per la proporzione rischio/rendimento non favorevole nel breve periodo.