lunedì 29 maggio 2017

Come investire in Bitcoin guadagnando in sicurezza

Il Bitcoin è arrivato a toccare il valore di 1.958 dollari (e di 1.228 euro), un massimo storico da quando è stato creato e ora ci si interroga fin dove possa arrivare in futuro (e ora è persino già aumentato solo dal momento in cui ho scritto la bozza dell'articolo e la stesura finale. La quotazione attuale è di 2130 circa). Tra le varie previsioni c'è anche chi ha ipotizzato che possa sfondare quota 4.888 dollari (circa 3.688 euro) nei prossimi 14 mesi. Insomma nel giro di un anno il Bitcoin potrebbe mettere su più del 180%.

Sembra tanto, ma è anche vero che la valuta virtuale negli ultimi 12 mesi ha fatto ancora meglio, guadagnando circa il 348%! Tenendo conto che sempre più Paesi stanno riconoscendo il Bitcoin come una valuta ufficiale con cui si può pagare e che è sempre più facile trovare venditori che lo accettano, il futuro perla valuta virtuale sembra veramente radioso e cosi anche i guadagni che si possono realizzare.

Ovviamente, anche il Bitcoin non sfugge alla regola “alto rendimento, alto rischio”. La valuta digitale non solo è nettamente più ballerina di dollaro o sterlina, ma lo è ben di più anche di valute di Paesi emergenti (4 volte in più), che sono già per loro natura molto volatili.

Il modo migliore per investire in Bitcoin è operare tramite i Cfd, come quelli proposti da Markets.  Cliccando sul banner qui sotto potrai vedere le quotazioni del bitcoin (lettera e denaro), vedere come stanno operando gli altri traders e avere tante altre informazioni per guadagnare con i bitcoins.

 

mercoledì 17 maggio 2017

Puntare sulle valute emergenti: lira turca, real brasiliano e rand sudafricano?

Se l’euro si rafforza, ci sono possibilità di diversificazione sulle valute che permettano ai risparmiatori di muoversi quanto meno oculatamente? Districarsi tra le divise non è mai semplice per gli investitori. Tuttavia un rafforzamento dell’euro che dovesse proseguire con l’elezione (tutta da verificare) di Emmanuel Macron all’Eliseo, crea scenari dei quali è opportuno tener conto nella gestione dei propri soldi.

 Lo scenario attuale ovviamente ha interesse per chi investe, ma occorre guardare anche al futuro. Secondo Peter Rosenstreich, head of Market Strategy Swissquote: «Ci sarà un consolidamento di breve per l’euro prima di un nuovo apprezzamento nel lungo termine. Ci sono diversi motivi per cui crediamo che il movimento sulle aspettative dei differenziali di tassi non possa che favorire l’euro». E come è la situazione fuori dall’euro? Luca Riboldi, responsabile investimenti di Banor Sim spiega: «Siamo molto cauti sulla diversificazione su valute fuori dall’euro. Fatta eccezione per il dollaro, che in caso di rafforzamento dell’euro dovrebbe scendere verso quota 1,12 con la divisa europea. Questo ovviamente se non dovesse essere eletta Marine Le Pen in Francia, altrimenti è più probabile che si viaggi verso la parità. Trovare una valuta con upside verso l’euro in questo momento però mi pare particolarmente difficile. Gli emergenti negli ultimi 12/13 mesi hanno avuto performance positive.

Ma proprio per questo pensiamo abbiano esaurito il loro potenziale. La sterlina in questo momento non pare particolarmente interessante e non abbiamo una particolare passione per lo yen, visto che la banca centrale giapponese è una delle più decise sul quantitative easing». Sugli emergenti, invece, Rosenstreich spiega: «Per i prossimi tre mesi, la forte riduzione della volatilità e il deciso miglioramento delle condizioni economiche dei fondamentali dei mercati emergenti ci offre un chiaro segnale per aumentare le posizioni in tale asset class. In tale contesto, preferiamo la rupia indiana».

Positivo sugli emergenti anche Federico Garcia Zamora, gestore di Standish specializzato in debito e valute emergenti, che afferma: «Crediamo che le valute emergenti offrano oggi buone opportunità di investimento. Sul finire del 2016 il peso messicano era tra le divise con le performance peggiori a livello globale, per le politiche commerciali e sull’immigrazione nell’agenda del presidente Trump.

Ma crediamo che il movimento sia stato eccessivo e che la valuta potrebbe recuperare terreno. Tanto la Russia quanto il Brasile hanno attraversato una fase di collasso delle rispettive valute nel 2014/2015, seguita da una di elevata inflazione. Ma entrambi i Paesi oggi ci sembrano attraenti per chi vuole investire nelle valute locali, anche dopo il rafforzamento degli ultimi sei mesi». Uno sguardo puntato all’Europa da Sergio Bertoncini, Strategist di Amundi Sgr: «Nei portafogli in divisa, oltre al dollaro americano, manteniamo una view positiva sulle divise nordiche come sek e nok (le corone rispettivamente svedese e norvegese, ndr) che rimangono attraenti non solo in termini di valutazioni ma anche grazie al supporto delle politiche monetarie».

lunedì 15 maggio 2017

Il franco svizzero per proteggere i tuoi risparmi

Quando si teme il peggio (rischi geo politici o alta volatilità sui mercati, scandali in arrivo, altro) tutti corrono ai ripari comprando Franco Svizzero, la valuta per antonomasia che serve a proteggersi dai rischi. In questo ruolo la moneta elvetica condivide la posizione con lo Yen, altra valuta che tutti mettono in portafoglio quando si preannunciano bufere in arrivo. Ed ora a che punto siamo? È opportuno o meno aumentare l’esposizione nella valuta elvetica?

«Direi che quando il rapporto euro-franco è vicino ai livelli di 1,06 vuol dire che siamo in quell’area critica che può indicare l’arrivo di una bufera - spiega Matteo Paganini, e così si è mossa la valuta elevetica fino alla vigilia delle elezioni francesi. Nel senso che i grossi investitori hanno comprato franco contro euro per proteggersi da possibili rischi geo politici. Ora il quadro è decisamente cambiato. L’euro si è rafforzato sul franco perché il mercato sta prezzando una possibile sconfitta di Marine Le Pen».

Come spiega l’esperto, è scemata l’avversione al rischio con alcuni indici come il Dax e il Nasdaq che hanno toccato i massimi e altri che continuano a salire come lo S&P e quello di Piazza Affari. In particolare, l’indice della tecnologia americana ha battuto un nuovo record superando i 6.000 punti per la prima volta in 46 anni di quotazione. E c’è già qualcuno che parla di un possibile rischio bolla.

Quanto durerà questo movimento valutario?
«Penso che per le prossime due o tre settimane - aggiunge Paganini - possiamo attenderci un movimento rialzista a favore della moneta europea e quindi sfavorevole al franco svizzero. Cosicché chi vuole sfruttare nel breve questo rialzo può farlo comprando euro. Ma non credo che lo sprint dell’ euro sia di lungo periodo».

Se dunque il franco svizzero va acquistato solo in vista di grossi rischi geopolitici, va anche detto che al momento questi all’orizzonte non appaiono.
«Suggerisco di tenere sotto osservazione il rapporto Corea del Nord/Stati Uniti - conclude Paganini - questo non è dei più semplici. E riguardo al franco mi sento di precisare un’ultima indicazione per l’investitore. Il franco è una valuta che non vive di vita propria: è opportuno vedere sempre quali sono i movimenti euro-dollaro e dove vanno i flussi diretti». Riguardo al primo, il dollaro da qualche mese non si muove più con la stessa correlazione nei confronti delle altre valute. Secondo gli esperti solo nel breve il rapporto euro-dollaro rimarrà nel range tra 1,05 e 1,15 mentre sarà la riforma fiscale di Trump il vero spartiacque per tornare a vedere un movimento diverso della valuta Usa.

La soluzione migliore è abbinare le due protezioni: valuta forte in paese forte e sicuro. Scopri come aprire un conto in franchi svizzeri in Svizzera.




venerdì 12 maggio 2017

Previsioni Forex sull'euro dopo le elezioni francesi

L’esito del primo turno del voto in Francia ha spinto la moneta unica verso 1,10 dollari, ai massimi da novembre sul biglietto verde. Sarà la volta buona per una ripresa strutturale della divisa europea dopo 2 anni di fase laterale? Questa la domanda che torna d’attualità e che ha profonde ricadute per i risparmiatori italiani. cosa implica l’euro al rialzo La debolezza della moneta unica negli ultimi tre anni, in primis verso il dollaro, ha reso particolarmente vantaggiosa la diversificazione valutaria in asset extra-euro: più salgono le altre divise, maggiori sono i guadagni.

Se l’euro dovesse tornare a crescere stabilmente la diversificazione valutaria diventa un rischio. L’alternativa è utilizzare strumenti coperti dal rischio cambio fuori dall’area euro o puntare sull’apprezzamento della stessa moneta unica (si veda scheda): anche a Milano sono quotati certificati ed Etc/Etn (con e senza leva) che si apprezzano in caso di rialzo dell’euro. Sono strumenti che hanno delle tecnicalità da conoscere attentamente e che sono adatti (soprattutto per quelli a leva) per periodi di investimento non prolungati. Un altro aspetto importante attiene alle correlazioni sui mercati: l’euro ha toccato il massimo storico a 1,6 dollari nel 2008, in piena crisi finanziaria. La ripresa del mercato azionario internazionale da allora è avvenuta in parallelo a un progressivo rafforzamento del dollaro.

Una ripresa strutturale dell’euro potrebbe indebolire la propensione verso gli asset più rischiosi? È un potenziale rischio che necessita di conferme. Sicuramente ci sarebbe un impatto sui titoli azionari più orientati all’export, frenati da una moneta unica in rafforzamento. perché sta salendo l’euro La vittoria al primo turno di Macron è stato l’ultimo fattore che ha spinto al rialzo la divisa unica. Negli ultimi mesi ci sono stati vari elementi che hanno quanto meno stabilizzato il cambio: il miglioramento congiunturale dell’area euro in primis. Ad esempio gli indici Pmi manifatturieri sono saliti al massimo da sei anni.

Lo spettro delle deflazione si è allontanato e le previsioni del Pil per il primo semestre sono positive. Mario Draghi, presidente della Bce, al termine del meeting di giovedì scorso ha sottolineato che la ripresa del ciclo economico è più solida. Tecnicamente l’euro si sta muovendo in un range compreso tra 1,05 e 1,15 dollari: solo oltre questo livello si potrebbe cominciare a parlare di inversione rialzista. Al momento le attese del consensus degli analisti sono molto prudenti: le opinioni degli analisti raccolte da Reuters il 7 aprile scorso assegnavano un obiettivo (mediano) di 1,06 sul dollari a fine giugno. In futuro molto dipenderà anche dalle future mosse della Fed (il mercato punta su altri due rialzi dei tassi nel 2017). la prudenza della Bce.

L’istituto di Francoforte, nonostante il miglioramento congiunturale, mantiene i tassi a zero e addirittura si è detto disponibile a incrementare o prolungare il piano di quantitative easing (sceso ad aprile da 80 a 60 miliardi mensili) se sarà necessario. L’appiglio più forte è che l’inflazione resta ancora lontana dai target prefissati. Questa risolutezza sembra sgombrare qualsiasi illazione circa una riduzione degli acquisti a stretto giro. Bisognerà attendere l’esito finale del ballottaggio francese il prossimo 7 maggio, ma a questo punto la sensazione è che ogni scelta sul tema sarà rinviata quantomeno ai meeting di ottobre.

Troppo delicato il nodo in questa fase: il rischio di destabilizzazione è sempre elevato. Tutto questo dovrebbe impedire all’euro di rafforzarsi eccessivamente.Intanto però i mercati si stanno preparando alle scelte future di un inevitabile ritocco dei tassi: il settore più sensibile è quello obbligazionario. I rendimenti dei BTp decennali da settembre ad oggi sono balzati dall’1,1% al 2,3%. Il Bund è passato da rendimenti negativi a un +0,3%: indicativa l’ondata di vendite che ha interessato il titolo tedesco all'indomani dell’esito del primo turno francese. In questo quadro serve grande attenzione sul reddito fisso.

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mercoledì 10 maggio 2017

Continuerà il rialzo dell'euro oltre 1,10 sul dollaro?

Re forte l'Europa o debole l”America, ma sta di fatto che l”euro/dollaro continua a mostrare una forza sorprendente. Il cambio ha chiuso la settimana a ridosso di 1,10 dollari, sul limite superiore del canale rialzista in essere dalllinizio dell'anno. La forza dell”euro sorprende soprattutto per il fatto che venerdì scorso è stato pubblicato il dato riguardante alla variazione degli occupati nel settore non agricolo americano che ha mostrato un incremento di 211 mila unità, con un tasso di disoccupazione in calo dello 0,1% andandosi ad attestare al 4,4%, minimo da quasi dieci anni (maggio 2007). In un contesto normale di mercato, ci si poteva aspettare dopo un dato simile un rafforzamento del dollaro ed invece così non è stato.

Probabilmente nelle prossime sedute si potrebbe assistere a un ritorno dell quotazioni dell”euro/ dollaro verso il supporto statico di 1,0950 dollari, in corrispondenza dei massimi relativi del 25 e del 26 aprile scorso. Difficile che il cambio riesca a superare il limite superiore del canale rialzista nel brevissimo, ma se questo dovesse succedere, il primo target rialzista è individuato in 1,1120 dollaro dove ciè la resistenza statica formata dal massimo relativo del 7 novembre 2016. ll vero spartiacque tuttavia per una seria fase rialzista del cambio è il superamento della famosa quota 1,1450/1460 che ha sempre rappresentato una barriera invalicabile dal 2015 ad oggi (tolte le «sporcature›› registrate ad agosto 2015 e a maggio 2016). Tale livello risulta ancora lontano ma visto l'uptrend che si è registrato dal minimo del 10 aprile di 1,06 dollari alle attuali quotazioni non è escluso che una capatina la si possa fare nel breve/medio termine.

Le probabilità poi aumentano di pari passo rispetto alla crescente aspettativa degli analisti che il famoso secondo rialzo dei tassi d”interesse Usa, possa slittare rispetto all'iniziale intenzione di attuarlo nell'incontro di giugno della Federal Reserve. Secondo l”ultimo statment del Fomc, il braccio armato della Fed, il rallentamento della crescita che si è registrato durante il primo trimestre è stato probabilmente un effetto transitorio, tuttavia non conviene forzare la mano alleconomia, considerato anche che Pinflazione è in rialzo ma non ha ancora raggiunto il 2%, livello soglia per un intervento immediato sul costo del denaro. L'euro, d°altro canto, si rafforza anche nella convinzione che oramai, l”inizio del tapering da parte della Bce, è programmato per cominciare nel primo trimestre 2018. Gli operatori del forex stanno già cominciando a metabolizzare Yavvenimento con largo anticipo per non ritrovarsi poi a scontare troppa volatilità

Operi sul Forex? La prima cosa da fare è selezionare un broker autorizzato, affidabile e conveniente. Per questo consigliamo Etx Capital, intermediario inglese autorizzato (e quotato alla Borsa di Londra) che offre i migliori spread sulle principali coppie del Forex, a partire dall'Eur-Usd. Vedi tutti i dettagli.

lunedì 8 maggio 2017

Le tasse sui gudagni del Forex - dichiarazione fiscale 2017

Dal 2 maggio 2017 è possibile confermare la dichiarazione fiscale precompilata sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Si apre così il consueto periodo fiscale in cui gli italiani sono impegnati tra 730, detrazioni fiscali di vario genere e calcoli del reddito imponibile.

Se hai un conto trading con intermediari del Forex o in opzioni binarie, sei chiamato a dichiarare i guadagni o le perdite delle tue operazioni. Non solo! Siccome in genere i brokers forex hanno sede all'estero, devi fare la dichiarazione per il monitoraggio fiscale e l'Ivafe (riquadro RW del modello Unico, da quest'anno chiamato modello Redditi PF).
Vediamo di seguito quali sono i principali obblighi fiscali per chi fa trading sul Forex, che sia o meno con un intermediario estero.

Come dichiarare e quanto sono tassati i guadagni del Forex

Le operazioni su Forex (incluso Cfd o altri derivati) e tramite opzioni binarie, seguono le norme della tassazione dei guadagni finanziari. I guadagni, definiti plusvalenze o capital gains, vanno dichiarati nel nuovo Modello Redditi utilizzando il quadro RT. 
Essendo in genere in regime dichiarativo, spetta a te fare i calcoli e inserire i dati in dichiarazione. 
Attenzione: raccomandiamo di dichiarare anche le perdite (minusvalenze) in quanto se non le dichiari non potrai recuperarle compensandole con i successivi guadagni.
Sui guadagni poi devi pagare il 26% di tasse da versare secondo le modalità e i tempi previsti dalla legge. 

Se poi dal conto hai ottenuto interessi o dividendi, questi vanno dichiarati nel quadro RM (a meno che opti per la tassazione tradizionale tramite aliquote Irpef). 

Trading tramite broker estero

Se operi, come nel 99% dei casi, tramite un broker forex non italiano (non conta se è autorizzato ad operare in Italia, quello che conta è la sede legale in Italia, che praticamente nessuno degli intermediari più noti ha) devi inoltre rispettare gli obblighi del monitoraggio fiscale in tema di capitali all'estero.

Devi quindi compilare il riquadro RW per inserire i dati dei saldi del conto trading e delle varie attività finanziarie detenute. Su tale saldo poi devi versare l'Ivafe, praticamente un'imposta analoga al bollo sulle attività finanziarie detenute in Italia (pari allo 0.20% dei saldi). Ricordo che il conto trading non è assimilabile ad un conto corrente su cui vige l'imposta di bollo fissa di 34,2 euro al ricorrere di determinate condizioni.

Queste sono le regole base per evitare problemi con il fisco italiano. Non pensare di fare il furbo o di cavartela: dal 2017 sono entrati in vigore gli accordi internazionali Ocse, per cui gli intermediari finanziari esteri sono tenuti a inviare la lista dei clienti italiani all'Agenzia delle Entrate. Non c'è quindi possibilità di nascondere i tuoi capitali e investimenti all'estero, e le sanzioni sono molto pesanti.

Se vuoi sapere tutti i dettagli per fare la dichiarazione e non sbagliare, puoi seguire questa guida sulle tasse del Forex.

giovedì 4 maggio 2017

Opinioni di trading forex su sterlina inglese e lira turca

Sterlina inglese

La sterlina ha raggiunto livelli che non si vedevano da luglio 2016 (ce ne vogliono 0,839 per un euro) e questo è tutto merito delle elezioni anticipate nel Regno Unito. I mercati sembrano infatti aver proprio apprezzato l’idea del Primo ministro britannico di chiamare tutti alle urne il prossimo 8 giugno, tanto che la sterlina in una sola settimana ha messo su l’1%. Ma qual è l’idea di fondo che ha spinto i mercati a premiare questa scelta? In sintesi pensano che ci sarà una “soft-Brexit” – quindi con la Gran Bretagna che esce sì dall’Unione europea, ma i futuri accordi manterranno forti relazioni commerciali e finanziarie con l’Ue.

Stando ai sondaggi, infatti, i conservatori, partito del Primo ministro, godrebbero di un ampio margine nel confronto con i laburisti. Se così fosse, il Primo ministro ne uscirebbe rafforzato e ridurrebbe il peso delle fronde più “estremiste”, e cioè non solo di chi non vuole la Brexit, ma anche di chi vorrebbe a tutti i costi la cosiddetta “hard-Brexit” –cioè un Regno Unito che non ha proprio più alcun legame con l’Unione europea. Ma non è tutto. Le elezioni nel Regno Unito erano prima previste per il 2020 e quindi, contando che la scadenza prevista dei negoziati sulla Brexit era per marzo 2019, questo avrebbe potuto mettere pressione sul Regno Unito, mentre ora questo rischio non ci sarebbe più, dando così alla Gran Bretagna maggiore tranquillità e tempo per trattare.

Lira turca

Anche in Turchia le vicende politiche hanno influenzato l’andamento della valuta nazionale. Il referendum costituzionale si è concluso, seppur con una vittoria risicata e con polemiche su possibili brogli, a favore della riforma voluta dal presidente Erdogan. Di fatto ora il capo dello Stato ha pieni poteri, con quelli del Parlamento fortemente limitati. Questo risultato non è piaciuto ai mercati e la lira ha perso lo 0,2%. Inoltre, sulla lira pesa anche un’altra incognita.

La Banca centrale turca non è indipendente dal potere politico e l’inflazione turca è al momento al 10%. Alta inflazione e Banca centrale non indipendente sono due cose che fanno molto male alla valuta, che rischia di deprezzarsi ancora. Se a questo aggiungiamo che, nonostante i continui cali (vedi grafico), la lira turca non è neppure sottovalutata nei confronti dell’euro, il consiglio non può che essere quello di vendere.

martedì 2 maggio 2017

Previsioni Forex maggio giugno 2017

Per chi investe nel Forex, questi sono i tre principali trend del 2017:

  1. La GBP rimane la valuta più sottovalutata nell’universo del G10. Il posizionamento degli investitori rispecchia livelli di pessimismo senza precedenti, e la valuta britannica potrebbe apprezzarsi a fronte di una rapida chiusura delle posizioni short. 
  2. Lo yen giapponese tenderà probabilmente a indebolirsi con l’attenuarsi delle congetture sulla riduzione del programma di QQE della Bank of Japan (BOJ) e con la ricerca di rendimento all’estero da parte degli investitori. 
  3. Il dollaro statunitense darà prova di scarso vigore a fronte dei toni accomodanti della Fed e del calo dei tassi d’interesse reali. L’euro beneficerà della conclusione del QE della BCE.
Il mercato valutario rimane caratterizzato da posizioni tattiche, dettate dall’andamento altalenante dell’incertezza politica negli Stati Uniti e in Europa negli ultimi mesi. Ci aspettiamo un’attenuazione di tale incertezza, e con essa un modesto calo della volatilità. In questo clima più favorevole i fondamentali, e in particolare l’enfasi sulla politica monetaria, dovrebbero tornare a condizionare le tendenze strategiche.

Delle banche centrali del G10, solo la Fed finora ha operato un inasprimento. Ci aspettiamo che la Bank of England segua il suo esempio e innalzi i tassi nel 2017, senza tuttavia privare l’economia dello stimolo derivante dall’ampliamento del suo bilancio.


Sterlina inglese

Con l’inflazione balzata al 2,3% in febbraio – il livello più elevato nel Regno Unito dal settembre 2013 (e superiore all’obiettivo della BOE) – ci aspettiamo che la banca centrale annulli il taglio dei tassi operato nel terzo trimestre 2016 sulla scia della Brexit. L’ulteriore accomodamento monetario era stato introdotto per difendere l’economia britannica dai danni della Brexit che, a oggi, non si sono ancora materializzati. Di conseguenza, prevediamo che la GBP beneficerà della riduzione dei differenziali di rendimento (in seguito all’aumento dei tassi da parte della BOE), in particolare al venir meno dell’impatto sui prezzi dell’indebolimento della sterlina nel secondo semestre del 2017. La GBP rimane la valuta più sottovalutata nell’universo del G10. Inoltre, il posizionamento degli investitori rispecchia livelli di pessimismo senza precedenti, e la valuta britannica, approssimandosi alla media mobile a 200 giorni, potrebbe apprezzarsi a fronte di una rapida chiusura delle posizioni short.


Dollaro Usa

L’USD inizia a riportarsi in linea con i differenziali di rendimento. L’indice del dollaro statunitense troverà probabilmente una base più solida sotto quota 100, ma i modesti differenziali di rendimento reale ne smorzeranno il vigore. In risposta all'aumento delle pressioni inflazionistiche, la Fed assumerà probabilmente un atteggiamento più aggressivo nelle parole e nei fatti durante l’anno. Pertanto, sulla scia di una politica monetaria più restrittiva delle attese, l’USD potrebbe riguadagnare il terreno perduto nel primo semestre entro la fine del 2017.

Nel frattempo, l’euro dovrebbe essere uno dei maggiori beneficiari dell’orientamento più neutrale adottato dalla BCE. Svanita la minaccia di deflazione, non vi sono particolari necessità di uno stimolo addizionale. L’inflazione si attesta ai massimi dal gennaio 2013. Il Presidente Draghi ha osservato che “è venuta meno l’urgenza di prendere ulteriori misure”. Di conseguenza, la riduzione degli aggregati monetari (il ridimensionamento dell’azione di stimolo) dovrebbe riportare l’euro verso quota 1,10 nei prossimi mesi.

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