mercoledì 13 febbraio 2019

Previsioni sul cambio euro franco svizzero

Il 15 gennaio 2015 la SNB aveva annunciato a sorpresa l’intenzione di abbandonare il peg con l’euro adottato da settembre 2011 per difendere le esportazioni nazionali, a causa dei crescenti costi di tale politica. Tale dichiarazione, combinata con le attese per il programma di stimoli della BCE, ha determinato un crollo dell’EUR/CHF fino a 0.859. La fase di recupero dell’euro ha segnato un primo top in area 1.063 (61.8% Fibonacci), raggiunto grazie all’immediato effetto del disancoramento sulle esportazioni dalla Svizzera (calate nel gennaio 2015 dello 0.8% a/a) che ha dato supporto alla moneta unica. Successivamente alcune dichiarazioni rassicuranti dei policy maker svizzeri, che hanno preferito astenersi dall’introdurre misure anticrisi a fronte di un’economia nazionale ancora solida, hanno indotto una discesa del cross fino a 1.031 (76.4% Fibonacci).

Da tale livello l’euro ha ripreso a rafforzarsi sulla scia di tassi ufficiali elvetici saldamente negativi e di nuove esternazioni che definivano il franco “sopravvalutato”: ciò ha portato la moneta comune al nuovo top degli 1.115 (38.2% Fibonacci) da cui è partito a febbraio 2016 un nuovo trend di indebolimento fino al supporto (dapprima resistenza) degli 1.063. Questo deprezzamento è derivato dal ruolo di bene rifugio svolto dalla divisa svizzera di fronte sia al caso Brexit sia al crescente consenso raccolto nel continente dalle forze contrarie all’UE.

E’ stato infatti in coincidenza con la vittoria di Macron che il rapporto ha lasciato definitivamente 1.063 per riprendere il trend rialzista iniziato da 0.859: il movimento ha avuto un’accelerazione a luglio 2017 quando nuove esternazioni della SNB sulla sopravvalutazione del franco hanno determinato anche il golden cross delle medie mobili a 25 e 100 osservazioni. Dopo un ritracciamento a fine gennaio 2018, riconducibile all’esplosione di volatilità registrata dai mercati azionari, l’euro, sostenuto dal supporto a 1.148 (23.6% Fibonacci), ha ripreso veementemente a salire trovando però in 1.200 (livello del precedente cambio fisso) una forte resistenza.

Da quest’ultima soglia infatti il rapporto è tornato sul citato supporto a causa dell’emergere della questione italiana all’interno dell’UE: la crescita dello spread Btp-Bund a maggio 2018 ha favorito infatti la ricerca di sicurezza così come, in agosto, la questione turca; il cambio è quindi sceso a 1.120 da cui, grazie al sostegno della media mobile a 100 osservazioni, ha effettuato un significativo rimbalzo che in ottobre si è però infranto, in seguito al peggioramento del sentiment delle borse, sulla resistenza (prima supporto) di 1.148. Il pessimo finale d’anno che ha caratterizzato l’equity ha trovato riflesso in una nuova flessione del cross dovuta all’apprezzarsi del franco in veste di safe heaven: ciò ha riportato le quotazioni a fine 2018 nuovamente a 1.120.

Con il passaggio al 2019 il cambio di sentiment sulle borse, avvenuto grazie ai progressi nei colloqui USA-Cina e alla svolta dovish della Fed, ha determinato una nuova fase di recupero per il cambio che è riuscito ad oltrepassare le medie mobili a 25 e 100 osservazioni: l’ulteriore conferma consistente nella rottura di 1.148 proietterebbe i prezzi fino a 1.175.

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domenica 10 febbraio 2019

Previsioni euro, dollaro, yen, sterlina e corona per il 2019

Il Dollar Index ha registrato un leggero rialzo nelle ultime due settimane. Il biglietto verde sta ritrovando progressivamente vigore dopo aver scontato sia i timori per un rallentamento della crescita interna sia la svolta dowish della Fed che nel comunicato dell’ultimo meeting di gennaio non ha più fatto riferimento ai prossimi rialzi dei tassi. A riattivare l’appeal per il biglietto verde è stata anche la distensione delle relazioni tra Washington e Pechino per la guerra commerciale ed il proseguimento delle trattative della commissione bipartisan per trovare un accordo sulle leggi di spesa che hanno causato lo shutdown più lungo della storia.

L’euro ha perso terreno rispetto al dollaro statunitense subendo i deboli dati macroeconomici che hanno fatto crescere i timori in merito ad un rallentamento della crescita dell’Eurozona. A tal proposito, la seconda stima del PMI composito ha visto scendere gli indici di Italia e Francia sotto la soglia fatidica di 50, mentre le vendite al dettaglio dell’Area euro a dicembre hanno corretto più delle attese. Sul fronte monetario, dall’ultimo meeting della BCE, non sono giunte indicazioni in merito alla possibilità del lancio di un nuovo TLTRO ma da Draghi ha confermato che la Banca è pronta ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per supportare la crescita in atto.

Lo yen, in qualità di asset rifugio alternativo, ha subito la ritrovata appetibilità del dollaro sulla scia delle buone prospettive per l’economia americana, supportate dai dati sull’occupazione. Durante il periodo considerato la sterlina ha registrato un deciso deprezzamento nei confronti sia del dollaro sia della moneta unica a causa delle incertezze sul fronte Brexit. La premier May incontrerà oggi a Bruxelles i presidenti della Commissione e del Consiglio EU che nei giorni scorsi non hanno lasciato spazio ad alcuna possibilità di rinegoziazione dell’accordo di uscita.

La corona svedese ha perso terreno nei confronti dell’euro nonostante la Riksbank sembri avere un orientamento maggiormente hawkish rispetto alla BCE. Nei giorni scorsi, infatti, il governatore Ingves ha affermato che le mosse di Francoforte verranno valutate con attenzione ma non esiste alcuna connessione che porti la Svezia a seguirle meccanicamente. Ad influire negativamente sul cambio, invece, sono stati alcuni recenti dati macro come nel caso dell’indice PMI e delle vendite al dettaglio.

Il dollaro australiano si è sensibilmente indebolito nei confronti dell’euro, a causa di alcuni deboli dati macro che hanno alimentato le attese di un possibile allentamento della politica monetaria. A riguardo, in seguito al meeting della Banca centrale di martedì scorso, il governatore Lowe ha dichiarato che si è discusso dell’ipotesi di un taglio dei tassi di riferimento se le condizioni economiche dovessero peggiorare, ma al momento il cash rate viene considerato su livelli adeguati.

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domenica 3 febbraio 2019

Previsione cambio euro dollaro per inizio 2019

Valute sotto i riflettori nella settimana che sta per chiudere grazie al primo meeting 2019 della Bce. L’euro si è presentato abbastanza debole all’appuntamento sulla scia dei segnali di rallentamento delle economie del Vecchio Continente. Dopo il tentativo di spingere al rialzo nei primi giorni dell’anno la moneta unica è tornata immediatamente sotto pressione. Le decisione della Bce era attesa e non ha stravolto il quadro.

Il Consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte ha deciso di lasciare i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%. Il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino all’estate del 2019 e «in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine».

Le parole di Mario Draghi, durante la conferenza stampa, hanno creato un po’ di volatilità sul mercato. L’evoluzione dell’economia, secondo in numero uno dell’istituto di Francoforte, è più debole rispetto alle attese. Il quadro è passato da rischi sostanzialmente equilibrati a rischi al ribasso e il mercato valutario ha prezzato questa incertezza, anche se al momento la recessione è esclusa. La Bce si è detta pronta a intervenire, ma un nuovo Tltro viene visto nell’ambito di una strategia più ampia. In questo contesto euro-dollaro si è indebolito da 1,1350 prima dell’annuncio Bce ad area 1,13 per poi recuperare verso i livelli precedenti.

Il supporto che si trova a testare la moneta unica è molto importante ed è strategico per capire le evoluzioni dei prossimi mesi. Una rottura al ribasso per alcune sedute di 1,13 potrebbe imprimere un nuovo impulso ribassista con target a 1,11. Negli ultimi mesi le violazioni di 1,13 sono sempre state annullate con ricoperture anche violente. Per avere comunque segnali maggiormente positivi è necessario che l’euro si riporti sopra 1,145 e mantenga questo livello. La debolezza della moneta unica si è concretizzata anche verso lo yen: il cross è sceso in area 124 ed era già stato indebolito nelle ultime settimane con la rottura di 125,5. Per avere un nuovo segnale di forza è necessario che l’euro si porti sopra quest’ultima resistenza.

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