martedì 8 maggio 2018

Forex, puntare sulle valute asiatiche

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Le divise e il debito di Paesi come Cina, Malaysia, Indonesia e Singapore offrono valore e rendimento La guerra dei dazi e il conflitto siriano stanno lasciando profonde tracce nel mercato dei cambi. Se, infatti, sui parterre azionari gli investitori mostrano di avere un certo autocontrollo, il listino dei cambi riflette senza filtri le incertezze che nascono dalle tensioni internazionali.

Il Foreign Exchange è il mercato più liquido al mondo, attivo per quasi 24 ore su 24; ma, a dispetto della elevata frequenza delle transazioni - o forse proprio per questo motivo - è lì che gli operatori stanno scaricando le maggiori inquietudini, scommettendo sugli avvenimenti politici ed economici per speculare oppure per proteggersi. Tutto ha origine dalla volatilità del dollaro Usa, che non a caso è l’epicentro della guerra dei dazi e del conflitto mediorientale.

Il biglietto verde è anche la valuta di riferimento per molte divise dei Paesi emergenti, a cui sono legate tramite una banda di oscillazione, che permette loro un certo agio senza la necessità di ribilanciare troppo spesso il controvalore. Uno dei casi più noti di valuta collegata al dollaro è quello dello Yuan cinese: proprio le conseguenze sulle Borse della sua svalutazione improvvisa nell’agosto del 2015 costituiscono un precedente che ha lasciato tracce profonde tra i trader e sono un monito a tenere d’occhio la potenza di un mare grande come quello del ForEx. Nei giorni scorsi, a patire di più sono state le monete coinvolte nell’escalation della battaglia commerciale e in quella militare in Siria: il rublo russo e la lira turca.

Un risparmiatore dell’Eurozona non coperto dalle oscillazioni del cambio, nei primi dieci giorni di aprile avrebbe perso oltre il 10% se esposto ad attività finanziarie in rubli (per esempio le azioni legate al settore del gas e delle risorse di base) e sopra il 5% con investimenti in lire turche, già in corso di indebolimento (da inizio anno sono scese dell’11%). Per molti analisti, le valute ad alto beta, cioè quelle che hanno una reattività notevole agli eventi, saranno giocoforza piegate dall’incertezza geopolitica, che è destinata a continuare nel prossimo futuro.

«Ci sono stati deflussi consistenti dagli investimenti in lire turche e in rubli a causa della prossimità alla Siria e alle nuove sanzioni contro la Russia; la tendenza di queste valute a deprezzarsi, infatti, non compensa il potenziale guadagno sul differenziale dei tassi di interesse». Negli ultimi anni, e nel 2017 in particolare, la diversificazione dei portafogli nelle valute emergenti è stata vincente, ma è venuto il momento di fare delle scelte oculate: «Il nostro messaggio - aggiunge Hall - è andare verso Est, dato che preferiamo di gran lunga l’esposizione al debito e alle valute asiatiche; c’è del valore nel credito a breve termine, soprattutto quello societario.

Per un investitore in euro, Paesi come la Cina, l’Indonesia, la Malaysia, Singapore e le Filippine, che hanno conti in attivo e ingenti riserve monetarie differenziate, hanno un valore e un rendimento relativo appetibile». Ancora più difficile, comunque, è identificare delle monete «sicure», perché con queste bufere da una parte all’altra del globo, anche la scelta di un porto riparato non è semplice. Il franco svizzero è troppo svantaggioso con i tassi negativi e lo yen è anch’esso ondivago; la divisa nipponica si è rafforzata in marzo e poi ha iniziato di nuovo a cedere.

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