Alcuni analisti inoltre stimano che una delle ultime mosse del presidente Mario Draghi potrebbe essere quella di far ripartire il Qe all’inizio dell’autunno con acquisti nell’ordine di 15 miliardi di euro al mese. Dalla sua parte, Draghi ha l’ultimo dato macroeconomico sull’inflazione che ha visto, nel mese di giugno, attestarsi all’1,3%, dato ancora abbastanza lontano rispetto al target del 2% del mandato della Bce. Se così fosse, è molto probabile che sull’euro/dollaro si assista ad una discesa, anche importante, della moneta unica europea.
Il cambio di riferimento tra l’economia europea e quella americana potrebbe così andare a rompere il supporto dinamico di breve termine con il minimo del 18 giugno scorso a 1,1180 dollari e venutasi a creare con l’unione e la successiva estensione dell’altro minimo segnato il 9 luglio a 1,1193 dollari. L’incrocio con questa trend line si trova a ridosso di 1,12 dollari poco sotto la chiusura di settimana a 1,1220 dollari. In caso di violazione ribassista, il primo obiettivo è a 1,1175 dollari per poi scendere verso i minimi di 1,1130/1,1120 dollari. Sarà proprio quest’ultimo livello, l’ultimo baluardo prima di una discesa di medio termine più importante con primo obiettivo 1,1010 dollari.
Non bisogna però fare i conti senza l’oste, rappresentato dalla Federal Reserve. Durante la prossima riunione del 31 luglio, la banca centrale degli Stati Uniti, sarà alle prese con la necessità di tagliare i tassi di almeno lo 0,25%. La necessità deriva dal fatto che oramai questo taglio del tasso i mercati già lo scontano e a dire la verità scontano in parte anche un taglio nella riunione di settembre. Se queste previsioni dovessero essere rispettate è molto probabile che la tendenza dell’euro/dollaro segua la via precedentemente spiegata, con un rafforzamento conseguente del dollaro.
Tuttavia, l’ostilità del presidente Usa, Donald Trump, verso un biglietto verde forte potrebbe indurre Jerome Powell a fare qualche sorpresa sulla forward guidance della Fed. Se così fosse, il cambio potrebbe essere destinato a salire. I livelli da monitorare in tale situazione sono la resistenza di 1,1325 dollari. Nel caso questa barriera venga meno, l’obiettivo rialzista successivo si trova a 1,14 dollari. Il livello successivo è a ridosso dei massimi relativi di metà gennaio 2019, intorno a 1,1540 dollari. Oltre c’è 1,16 dollari, altro livello spartiacque, superato il quale si aprirebbe una fase rialzista di medio termine. In mezzo a tutto questo ci sono i forex trader che non vedono l’ora di avere un po’ di volatilità sui cambi.
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