domenica 12 maggio 2013

Previsioni Forex Euro Dollaro estate 2013

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forex euro dollaroDopo uno sbandamento iniziale — inaspettatamente al rialzo —il cambio dollaro/ euro ha subito incassato la diminuzione dei tassi di riferimento allo 0,50% decisa giovedì dalla Bce riportandosi a quota 1,31. Un valore intorno a cui la divisa comune oscilla da settimane.

Rischi È bene ricordare che in linea di massima una diminuzione dei tassi di interesse si traduce quasi sempre in un indebolimento della divisa di riferimento. Ma in quest’epoca di guerre valutarie, combattute da Stati Uniti, Europa e Giappone a colpi di riduzione del costo del denaro, anche gli effetti di un taglio dei tassi possono essere assai diversi quelli previsti, o «di scuola».

«Ecco perché non deve essere la speranza di un guadagno in conto capitale la motivazione principale che spinge un investitore a diversificare in titoli denominati in divisa estera», sostiene Marcello Ferrara, strategist obbligazionario di Consultique Sim. Secondo lo strategist, infatti, date le condizioni di debolezza strutturale della divisa comune europea è bene che vada a investire su valute come dollari Usa, australiani, canadesi, oppure corone svedesi e norvegesi chi è più avverso al rischio.

Una scelta opposta rispetto a quella di periodi più tranquilli, quando l’investimento in valuta rappresenta un fattore di incertezza piuttosto che di stabilità di un portafoglio.

Le prospettive di re-dollaro, la principale alternativa all’euro, del resto, sono molto controverse. Da un lato Goldman Sachs prevede un rafforzamento della divisa comune europea (e quindi un indebolimento del dollaro) sull’arco dei 3, 6 e 1 2 mesi, con livelli di cambio di equilibrio stimati a 1,36, 1,40 e 1,40 per le tre scadenze (contro l’attuale parità di 1,30).

Dall’altro Morgan Stanley immagina uno scenario opposto e attribuisce all’euro un futuro di moneta debole, con una parità di 1,26 nel terzo trimestre del 2013 e di 1,24 a 12 mesi. Diversificazione Le previsioni sui cambi sono molto aleatorie e risultano tra le più difficili da formulare. Per questa ragione detenere un giardinetto di bond in valuta vale più come scelta di diversificazione che non come scommessa di guadagno in conto capitale (si vedano in tabella i rendimenti negativi degli ultimi 12 mesi).

Del resto anche i rendimenti dei bond ad alta sicurezza, denominati in dollari Usa, canadesi e australiani, ma anche in franchi svizzeri e in corone svedesi e norvegesi (vedi tabella) non sono tali da suscitare grandi appetiti. Su scadenze brevi (due anni) le emissioni del Tesoro statunitense pagano un misero 0,24%. Più generosi i bond canadesi (1,12% a 15 mesi) e australiani (2,53% a tre anni), ma non tali da invogliare per ragioni di cedola. «In generale una corretta diversificazione valutaria può coprire una quota compresa fra il 5 e il 15% di un portafoglio», sostiene Ferrara. Convinto che la soluzione migliore sia quella delle valute nordiche, «espressione di economie solide, in crescita e poco indebitate», conclude.

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