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Il miraggio è sempre quello dei facili guadagni in poco tempo, a volte addirittura in una manciata di minuti. E così il mercato finanziario da luogo deputato agli investimenti, rischia di trasformarsi in una sala giochi dove pochissimi vincono. «La differenza - spiega Raffaele Zenti, co-fondatore e partner di AdviseOnly - tra azzardo e investimento è che quest’ultimo è incerto, ma ha una ragionevole probabilità di successo puntando ad esempio su un titolo azionario che ha una storia aziendale dietro.L’azzardo è invece una scommessa, spesso di breve periodo, dove si rischia il tutto per tutto». Sul banco degli imputati sono finite da tempo le cosiddette opzioni binarie. Si moltiplicano le piattaforme che forniscono questo servizio. Si tratta di vere e proprie scommesse per azzeccare se, tra 5 minuti ad esempio, il valore di un sottostante (valute, indici, etc) sarà sopra o sotto un certo livello. Ci sono poi anche scadenze più lunghe. «L’aspettativa matematica - spiega Gabriele Bellelli, consulente finanziario - è contraria allo scommettitore di opzioni binarie perché, quando vince, incassa 70-80 mentre quando perde, perde tutto. Anche la Consob ha più volte sottolineato i rischi. Ho ricevuto molte lettere di giovani, che hanno perso i loro risparmi abbagliati dai facili guadagni. Quello che trae in inganno è la semplicità dello strumento e il fatto che in pochi minuti conoscono il risultato. Ci sono poi pubblicità che fanno leva sul diventare ricchi in poco tempo».
Il tema della pubblicità di questi strumenti sta molto a cuore a Gian Paolo Bazzani, ad Saxo Bank Italia e presidente AssoforexCfd (associazione dei broker). «Non è tanto lo strumento che è il male - sottolinea Bazzani - ma l’utilizzo che ne viene fatto, come viene promosso e il tipo di pubblicità utilizzata. Se dico che puoi diventare ricco in 10 minuti, questa è pubblicità ingannevole. In altri paesi i regolatori sono molto più stringenti su questo tema. Chi utilizza queste tecniche di comunicazione lo fa spingendo soprattutto le opzioni binarie. Abbiamo fatto battaglie come associazione e negli ultimi tre o quattro anni il quadro si è un po’ ripulito. Oggi infatti i siti principali non accettano più pubblicità di operatori non autorizzati in Italia e questo anche grazie all’intervento diretto della Consob. Ma c’è ancora molto da fare».
L’ultima frontiera che lega il trading alle scommesse è quella del betting exchange, cioè del trading sportivo: funziona nello stesso modo dei mercati finanziari derivati, soltanto che il sottostante è la quota di una scommessa su una partita di calcio o di un match tennistico. Il fenomeno si sta diffondendo anche in Italia. Nelle scommesse tradizionali il bookmaker fa da banco e fissa le quote, mentre nel caso del betting exchange chi vuol acquistare o vendere questa scommessa va su una piattaforma, apre un conto e inizia a fare trading. C’è un book, ma la liquidità non è garantita da terzi.
«Ad esempio - spiega Gianluca Landi, sport trader - la partita Chievo Napoli dei giorni scorsi pagava 1,60 volte in caso di vittoria del Napoli, alla fine del primo tempo è arrivato sopra quota 2 perché il Napoli era sul risultato di 0-0. Chi avesse venduto la quota del Napoli all’inizio della partita e fatto cash out (bloccare i profitti, ndr) alla fine del primo tempo avrebbe fatto un guadagno certo», nonostante il pari finale. I rischi sono elevati soprattutto per operazioni di brevissimo respiro. Ovviamente non sono mercati regolamentati dalle autorità finanziarie, la logica si avvicina ai mercati Otc. «Non sono solo scommesse come potrebbe apparire - continua Landi - ma operazioni dove la statistica ha un ruolo chiave. Come in tutti i mercati c’è il rischio di perdere i soldi investiti»
Non sono una scommessa, ma non nascondono insidie infine i Cfd. I contract for difference (Cfd) sono derivati a leva, completamente diversi rispetto alle opzioni binarie per funzionamento e soprattutto per finalità. «Si tratta sempre di trading e di investimento - conclude Bazzani - non è un gioco d’azzardo. Occorre sempre ricordare che l’utilizzo della leva amplifica sia i guadagni, sia le perdite potenziali e può capitare che in scenari di mercato estremi si perda più del capitale investito». Gestire ad esempio una leva che amplifica di 20 volte il mercato è molto pericoloso e soprattutto, in casi estremi, non è escluso di perdere più del capitale investito.
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