lunedì 13 novembre 2017

Meglio Bitcoin o Ethereum?

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I possessori attuali di bitcoin e i pochi grandi attori che hanno le enormi risorse ormai necessarie per coniarne di nuovi, attraverso calcoli matematici di complessità crescente in modo geometrico, hanno tirato un sospiro di sollievo. Il tanto temuto hard fork, ovvero una modifica degli algoritmi matematici che regolano ogni aspetto del bitcoin, dalla certificazione di ogni transazione nel registro elettronico distribuito all'emissione di nuove monete, alla fine non avverrà il 16 novembre come previsto, evitando così la nascita di un nuovo tipo di bitcoin che avrebbe potuto svalutare il valore di quella esistente o, perlomeno, fermare la corsa apparentemente irrefrenabile che ha messo a segno dall'inizio dell'anno.

Uno scampato pericolo che rischia però di rivelarsi una vittoria di Pirro nel medio periodo. L'hard fork era infatti mirato, e richiesto, per ovviare a quello che sta diventando ormai un problema significativo del bitcoin, ovvero la crescita della complessità di calcolo necessaria a chiudere ogni blocco e quindi acquisire il diritto a coniare un nuovo blockchain. Una problematica che incide tanto sulla velocità di registrazione e certificazione delle transazioni eseguite quanto sullo stesso modello di business e architettura alla base del bitcoin, ovvero l”essere basato su una piattaforma distribuita a livello planetario di pc interconnessi.

Bitcoin è infatti stato il primo esempio di blockchain, ovvero una rete distribuita costituita da un numero indefinito di computer, sempre connessi via internet, non gestiti da un”unica o poche società ma da una moltitudine di privati che mettono a disposizione pc con caratteristiche comuni. Nel modello iniziale del bitcoin questo garantiva un controllo democratico e aumentava in modo esponenziale la sicurezza complessiva della criptovaluta, dal momento che il registro elettronico che costituisce la blockchain, divisa nei vari blocchi, era residente su un numero elevatissimo di pc.

Assieme al concetto stesso di blockchain, ovvero un registro elettronico diviso in blocchi su cui vengono registrate tutte le transazioni, e in cui la validità di ogni blocco è intimamente legata tramite modelli matematici a quella del precedente, questo garantiva liimpossibilità pratica di falsificare una transazione o utilizzare due volte lo stesso bitcoin pur in assenza di un'autorità centrale di controllo.

Le regole codificate nel modello matematico alla base del bitcoin prevedono però una difficoltà crescente per risolvere gli algoritmi necessari a chiudere un blocco nella blockchain e poter così coniare una nuova criptomoneta che, uniti alla crescita irrefrenabile del valore del bitcoin stesso, hanno portato pochi soggetti dotati di grandi disponibilità finanziarie a dotarsi di server dotati di enormi capacità di calcolo che monopolizzano il mining, ovvero la creazione di nuove monete attraverso la validazione matematica dei blocchi. Da qui la richiesta di un hard fork, ovvero una modifica del modello matematico che impedisse l'uso degli application specific integrated cirtuit, ovvero componenti dedicati molto potenti, che avrebbero riportato il modello allo spirito iniziale, anche se con il rischio di una diaspora tra i miners e, quindi, la nascita di due blockchain a partire da quella originaria del bitcoin, a seconda dell”adesione o meno alle nuove regole, e quindi due tipi di monete con la possibile svalutazione di quella attuale.

Nel lungo periodo, però, la rinuncia a supportare in tempi più brevi un numero crescente di transazioni potrebbe trasformare il bitcoin da una criptomoneta a un bene raro, una sorta di Gronchi rosa, lasciando invece il ruolo da protagonista ad antagonisti, come Ethereum, forti già di una piattaforma più evoluta tecnologicamente. E come tutti gli oggetti da collezione, assai sensibile alle mode e agli umori dei collezionisti.



Meglio quindi puntare sull'Ethereum nel medio-lungo termine, puoi farlo anche tramite Markets, sfruttando i CDF che ti permettono di operare velocemente senza i tempi lunghi richiesti dall'utilizzo di exchange e wallet tipici delle criptovalute.

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