lunedì 30 ottobre 2017

Previsioni sul dollaro per fine 2017

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Dove andrà il dollaro Usa? Continuerà la ripresa ora che è tornato sotto 1,16?

Analisi grafica

Da inizio anno il dollaro si è mosso con parecchi alti e bassi, ma sempre all’interno di una specie di “corridoio” che l’ha portato sempre più giù rispetto all'euro: se il 1° gennaio un euro valeva 1,055 dollari, nella prima settimana di settembre con un euro si compravano già 1,20 dollari. Da lì in poi, però, il dollaro ha risalito un po’ la china e sta uscendo da questo “corridoio” in cui è rimasto ingabbiato da inizio anno.

Secondo l’analisi tecnica (quella che cerca di prevedere l’andamento futuro di una valuta o di un titolo osservando il grafico dell’andamento passato) questo potrebbe essere l’inizio di una ripresa duratura del dollaro Usa. Un ulteriore segnale di questa ripresa viene dal dollar index calcolato dalla Fed, la Banca centrale Usa. Questo indice riassume il “valore” del dollaro nei confronti di tutte le altre valute mondiali: anche questo indice ha segnato un punto di svolta , il che significa che quello delle ultime settimane non è semplicemente uno scivolone dell’euro, ma una vera ripresa del dollaro.

Fin qui, quello che dicono i grafici. Ma noi all’analisi tecnica crediamo solo fino a un certo punto: può predire tutto e il suo contrario. Se per esempio guardassimo le medie mobili (un altro strumento di analisi tecnica di cui ti abbiamo parlato anche in passato, vedi riquadro) il segnale di ripresa del dollaro non c’è ancora. Morale, l’analisi tecnica è, secondo noi, da prendere con le pinze. Ma può comunque dare qualche indicazione importante da aggiungere a quelle che vengono dal nostro principale metodo di analisi: l’analisi fondamentale, che guarda all'andamento dell’economia, degli utili aziendali, dei dividendi…


Analisi fondamentale

Se torniamo a guardare proprio all’analisi fondamentale, ci sono diversi elementi che giocano a favore della ripresa del biglietto verde: prima di tutto la crescita economica, che negli Usa ha raggiunto un brillante +3,1% mentre l’Eurozona si deve accontentare di un +0,6%. E per i prossimi anni le previsioni sono sempre a favore dell’economia d’Oltreoceano: dal 2019 stimiamo una crescita del 2% annuo, a fronte di un +1,6% per l’Eurozona.

Altro elemento a favore della ripresa del dollaro, i rendimenti dei bond in crescita. Negli Usa la Fed (la Banca centrale) ha iniziato a “drenare” la massa di liquidità con cui ha inondato il mercato negli scorsi anni, mentre da noi la Bce è ancora nel bel mezzo degli acquisti di titoli per sostenere l’economia: certo si comincia a parlare di fine di questi stimoli, ma da qui a farlo in concreto passerà ancora del tempo.

Morale, il differenziale di rendimento tra bond Usa e bond dell’Eurozona è in aumento da inizio 2016 (vedi grafico Sempre più allettanti) e questo attirerà sempre più capitali negli Usa, a beneficio del cambio del dollaro (vedi riquadro). Non mancano, tuttavia, anche elementi che possono penalizzare il biglietto verde nei confronti dell’euro: l’inflazione, per esempio, che prevediamo più alta negli Usa (3% dal 2019 in avanti) rispetto all’Eurozona (1,8%). Se i prezzi negli Usa corrono più che da noi, la valuta ne risente e tende a calare, controbilanciando (in tutto o in parte) la spinta che viene dal Pil.

Nel bilancio tra elementi pro e contro, secondo i nostri modelli econometrici il dollaro, oggi, è correttamente valutato. Ma non significa che starà fermo dov’è: anche perché c’è un altro fattore da considerare, quello politico.


IL PESO DELLA POLITICA 

Da noi, le incognite vengono principalmente da due fronti: il primo sono gli sviluppi del referendum catalano, che rischia di destabilizzare non solo la Spagna ma l’intera Europa. Il secondo è l’esito delle elezioni in Germania e in Austria, che hanno mostrato un ritorno del populismo (in genere contrario alla valuta unica). Ma anche Oltreoceano le implicazioni “politiche” sul cambio non sono così univoche: da un lato c’è la speranza che le riforme promesse da Trump (in primis quella fiscale) possano finalmente partire, il che favorirebbe il dollaro. Dall'altro lato, però, c’è da considerare che lo stesso Trump non è favorevole a un dollaro troppo forte, che penalizzerebbe le esportazioni.

Morale: su tutti e tre i fronti (quello dell’analisi tecnica, quello dell’analisi fondamentale e quello politico) ci sono elementi contrastanti su quale può essere il futuro del biglietto verde. Dopo il calo dell’ultimo anno non è più il caso di venderlo – per questo, dagli inizi di ottobre, abbiamo cambiato la nostra strategia su questa valuta. Ma con tutte le incertezze di cui ti abbiamo parlato, non è detto sia il momento per acquistarlo. Puoi comunque iniziare ad approcciare il Forex con piccole operazione al ribasso sul cambio Eur-Usd finché il trend favorevole del dollaro continua. Per farlo utilizza broker affidabili e convenienti come Etx Capital.


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1 commenti:

R ha detto...

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