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Per chi investe nel Forex, questi sono i tre principali trend del 2017:- La GBP rimane la valuta più sottovalutata nell’universo del G10. Il posizionamento degli investitori rispecchia livelli di pessimismo senza precedenti, e la valuta britannica potrebbe apprezzarsi a fronte di una rapida chiusura delle posizioni short.
- Lo yen giapponese tenderà probabilmente a indebolirsi con l’attenuarsi delle congetture sulla riduzione del programma di QQE della Bank of Japan (BOJ) e con la ricerca di rendimento all’estero da parte degli investitori.
- Il dollaro statunitense darà prova di scarso vigore a fronte dei toni accomodanti della Fed e del calo dei tassi d’interesse reali. L’euro beneficerà della conclusione del QE della BCE.
Il mercato valutario rimane caratterizzato da posizioni tattiche,
dettate dall’andamento altalenante dell’incertezza politica negli
Stati Uniti e in Europa negli ultimi mesi. Ci aspettiamo
un’attenuazione di tale incertezza, e con essa un modesto calo
della volatilità. In questo clima più favorevole i fondamentali, e
in particolare l’enfasi sulla politica monetaria, dovrebbero
tornare a condizionare le tendenze strategiche.
Delle banche centrali del G10, solo la Fed finora ha operato un inasprimento. Ci aspettiamo che la Bank of England segua il suo esempio e innalzi i tassi nel 2017, senza tuttavia privare l’economia dello stimolo derivante dall’ampliamento del suo bilancio.
Con l’inflazione balzata al 2,3% in febbraio – il livello più
elevato nel Regno Unito dal settembre 2013 (e superiore
all’obiettivo della BOE) – ci aspettiamo che la banca centrale
annulli il taglio dei tassi operato nel terzo trimestre 2016 sulla
scia della Brexit. L’ulteriore accomodamento monetario era
stato introdotto per difendere l’economia britannica dai danni
della Brexit che, a oggi, non si sono ancora materializzati. Di
conseguenza, prevediamo che la GBP beneficerà della riduzione
dei differenziali di rendimento (in seguito all’aumento dei tassi
da parte della BOE), in particolare al venir meno dell’impatto
sui prezzi dell’indebolimento della sterlina nel secondo
semestre del 2017.
La GBP rimane la valuta più sottovalutata nell’universo del G10.
Inoltre, il posizionamento degli investitori rispecchia livelli di
pessimismo senza precedenti, e la valuta britannica,
approssimandosi alla media mobile a 200 giorni, potrebbe
apprezzarsi a fronte di una rapida chiusura delle posizioni short.
L’USD inizia a riportarsi in linea con i differenziali di
rendimento. L’indice del dollaro statunitense troverà
probabilmente una base più solida sotto quota 100, ma i
modesti differenziali di rendimento reale ne smorzeranno il
vigore. In risposta all'aumento delle pressioni inflazionistiche,
la Fed assumerà probabilmente un atteggiamento più
aggressivo nelle parole e nei fatti durante l’anno. Pertanto, sulla
scia di una politica monetaria più restrittiva delle attese, l’USD
potrebbe riguadagnare il terreno perduto nel primo semestre
entro la fine del 2017.
Nel frattempo, l’euro dovrebbe essere uno dei maggiori beneficiari dell’orientamento più neutrale adottato dalla BCE. Svanita la minaccia di deflazione, non vi sono particolari necessità di uno stimolo addizionale. L’inflazione si attesta ai massimi dal gennaio 2013. Il Presidente Draghi ha osservato che “è venuta meno l’urgenza di prendere ulteriori misure”. Di conseguenza, la riduzione degli aggregati monetari (il ridimensionamento dell’azione di stimolo) dovrebbe riportare l’euro verso quota 1,10 nei prossimi mesi.
Se vuoi fare trading sul Forex, utilizza un intermediario internazionale autorizzato. Lavoriamo con Etx Capital, società quotata a Londra e soprattutto broker con i migliori spread sul mercato europeo.
Delle banche centrali del G10, solo la Fed finora ha operato un inasprimento. Ci aspettiamo che la Bank of England segua il suo esempio e innalzi i tassi nel 2017, senza tuttavia privare l’economia dello stimolo derivante dall’ampliamento del suo bilancio.
Sterlina inglese
Con l’inflazione balzata al 2,3% in febbraio – il livello più
elevato nel Regno Unito dal settembre 2013 (e superiore
all’obiettivo della BOE) – ci aspettiamo che la banca centrale
annulli il taglio dei tassi operato nel terzo trimestre 2016 sulla
scia della Brexit. L’ulteriore accomodamento monetario era
stato introdotto per difendere l’economia britannica dai danni
della Brexit che, a oggi, non si sono ancora materializzati. Di
conseguenza, prevediamo che la GBP beneficerà della riduzione
dei differenziali di rendimento (in seguito all’aumento dei tassi
da parte della BOE), in particolare al venir meno dell’impatto
sui prezzi dell’indebolimento della sterlina nel secondo
semestre del 2017.
La GBP rimane la valuta più sottovalutata nell’universo del G10.
Inoltre, il posizionamento degli investitori rispecchia livelli di
pessimismo senza precedenti, e la valuta britannica,
approssimandosi alla media mobile a 200 giorni, potrebbe
apprezzarsi a fronte di una rapida chiusura delle posizioni short.
Dollaro Usa
L’USD inizia a riportarsi in linea con i differenziali di
rendimento. L’indice del dollaro statunitense troverà
probabilmente una base più solida sotto quota 100, ma i
modesti differenziali di rendimento reale ne smorzeranno il
vigore. In risposta all'aumento delle pressioni inflazionistiche,
la Fed assumerà probabilmente un atteggiamento più
aggressivo nelle parole e nei fatti durante l’anno. Pertanto, sulla
scia di una politica monetaria più restrittiva delle attese, l’USD
potrebbe riguadagnare il terreno perduto nel primo semestre
entro la fine del 2017.Nel frattempo, l’euro dovrebbe essere uno dei maggiori beneficiari dell’orientamento più neutrale adottato dalla BCE. Svanita la minaccia di deflazione, non vi sono particolari necessità di uno stimolo addizionale. L’inflazione si attesta ai massimi dal gennaio 2013. Il Presidente Draghi ha osservato che “è venuta meno l’urgenza di prendere ulteriori misure”. Di conseguenza, la riduzione degli aggregati monetari (il ridimensionamento dell’azione di stimolo) dovrebbe riportare l’euro verso quota 1,10 nei prossimi mesi.
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