giovedì 19 marzo 2015

Tornare a puntare sul dollaro dopo QE

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Ripartono le scommesse sul dollaro I listini europei proseguono la corsa. Attese per un ritorno dell’euro oltre 1,14 La scorsa settimana i mercati europei hanno proseguito il rialzo, senza disturbo dalle ostilità tra Unione europea e Atene, per il momento appianate; le azioni dell’Eurostoxx hanno così raggiunto un saldo del 14% da inizio anno e le quotazioni dei titoli di Stato sforano continuamente i massimi storici.

La tensione si è sciolta ancora di più quando la Banca Centrale Europea si è detta pronta a riaccettare i titoli di debito greci a garanzia dei prestiti. Inoltre, il 5 marzo prenderà avvio il “Quantitative Easing” della Bce, che consiste nella stampa di 60 miliardi di euro al mese a fronte dell’acquisto di obbligazioni; l’occasione è un’opportunità di guadagno sul rincaro delle emissioni che rientreranno nell’operazione, scelte in proporzione al peso dei Paesi nel capitale dell’autorità monetaria. Per questo motivo il rendimento del Bund tedesco decennale a scadenza, schiacciato dal prezzo, è diminuito sotto lo 0,3%; quello del BTp a 1,35%.

Alla bonanza nel Vecchio Continente, si è unita la dichiarazione di Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, ritenuta abbastanza accomodante dagli investitori: la Fed alzerà i tassi quando i dati macro (soprattutto la crescita dei salari), richiederanno una politica monetaria più ferma e dopo aver sostituito la parola “flessibilità” a “pazienza” nelle linee guida adottate dal comitato che prende le decisioni. Dunque, non prima dell’estate, con tutta probabilità. In mancanza di un imminente stretta sui tassi, il dollaro non si è mosso e i Treasury sono risultati meno appetibili solo sulle durate biennali, mentre le emissioni a tre mesi hanno addirittura attratto più consensi.

Giovedì, però, l’industria Usa ha dato segni evidenti di vitalità con il rimbalzo di ordini di beni durevoli e l’inflazione americana sui beni principali (che esclude l’effetto deprimente del ribasso del petrolio) si è mostrata tonica: all’1,6% su base annua e a +0,2% (da +0,1%) a gennaio. In realtà, il carovita non ha cambiato ritmo, ma non si vede neppure il contagio della disinflazione europea temuto dalla Fed. Motivo in più per ripartire con le scommesse sul rafforzamento del dollaro e prendere beneficio dal ritorno dell’euro sopra quota 1,14. Giovedì la moneta unica ha ceduto valore sotto 1,12 contro il biglietto verde.

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