venerdì 13 settembre 2013

Rischi sulle valute dei paesi emergenti

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valute paesi emergentiBullish, rialzisti, sul dollaro statunitense, sul renminbi cinese e sul peso messicano. Neutrali o ribassisti su tutte le altre valute. Si può riassumere in questo modo la view di mercato valutario di uno dei maggiori operatori globali sul mercato forex, Morgan Stanley.

Una visione largamente condivisa da altre case d’investimento e che si trasforma in un vero e proprio plebiscito riguardo alle previsioni negative sull’andamento delle divise dei paesi emergenti, che da fine maggio a oggi si sono svalutate mediamente di circa il 5% rispetto al dollaro e all’euro.
Un report di Goldman Sachs sintetizza bene il sentiment del mercato rispetto alle divise emergenti. «Dopo l’improvvisa e violenta ondata ribassista iniziata alcune settimane fa è possibile che si registri una fase di consolidamento per le valute delle nuove economie. Tuttavia le prospettive di medio termine rimangono negative perché condizionate da un rallentamento della crescita economica locale e da una diminuzione dei flussi di investimenti dall’estero », afferma l’economista Themistoklis Fiotakis.

Le poche eccezioni «emergenti» riguardano, come abbiamo visto, il peso messicano e il renminbi. «Nel caso della divisa cinese siamo convinti che il movimento rialzista sia destinato a continuare, nonostante il rafforzamento del dollaro, soprattutto perché le autorità politiche e monetarie di Pechino sembrano intenzionate a utilizzare la leva del cambio per favorire l’aggiustamento strutturale del sistema economico», recita uno studio appena pubblicato.

Sul trend del peso messicano, invece, oltre a un rafforzamento del ciclo economico del Paese, incide in maniera positiva la vicinanza con gli Stati Uniti, la cui ripresa ha un effetto benigno anche sull’andamento dell’economia del Messico. Un po’ a sorpresa mancano all’appello delle divise con potenziale di apprezzamento le due principali valute nordiche, corone svedesi e norvegesi. Per entrambe gli economisti di Morgan Stanley (ma anche di Société Générale) intravedono un periodo tranquillo, privo di variazioni significative rispetto all’euro.

In particolare la corona norvegese, che ha risentito negativamente dell’ampliarsi del differenziale di rendimento con il dollaro statunitense, dovrebbe, secondo Morgan Stanley, recuperare una parte delle perdite subite verso euro. Potrebbe invece continuare la tendenza all’indebolimento del franco svizzero e della sterlina britannica, in linea con gli obiettivi di ampliamento della base monetaria perseguiti dalle banche centrali dei due paesi.

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