lunedì 24 giugno 2013

Investire in oro, petrolio e commodity

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Nell’arco dell’ultima settimana l’indice CRB si è mosso in territorio positivo (+0.6% in $) trovando sostegno nella relativa debolezza del dollaro statunitense rispetto alle altre valute. Nel dettaglio, gli scambi sono stati caratterizzanti da andamenti particolarmente altalenanti sulla scia delle speculazioni circa il proseguimento degli acquisti di titoli da parte della Fed nelle operazioni di quantitative easing in essere. Restano, pertanto, vive le preoccupazioni circa la tenuta della congiuntura mondiale, con indicazioni dallo scenario macroeconomico statunitense che si sono mostrati contrastanti.
Tra questi si segnala il rallentamento del comparto manifatturiero, il calo delle spese personali e la revisione al ribasso delle statistiche sul Pil del primo trimestre. Viceversa, il comparto ha trovato supporto nell’ascesa della fiducia dei consumatori americani. Indicazioni divergenti sono giunte anche dalle statistiche diffuse in Cina. L’indicatore di riferimento, dopo essersi riavvicinato ai minimi del 2013 in area 280 $, ha recuperato terreno verso la soglia 290 $. I progressi sono stati guidati dai rialzi generalizzati delle materie prime ad uso industriale e dei metalli preziosi, mentre gli altri settori hanno evidenziato al loro interno andamenti contrastati.

Tra gli energetici, il greggio si è mostrato positivo grazie al blocco dell’attività estrattiva di alcune piattaforme nel Mare del Nord che ha creato tensioni sul lato dell’offerta. In aggiunta, la decisa flessione delle riserve commerciali USA ha fornito supporto ai prezzi del WTI. I progressi sono stati, tuttavia, frenati dal clima di maggiore avversione al rischio che si è registrato sui mercati finanziari. Viceversa, spicca il calo del gas naturale penalizzato dal progressivo incremento delle scorte. Le condizioni climatiche sono, infatti, risultate particolarmente sfavorevoli ai consumi ed il minor numero di impianti nucleari fermi ne ha ridotto la richiesta per la produzione di energia elettrica. Le perdite sono state generalizzate, ma i cali più cospicui hanno interessato i contratti con le maturities più vicine. Dopo aver chiuso il mese di maggio con perdite vicino al 10%, nelle prime battute di giugno il primo contratto in scadenza ha riguadagnato parte delle perdite grazie alla possibile formazione di uragani nel Golfo del Messico.

L’intero settore delle materie prime ad uso industriale ha visto progressi generalizzati che hanno permesso di recuperare parzialmente le perdite dei periodi precedenti. Nel dettaglio, il rame ha tratto vantaggio dalla scarsità dell’offerta. Al riguardo, si segnala che in Cina si è resa necessaria la chiusura di alcune fonderie proprio per la mancanza del materiale, mentre in Cile l’output mostra una costante flessione (-1.2% su base annua nel mese di aprile) in virtù di diversi scioperi e di alcuni problemi tecnici nella fase estrattiva. In aggiunta, si prolunga la chiusura della miniera Indonesiana di Grasberg per il crollo di un tunnel il mese scorso. La performance migliore – non solo degli industrials, ma di tutte le commodities considerate – è stata messa a segno dall’alluminio che ha beneficiato della volontà espressa dal Governo cinese di regolare la produzione del metallo al fine di limitarne la sovracapacità nelle regioni orientali e centrali del Paese.

Analizzando le soft commodities, si rilevano variazioni contrastate. In particolare, si segnala il balzo del cacao che recupera le recenti perdite sulla scia dell’evidenza di un maggior ammontare di “fagioli” sottodimensionati nei raccolti della Costa d’Avorio dovuto al clima decisamente secco che si è manifestato nei primi mesi dell’anno. Nello Stato africano, inoltre, si è tornati all’imposizione di un prezzo fisso che dovrebbe salvaguardare gli introiti dei contadini e combattere il contrabbando. Viceversa, lo zucchero si mostra ancora in discesa come confermato dal trend del prezzo rispetto alle medie mobili sino ad un anno. La pressione ribassista, in questo caso, continua a derivare dagli abbondanti stocks globali rispetto alla domanda mondiale. Nello stesso senso, il succo d’arancia si è mosso in ribasso sui realizzi dei recenti guadagni vista l’offerta proveniente dal Brasile superiore alla domanda interna, che potrebbe voler dire una maggiore quota destinata all’esportazione.

Passando alle grains, spicca la performance ascendente della soia che, nell’ultimo mese, ha messo a segno un balzo superiore al 10%. Nella fattispecie, il contratto future con scadenza nel mese di giugno in corso ha trovato supporto nell’evidenza di una decisa riduzione delle scorte accumulate dai raccolti dell’anno scorso, in attesa della piena disponibilità delle coltivazioni in fase di maturazione. Il grano, invece, ha visto solo una lieve flessione in seguito alle aspettative che la Russia avrà un surplus produttivo da destinare all’esportazione di 15.5 milioni di tonnellate durante l’anno commerciale 2013/14. Una medesima intonazione negativa ha caratterizzato il mais, indebolito dal miglioramento delle avverse condizioni climatiche che nei giorni scorsi hanno colpito le aree agricole dell’Europa, soprattutto, e degli Stati Uniti. La tendenza del prezzo, comunque, è rimasta positiva rispetto alle moving averages fino al mese.

Per quanto riguarda i preziosi, sia l’oro sia l’argento hanno mostrato il tentativo di arrestare la corsa al ribasso che li sta vedendo protagonisti da un lungo periodo. Nel dettaglio, gli acquisti sono stati guidati dalle parziali chiusure di posizioni ribassiste da parte di alcuni fondi di investimento, sulla scia della debolezza del dollaro e delle rinnovate preoccupazioni sui mercati finanziari legate al passo della crescita globale e all’eventuale riduzione degli stimoli monetari soprattutto dalla Fed. A limitare i guadagni del metallo giallo, tuttavia, hanno contribuito il rincaro dei dazi all’import deciso dall’India e l’evidenza di una moderazione della domanda dalla Cina.

Infine, tra le livestocks, i bovini hanno evidenziato una perdita – consolidando il moderato trend negativo – in conseguenza delle debolezza stagionale della domanda rilevata sul mercato fisico e delle prospettive di un aumento dei capi di bestiame che saranno pronti per la vendita. All’opposto, le quotazioni dei suini continuano nella loro intonazione positiva che ne ha reso la tendenza rialzista sulle medie mobili sino a tre mesi. In questo caso, la spinta è giunta dall’avvento del periodo delle grigliate all’aperto e dall’interessamento della Cina per alcuni colossi della produzione USA

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