mercoledì 6 novembre 2013

Euro dollaro verso quota 1,40. Come guadagnare

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Cross euro-dollaro proiettato verso quota 1,40. E a fermarne il cammino potrà essere solo il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi. A pensarlo sono praticamente tutti gli addetti ai lavori, un unanimità che non può non risultare preoccupante. Come spesso accade, infatti, se tutti sono long, il cross non ha più la spinta per andare più in su. Gli ostacoli al rialzo sono dovuti a due motivi: da un lato la maggior parte degli operatori istituzionali è long e quindi non ci sono nuovi acquisti, dall’altro ci sono molti interessi a che venga mantenuta volatilità sui cambi.

Al momento l’eurodollaro ha raggiunto quota 1,38: gli spazi di upside quindi sono apparentemente poco interessanti in termini percentuali, poco più dell’1,40%. In realtà però si tratta di quasi 200 pip, che corrispondono a 2 mila euro per ogni lotto. Si ricorda che un lotto vale 100 mila euro, cifra che sul forex volendo può essere mossa con un investimento di soli 500 euro. E non si tratta di un caso estremo: una leva pari a 200 è molto comune per i broker sul forex, e in alcuni casi si può arrivare anche a una leva di 300, con cifre da impegnare quindi ancora più basse. In apparenza l’operazione sembra molto interessante: 2 mila euro di guadagno a fronte di 5 mila euro investiti, con un ritorno quindi del 40% rispetto al capitale investito.

Esiste però un risvolto della medaglia: il conto non può scendere sotto il margine versato, appunto il 2%, perché in questo caso i broker di solito chiudono la posizione in automatico o chiedono al trader di ricapitalizzare il conto. Basta insomma una caduta dei corsi dello 0,5% rispetto ai livelli attuali, ovvero che il cambio scenda sotto 1,3725, perché la posizione venga chiusa d’ufficio. Più economico e abbordabile possono risultare il mini lotto, pari a un decimo del lotto, e il micro lotto, pari a un centesimo. Guadagni e perdite chiaramente si riducono in modo proporzionale.

Quanto alle commissioni, come noto sul forex sono in genere assenti o ridotte al minimo per alcuni Mtf. Tornando all’euro-dollaro, si tratta di capire anche dove posizionare lo stop loss. L’accennato supporto a 1,3725 appare un buon livello di protezione. Il grafico visualizzato con un time frame inferiore a 1 ora evidenzia che 1,3750 è un altro livello significativo. La barriera rappresenta il bordo inferiore di un canale laterale, un’area di congestione molto importante che ha contenuto le quotazioni dal 22 ottobre.

Analisi fondamentale

Passando agli aspetti di carattere fondamentale, la maggiore spinta al rialzo dell’euro-dollaro è fornita dal No Tapering, ovvero della marcia indietro della Federal Reserve circa il piano di riduzione di iniezione della liquidità. Alla luce degli ultimi dati macro appare evidente che nuove mosse della Fed nel migliore dei casi non saranno possibili prima di fine anno e in misura più contenuta rispetto a quanto preventivato. Lo spazio temporale per raggiungere quota 1,40 quindi esiste. «Il futuro governatore della Fed Janet Yellen, considerata una colomba, appare poi una garanzia in tema di politica monetaria accomodante», ha spiegato il forex trader Antonio Carnevale.

Anche i più scettici rispetto alla prosecuzione della politica monetaria espansiva hanno dovuto poi arrendersi davanti allo spettro del default degli Usa e del blocco dei pagamenti degli impiegati federali, per ora solo accantonato grazie all’accordo tra democratici e repubblicani che consente al governo di sforare il tetto del debito, ma solo fino al 7 febbraio 2014.

Se sul fronte americano quindi è difficile immagine un intervento della Fed, anche perché è evidente che in tempi di crisi l’America preferisce una valuta debole e non il contrario. Con una moneta competitiva migliora la bilancia commerciale e di conseguenza il Pil. Estremizzando si potrebbe dire che con un euro molto forte sarà l’Europa a pagare i costi dello shutdown americano. Se dagli Stati Uniti, in particolare dalla Federal Reserve, è difficile che parta una spinta al ritracciamento del cambio euro-dollaro, a questo punto la palla passa alla Bce.

Ma per Carnevale nemmeno una nuova Ltro (i prestiti a medio termine della banca centrale) basterebbe a far cambiare rotta al cross. La possibilità di una nuova Ltro è stata fra l’altro già annunciata da Draghi. «Ma solo se sarà molto consistente potrà aprire spazi per un nuovo ribasso», ha spiegato Saverio Berlinzani, forex trader di lungo corso. Sui livelli tecnici indicati, Berlinzani evidenzia come quota 1,3950 sia la resistenza da battere perché su quel livello passa una linea di tendenza di lungo periodo. Il governatore della Bce appare in queste ultime settimane più impegnato sugli aspetti della neonata vigilanza bancaria europea che su quelli di politica monetaria. Una riduzione dei tassi di interesse appare al momento molto improbabile.

Le resistenze tedesche sono forti già in periodi più difficili dal punto di vista economico: difficile ipotizzare che parli di ritoccare i tassi di interesse proprio adesso, di fronte cioè ad aspettative di ripresa. «Eppure dal punto di vista commerciale le aziende quando il cross supera 1,30 iniziano già a entrare in fibrillazione», ha aggiunto Carnevale. Al momento in sede di report trimestrali solo la tedesca Sap finora si è lamentata di un tasso di cambio che rende poco competitivi i suoi prodotti Ancora più remota è infine l’ipotesi di un intervento coordinato di tutte le banche centrali per fermare il cambio.

L’America, come accennato, non ha nessun interesse a frenare la svalutazione del dollaro. La banca centrale del resto non si è mossa con il cambio a 1,50 nella prima parte del 2011 e a fine del 2009. Interessante è anche l’analisi del sentiment index, indice che riassume le posizioni dei piccoli operatori sul cambio. L’80% è short sul cross eurodollaro: potrebbero essere proprio questi a spostare verso l’alto il cambio, chiudendo le loro posizioni in perdita.

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