martedì 18 luglio 2017

Valute e petrolio, come sfruttare le correlazioni

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Riflettori puntati sulle valute legate alle materie prime, petrolio in primo luogo. E per almeno due buone ragioni. Da un lato consentono infatti di mettere il turbo agli investimenti sull°oro nero, dall”altro sono un valido strumento di copertura. Nell'ultimo periodo a generare maggiore volatilità sono stati proprio i sottostanti legati alle materie prime, specie quelli correlati al petrolio. La forte tendenza ribassista del future sul petrolio Wti, registrata dal 25 maggio a oggi e che ha portato le quotazioni dell°oro nero dal massimo di 52 dollari fino al minimo di 42,05 dollari (segnato il 21 giugno scorso), ha provocato contraccolpi importanti soprattutto sulle cosiddette «commodíty currency», ovvero le valute legate a petrolio e materie prime. Dollaro canadese, rublo e corona norvegese rientrano in questo gruppo e vengono spesso utilizzate dai trader per coprirsi o per implementare una posizione aperta sul petrolio.

Di solito quando il prezzo della commodíty sale, anche la divisa dello Stato che ne è grande esportatore si rivaluta rispetto alle altre monete. Naturalmente non è solo l”andamento petrolio a influenzare queste valute, ma sicuramente gioca un ruolo fondamentale, soprattutto sul rublo. «La debolezza del petrolio ha pesato sulle quotazioni del cambio euro-rublo che hanno violentemente invertito direzione », ha spiegato Stefano Gianti, senior business development manager di Swissquote: «Dai minimi di aprile il rialzo ha infatti superato il 10%, andando a reagire significativamente solo in prossimità della prima resistenza statica in area 67 rubli, toccata il 22 giugno scorso››.

Questo movimento tuttavia è soltanto dovuto al rimbalzo registrato dal greggio rispetto ai minimi di 42,26 dollari, segnati proprio il 22 giugno scorso. Dal punto di vista tecnico però il rimbalzo sul greggio potrebbe essersi già esaurito con il recente massimo a 43,64 dollari, corrispondente alla resistenza statica costituita dal minimo del 5 maggio scorso.

«I prezzi del cambio euro-rublo si sono inoltre riportati per la prima volta dal novembre 2016 al di sopra della media mobile a 100 periodi», ha aggiunto Gianti, «lanciando un segnale di ulteriore indebolimento di medio termine». La tendenza è favorita anche dalla possibilità che, in questa situazione, la banca centrale russa nella prossima riunione del 28 luglio si veda costretta a fermare il taglio dei tassi d”interesse, mantenendoli invariati al 9%. Inoltre, l°incertezza collegata al prezzo del petrolio contribuirà a un aumento del deflusso dei capitali dalla Russia, «rendendo probabile il test della seconda resistenza statica che si trova in area 69,30 rubli›>, ha concluso Gianti.

 Anche la corona norvegese (Nok) rientra tra le valute che dipendono molto dal petrolio.
La Norvegia è uno dei maggiori Paesi produttori al mondo di petrolio, e il principale in Europa. E inoltre il terzo esportatore mondiale dopo Arabia Saudita e Russia con una produzione giornaliera che si aggira intorno a 1,8 milioni di barili, di cui 1,2- 1,3 milioni di barili destinati all”eXport. Nell”economia norvegese il petrolio rappresenta circa il 50% delle esportazioni e il 22% del pil. La corona norvegese ha patito pesantemente il crollo delle quotazioni del greggio registrato verso la fine del 2014 e successivamente con l°affondo di inizio 2016.

«Tuttavia la situazione di emergenza è stata arginata grazie all°intervento della Riskbank Norge, la banca centrale norvegese», ha spiegato Emanuele Rigo di Ava Trade, «che ha subito provveduto alla messa in sicurezza dell”economia con interventi estremamente aggressivi sul tasso di interesse già dal 2014, portando il tasso di riferimento fino allo 0,50% attuale». Nell°ultimo mese il Nok contro il dollaro americano ha replicato fedelmente il movimento che si è verificato sul greggio (o meglio sul Brent del Mare del Nord). Prendendo a riferimento il 25 maggio scorso come base comune, la corona si è deprezzata portandosi contro il dollaro statunitense da 0,12 dollari al minimo del 21 giugno di 0,1167 dollari. Da qui, come per il Wti, è cominciato il rimbalzo che ha riportato le quotazioni sull°attua1e livello di 0,1180 dollari. E probabile che l”eventuale discesa del greggio porti un°ulteriore deprezzamento della corona norvegese, con target ribassista individuato a 0,1170 dollari.

Il trend delle commodíty currency non va però preso alla leggera, perché l°andamento di queste valute può anche essere slegato dalla materia prima di riferimento. Ci possono essere infatti variabili che in un determinato momento fanno meglio rispetto a una correlazione, specie se di mezzo ci sono le banche centrali. «Se prendiamo per esempio il dollaro canadese», ha spiegato Carlo Alberto de Casa, capo del desk italiano di Activtrades, «vediamo che questa valuta ultimamente ha beneficiato dei rumors legati a un possibile rialzo dei tassi da parte della Bank of Canada ». Il dollaro canadese ha infatti registrato molta volatilità dopo la pubblicazione del dato sull°inflazione, scesa all” 1,3%. L”obiettivo della banca centrale canadese è di avere un”inflazione nella fascia 1-3%. Poiché al momento il tasso si trova nella parte bassa della forchetta, è inevitabile che si rafforzino le speculazioni su un possibile rialzo dei tassi nella prossima riunione di luglio.

«In questo scenario e nonostante il calo del greggio», ha aggiunto de Casa, «il cambio dollaro usa contro dollaro canadese è sceso dal massimo a 1,37 dollari toccato a inizio maggio, portandosi nelle ultime sedute verso quota 1,32 dollari». A livello tecnico il cambio del biglietto verde contro il dollaro canadese si è portato sotto la media mobile a 100 giorni, lasciando quindi presagire un°ulteriore possibile discesa delle quotazioni fino al target ribassista di breve termine individuato nell°area di 1,31 dollari. Molto più marcato il calo del dollaro canadese contro l°euro, con le quotazioni risalite del 5% negli ultimi due mesi in virtù del possibile aumento del divario fra il differenziali dei tassi di interesse. Il supporto in area 1,47 dollari si mantiene estremamente forte, ma attenzione alla possibilità di ulteriori allunghi verso l”alto e all°eventuale rottura di area 1,49 dollari, che potrebbe rilanciare le quotazioni con estremo vigore.

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