mercoledì 20 gennaio 2016

Caduta del rublo russo. Previsioni 2016

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Comincia a farsi veramente seria la situazione in Russia. Il paese guidato da Vladimir Putin sta infatti subendo una fortissima svalutazione della propria moneta a causa del basso prezzo del greggio, facendo tornare il dollaro/ rublo a ridosso dei massimi storici. Con la chiusura della settimana a 77 rubli, manca infatti veramente poco perché si raggiungano gli 80 rubli segnati il17 dicembre 2014. Il cambio ha subito una vera e propria accelerazione dopo che il prezzo del greggio è sceso sotto i 30 dollari al barile. Situazione simile (ma con alcune varianti) anche per il cambio euro/rublo che si trova a ridosso di una resistenza di medio periodo formata dal massimo relativo segnato il 24 agosto 2015 a 84 rubli.

Nell’eventualità che venga rotta tale resistenza, il prossimo target rialzista è anche qui il massimo storico del 17 dicembre 2014 poco sotto i 90 rubli per un euro. Secondo i forex trader è molto probabile che già durante le prossime sedute si vada verso i massimi storici per entrambi i cambi, sempre che la Banca centrale russa non decida d’intervenire sulla propria moneta. Le armi a disposizione della governatrice Elvira Nabiullina sono tuttavia spuntate avendo già affondato parte delle riserve in valuta straniera durante la prima crisi valutaria del dicembre 2014. Rimane la possibilità di agire sul tasso d’interesse, mossa però estremamente rischiosa per gli effetti deleteri che ha un innalzamento dei tassi sull’economia reale del paese.

La federazione russa basa più del 50% del proprio bilancio statale sulle entrate derivanti dalla vendita di idrocarburi, arrivando fino al 70% se si considera anche la vendita del gas (altra materia prima in forte difficoltà). Per ora l’intento di Putin è quello di scongiurare un intervento sui tassi agendo invece sulla spesa pubblica e le privatizzazioni. È in quest’ottica che s’inscrive la decisione di tagliare del 10% la spesa pubblica (senza però toccare gli stipendi dei dipendenti pubblici e dei militari) e la vendita di pacchetti azionari di società statali. Tutto questo potrebbe però non bastare se la strategia dell’Arabia Saudita di mantenere alta la produzione petrolifera dovesse persistere. Il paese saudita tuttavia si trova anch’esso a fare i conti con un deficit di bilancio causato dalle basse quotazioni di greggio e nonostante abbia le spalle abbastanza larghe per continuare con la sua strategia si trova per la prima volta nella sua storia a valutare l’ipotesi di quotare la società statale del greggio Aramco in borsa.

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