lunedì 3 marzo 2014

Recupera la corona norvegese. Previsioni euro dollaro

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Nell'arco dell’ultima settimana, il dollaro statunitense ha perso terreno rispetto a quasi tutte le valute di riferimento con l’eccezione dello yen. In particolare, il biglietto verde è stato penalizzato dalle statistiche sull'occupazione che sono risultate inferiori alle attese: il numero di nuove assunzioni del settore privato, prima, ed il dato più importante sugli occupati non agricoli poi hanno evidenziato una crescita inferiore alle aspettative.

Parziale supporto è, viceversa, giunto dall’audizione di Janet Yellen presso il Congresso che ha confermato il graduale rientro dalle misure di stimolo all’economia, nonostante un mercato del lavoro che stenta a riprendersi con vigore e le recenti turbolenze che hanno interessato i mercati emergenti, garantendo così un percorso di continuità rispetto alla gestione precedente. Nel dettaglio, il Dollar Index ha ceduto lo 0.6% posizionandosi su un livello tale da garantire una tendenza decrescente rispetto alle medie mobili considerate fino ad un mese. La divisa statunitense ha perso terreno soprattutto nei confronti della corona norvegese.

L’euro ha, invece, trovato supporto nell’esito del Consiglio direttivo della BCE dal quale è emerso un atteggiamento ancora di attesa da parte dell’Autorità, mentre diversi investitori si attendevano maggiori indicazioni circa nuove misure di stimolo all’economia dopo il dato particolarmente debole sull’inflazione di gennaio. Ulteriore vantaggio è giunto da alcuni segnali congiunturali positivi tra i quali i PMI dei servizi e composite dell’Eurozona che confermano il rafforzamento della fase espansiva.

Il recupero della corona norvegese

Alcune prese di beneficio sono scattate dopo che la Corte costituzionale tedesca ha messo in discussione la regolarità del programma OMT della Banca centrale europea. Da un lato la valuta comunitaria ha recuperato soprattutto nei confronti di yen e dollaro statunitense, dall’altro si segnala la performance particolarmente negativa contro il NOK. Nell’arco dell’ultima settimana, il dollaro statunitense ha perso terreno rispetto a quasi tutte le valute di riferimento con l’eccezione dello yen. In particolare, il biglietto verde è stato penalizzato dalle statistiche sull’occupazione che sono risultate inferiori alle attese: il numero di nuove assunzioni del settore privato, prima, ed il dato più importante sugli occupati non agricoli poi hanno evidenziato una crescita inferiore alle aspettative.

Infine, si pone in luce proprio il marcato recupero della corona norvegese dopo le perdite che avevano caratterizzato il periodo precedente. La moneta scandinava ha ritrovato vigore sull’inflazione di gennaio che si è posizionata su un livello non solo oltre le attese, ma anche al di sopra del target della Banca centrale, rendendo più probabile il rialzo dei tassi da parte dell’Autorità monetaria prima di quanto scontato dal mercato. I recenti progressi del NOK verso EUR e USD non sono stati, però, sufficienti ad azzerare le perdite da inizio anno.

Il DOLLAR Index

Dopo la fase di accumulo tra il secondo ed il terzo trimestre del 2011, il DOLLAR Index ha rotto al rialzo la tendenza ribassista dalla metà del 2010 dando vita ad un trend ascendente che si è interrotto solo nel penultimo quarter del 2012. È, così, iniziata una breve fase laterale – durata solo due trimestri – nella fascia tra 79 e 80.5 circa, rispettivamente il 38.2% e il 50.0% del ritracciamento Fibonacci tracciabile sull’ampio e veloce movimento in calo dai massimi relativi del 2010 ai minimi del 2011. In tal senso, solo nel secondo trimestre dello scorso anno si è visto il break-up del trading-range, sulla scia della debolezza delle altre monete di riferimento in seguito alle politiche accomodanti di Giappone ed Eurozona.

L’indice è, così, salito sino area 84.5 (76.4% di ritracciamento) non riuscendo, tuttavia, ad andare oltre per ben due volte. Tra l’uno e l’altro di tali picchi, la quotazione è scesa in prossimità di 80.5 (50%) per poi rimbalzare subito a recuperare la posizione. Da allora, però, è cominciata una lieve debolezza della divisa USA e, sulla figura di doppio massimo, si è assistito al break-down di 82.5 (61.8%) e 80.5% (50.0%), insieme alla rottura ribassista delle tre moving averages considerate; la discesa si è arrestata solo vicino alla già citata soglia di 79 (38.2%).

Da qui, tuttavia, si è visto un nuovo pull-back del Dollar Index, sebbene seguito da parziali prese di profitto, in virtù delle scelte operate dalla Banca centrale USA che, nel meeting di fine 2013, ha deciso di avviare una parziale exit-strategy dalle attuali misure di stimolo. Da questo punto di vista è stato fondamentale l’esito del FOMC di fine gennaio u.s., in cui la Fed ha deciso di proseguire nel tapering, riducendo ancora gli acquisti di bond di 10 miliardi di dollari mensili, agli attuali 65 mld $. Tecnicamente, negli ultimi due mesi è iniziata una nuova fase laterale – attorno alle medie mobili a 65, 100 e 200 osservazioni – che, nel breve, sembra destinata a proseguire. In tal caso, il range di oscillazione avrà target individuabili in prossimità della resistenza a 82.5 (61.8%) e del supporto a 79 (38.2%).

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