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Neppure un risultato shock alle presidenziali cambiano il corso della valuta influenzata solo dal rialzo dei tassi A interrompere l’andatura forte del dollaro, indisturbata da mesi tra piccoli rallentamenti e rincorse improvvise, basterebbe uno shock esterno come il risultato delle presidenziali americane? Secondo molti osservatori l’effetto è incerto e timido. Alcuni sostengono che una vittoria di Trump potrebbe portare a flussi verso il dollaro in cerca di riparo. «Personalmente dubito che la vittoria di uno o dell’altro dei candidati possa modificare il corso della valuta - risponde Joachim Corbach, responsabile valute e materie prime di GAM - Fino a questo momento, l’unica valuta che sembra essere veramente influenzata dal risultato elettorale è il peso messicano». Secondo molti osservatori è più probabile che il cambio euro/dollaro rimarrà vicino agli attuali livelli, indipendentemente da quale sarà il risultato delle urne. La ragione? Il mercato in questo momento sta scontando il rialzo dei tassi di interesse americani, atteso in dicembre.«Da più di un anno sosteniamo che, se la Fed si muoverà, lo farà in dicembre - spiega Matteo Paganini, chief analyst di FXCM - quindi secondo noi oggi il mercato sta scontando questo possibile rialzo dei tassi. In virtù di questo mi aspetto nelle prossime due o tre settimane un allungo del dollaro su tutte le valute per poi salire in modo strutturale e raggiungere un rapporto euro dollaro tra 1.04/1.05».
Secondo Paganini, se il dollaro dovesse raggiungere questo livello prima di novembre, non si esclude un ulteriore rialzo valutario «ma non eccessivo - aggiunge l’esperto - perché per l’economia Usa il dollaro forte è un fattore neutro se resta nella fascia tra 1,05 e 1,15. A questi livelli non crea problemi nè all’export (in realtà l’economia è sostenuta soprattutto dalla domanda interna) nè all’approvigionamento di materie prime». Guardando al rapporto con le altre valute, se al momento il rally sulle materie prime favorisce il dollaro canadese e quello austrialiano, decisamente più forti di quello americano, il rapporto con lo yuan risente della pressione della Banca centrale cinese che continua a svalutare lo valuta nazionale per favorire l’export cinese. E il rapporto con la valuta nipponica? I futuro del cross dollaro/yen dipende più dalla valuta nipponica che dal biglietto verde.
Le ultime misure della BoJ hanno destato confusione. Alcuni analisti le hanno perfino interpretate come restrittive. Corbach, però, non è d’accordo con questa tesi: «Le misure sono radicali - spiega. - L’unica domanda da porsi è quanto siano credibili. In particolar modo sembra mancare di attinenza alla realtà, l’annuncio di voler permettere che l’inflazione superi il target del 2% mentre la Banca Centrale nipponica non riesce nemmeno a portarla in maniera sufficiente al di sopra dello zero». Infine, merita una riflessione il rapporto tra dollaro e sterlina. «La valuta britannica - conclude Paganini - rispetto al dollaro potrebbe perdere ancora rispetto ai valori attuali e arrivare sotto i minini raggiunti quest’anno». Insomma, non è ancora arrivato il momento di comprare sterlina perché l’effetto brexit e il rafforzamento dollaro potrebbero non aver finito il loro effetto.
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